2022-02-19
«Dilemma» Carofiglio. Veltroni dice no ma rimane Rai-dem
Gianrico Carofiglio (Ansa)
Sei puntate su Rai 3 per il campione della sinistra salottiera. Il fondatore del Pd si ritira. Ma i partiti non dovevano star fuori?Brivido caldo in Rai. Irrompe un campione della sinistra salottiera, Gianrico Carofiglio. Al settimo piano di viale Mazzini stanno preparando contratti e poltrone: atterra a maggio con un programma confezionato su misura, dal titolo Il dilemma, che il volto di area dem condurrà su Rai 3 e il lunedì sera. Nello stesso pacchetto regalo avrebbe dovuto esserci uno spazio analogo per Walter Veltroni, saltato per i troppi impegni del tuttologo più famoso d’Italia. TeleKabul aveva subìto negli anni scorsi uno stop grillino, ma da mesi si è riposizionata dentro il «campo largo» lettiano. Anche il direttore Franco Di Mare, all’inizio in quota pentastellata, sembra avere virato il timone. Non si coglie alcun imbarazzo da parte dell’amministratore delegato Carlo Fuortes, che avrebbe incassato la doppietta nonostante tre pregiudiziali. La prima di ordine economico: con un buco di 625 milioni e la continua richiesta di nuove entrate, l’azienda di 13.000 dipendenti, fra i quali 1700 giornalisti, non fa nulla per limitare la colonizzazione delle società esterne. La seconda di ordine professionale: l’Usigrai sta martellando sull’«utilizzo e valorizzazione di risorse interne, soprattutto nell’infotainment» e invece dominano le presunte rockstar sponsorizzate Nazareno. La terza di decenza politica. Quando arrivò, Fuortes piantò la bandierina al suo Polo Nord ideale con la frase: «Fuori i partiti dalla Rai». Lo ripetè in mille interviste pur sapendo (basta scorrere le collezioni dei media degli ultimi 20 anni) che una simile operazione è come il riscaldamento globale. Direbbe Francesco Alberoni: «Un’apparizione scomparente». Eppure Fuortes sembrava deciso: «Nella mia Rai i partiti non bussano più. Voglio rimanere estraneo a logiche di maggioranza e opposizione». Già con le nomine di manager e direttori fu costretto a togliersi la maschera, in questo caso la manovra è scoperta e coinvolge anche Palazzo Chigi. Questo perché in numerose scelte non solo strategiche ma anche operative come le nomine, il governo Draghi ha preso in mano il pallino. L’ingerenza è alla base del soprannome di Fuortes (che arriva dal teatro) coniato nei corridoi della Rai, «il fantasma dell’opera». Grazie ai suoi buoni uffici o al suo silenzio assenso, stavano per entrare in scena con programmi blindati due pezzi da novanta della sinistra di governo. Veltroni è stato fondatore e segretario del Pd, vicepremier del primo governo Prodi trasformatosi dopo gli insuccessi politici in intellettuale cattodem con eccessi di moralismo alla melassa. Gli era stato proposto di condurre con il direttore Di Mare il programma Storie, previsto per aprile il sabato in prima serata. Ma ieri ha smentito l’anticipazione de Il Fatto quotidiano con una lettera a Dagospia: «Se ne era discusso nei mesi passati perché mi era venuta un’idea che al direttore di Raitre era sembrata interessante. D’altra parte, per fortuna, tutti i miei lavori trasmessi dalla rete, Edizione Straordinaria, C’è tempo e il film sul concerto della Pfm e di Fabrizio De Andrè, hanno ottenuto risultati di ascolto da record su Rai 3. Tuttavia già all’inizio di febbraio ho comunicato al direttore che, per altri impegni di lavoro, non avrei potuto né condurre né partecipare come autore al programma».Resta Carofiglio, ex senatore del Pd ed ex magistrato, diventato famoso per le ospitate nel salotto rosso di Lilli Gruber su La7 e per alcuni romanzi polizieschi, tuttologo allineato su posizioni progressiste e fustigatore di ogni politico che osi discostarsene. È stato inventato politicamente proprio da Veltroni, che nel 2008 lo candidò a Bari mentre era nella direzione distrettuale antimafia della città. Ed è stato recentemente rilanciato da Enrico Letta, che lo ha scelto accanto a campioni dellla sinistra in movimento come Andrea Riccardi, Carlo Cottarelli ed Elly Schlein per il ruolo di saggio nell’osservatorio delle «Agorà democratiche». Con tutto ciò che questo possa significare. Il contenitore dell’ex pm scrittore andrà avanti per sei puntate e avrà spazio solo nella seconda serata del lunedì, dove il rischio flop è alto. Il plot narrativo de «Il dilemma» è praticamente un mistero; si sa soltanto che forse avrà come punto centrale una parola chiave. L’intellettualismo da Ultima spiaggia di Capalbio è una linea editoriale consolidata a Raitre e al tempo stesso una caratteristica comune ai due dandy rosè. La mole cartacea del loro impegno letterario è da grande radura amazzonica. Vince la sfida lo juventino Veltroni: 21 saggi sulla qualunque (uno anche su e con Fernando Botero), 14 romanzi (3 dei quali gialli), 25 prefazioni, 9 film, centinaia di articoli per ogni giornale mainstream su ogni argomento dello scibile. Da Antonio Gramsci a Dino Baggio. Più la perla del doppiaggio di Chicken Little per il cartone Amici per le penne. In confronto Georges Simenon era un fannullone. Anche Carofiglio sulla quantità non scherza: 16 romanzi, 5 racconti, 6 saggi, 4 prefazioni, 4 sceneggiature, una graphic novel. Sulla qualità meglio andarci cauti perché ha la querela facile - accadde dieci anni fa a un editor che gli aveva dato dello «scribacchino mestierante» - ed è cintura nera di karatè. Ci atteniamo al giudizio che Giorgio Manganelli riservava a certi autori celebrati dal circo mediatico permanente: «Non l’ho letto e non mi piace».