2021-06-14
Dilaga la linea Ucoii: la morte di Saman è colpa degli italiani
Le ricerche del corpo di Saman Abbas, nel riquadro. (Ansa)
Il ritornello rimbalza dalla sinistra all'Avvenire: manca l'inclusione e quindi «va costruita la convivenza plurale».Finalmente, dopo settimane di discussioni, tutti sono d'accordo nell'indicare i colpevoli della sparizione (della morte, probabilmente) di Saman Abbas. Eccoli lì: i responsabili sono gli italiani. Secondo l'Ucoii, una delle più visibili associazioni islamiche presenti sul territorio italiano, la ragazzina di Novellara non è stata aiutata a sufficienza dalle autorità, alle quali bisogna dunque chiedere conto. Certo, non stupisce che le organizzazioni politiche musulmane scarichino tutto su altri. Il fatto è che a puntare il dito contro gli italiani non sono soltanto gli esponenti dell'Ucoii. Purtroppo, da qualche giorno, si sente ripetere un triste ritornello, che compare facilmente sulla bocca di politici progressisti, commentatori televisivi e giornalisti. Il ritornello fa più o meno così: se Saman è stata inghiottita da una voragine nera è colpa degli italiani che non sanno (perché non vogliono) integrare gli stranieri.Una efficace sintesi di questo pensiero l'ha offerta ieri Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, in una lunga risposta a una lettera inviata da un lettore. Quest'ultimo, che si firma Lorenzo Dellai, riprende indignato l'idea già diffusa dall'Ucoii, e cioè che bisogna incolpare le istituzioni che non hanno sostenuto a sufficienza la giovane pachistana. Poi aggiunge, rivolto al direttore di Avvenire: «C'è un ritardo collettivo e pubblico ancora più colpevole, che si nota anche nella diffusa opposizione - come lei, direttore, ha ricordato domenica 6 giugno, in riferimento alla tragica morte di Seid Visin - alla ragionevole proposta dello ius culturae». Ah, ci siamo arrivati: la colpa è dei soliti razzisti, dei sovranisti e delle destre. Loro hanno fatto morire Seid Visin (anche se la sua famiglia ha escluso che nel suicidio del ventenne salernitano c'entri il razzismo), sempre loro hanno segnato il destino di Saman.Nel rispondere al lettore, Tarquinio mostra di pensarla esattamente così, anzi rincara la dose. «È vero», attacca, «stiamo consegnando a retoriche irose, aspre e spesso ciniche la questione decisiva della costruzione della civile convivenza tra “diversi" in una terra naturalmente “plurale"». Secondo il direttore di Avvenire, «le invasioni da Nord e da sud, lo sappiamo, hanno fatto la nostra storia e - piaccia o non piaccia - ci hanno fatti differenti e accomunati come ora siamo, ma oggi, che le sentiamo evocare a vanvera solo per mediocre e autolesionista calcolo, dobbiamo pensare a tutt'altro, alle inclusioni da realizzare». Capito? Se l'integrazione non c'è e dunque avvengono bestialità come la sparizione di Saman Abbas la responsabilità è di chi parla di invasione. Non solo: sulle destre grava pure, a parere di Tarquinio, un'altra pesantissima responsabilità: quella di avere indebolito la fede cristiana, la quale «s'è svigorita e confusa, e proprio - anche se qualcuno sostiene l'esatto contrario - nelle parole e nei gesti di chi travisa il Vangelo e arriva addirittura a impastarlo con paglia e fango per farne il primo mattone di un muro da costruire in faccia al Mediterraneo o ai Balcani e, comunque, al mondo».Gli italiani (di destra), questi bianchi oppressori: sono proprio loro i colpevoli, gli spietati, i cattivi. Non una parola, ovviamente, sul ruolo della cultura islamica (se noi non possiamo non dirci cristiani, difficile che i pachistani possano non dirsi musulmani). Non una parola sulle responsabilità di chi ha alimentato e continua a alimentare l'immigrazione sregolata.Forse sfugge, a Tarquinio e alla sinistra tutta, che la mancata integrazione dipende prima di tutto dal sistema di sfruttamento che fa entrare braccia incurante delle conseguenze. Il cugino di Saman, Ikram Ijaz, lavorava in un campo di cocomeri a Novellara assieme ai parenti della ragazza. Era il prodotto perfetto del meccanismo migratorio oggi in vigore: un componente dell'esercito di lavoratori a basso costo tanto utili al neoliberismo imperante. Non parlava una parola di italiano, non gliene fregava nulla di impararlo e le nostre leggi certo non gli imponevano di farlo. Quelle leggi la sinistra vuole renderle ancora più lasche, concedendo la cittadinanza facile. Di lavoratori come Ijaz continuiamo a importarne a raffica, migliaia all'anno, gentilmente accompagnati qui da Ong, scafisti o navi militari italiane. E ovviamente i cari progressisti e i cattolici accoglienti ne sono felici. Certo, dato che facciamo entrare quasi esclusivamente giovani maschi provenienti da nazioni in cui la donna è considerata una suppellettile, può darsi che qualcuno di questi commetta stupri, violenze, omicidi. Ma che volete, sono piccoli inconvenienti che capitano…Il fatto è che l'Italia spende milioni di euro ogni anno per accogliere. Spende milioni per iniziative volte all'integrazione, sostiene migliaia di progetti e iniziative culturali dedicate all'accoglienza. Con chi entra si comporta da mamma gentile, perdonando tutto. Giustifichiamo chi spaccia, chi stupra, chi aggredisce. Non facciamo altro che parlare di un razzismo «sistemico» del tutto inesistente, non discutiamo d'altro che dei poveri migranti, eterne vittime. E intanto, grazie a questo atteggiamento stupido e ipocrita che i progressisti (e non solo) alimentano da anni, lo scontro fra culture, civiltà ed etnie diverse diventa sempre più feroce.A La Spezia una venticinquenne sarda è stata uccisa a coltellate dall'ex marito magrebino. A Bologna una ragazza di 31 anni è stata ammazzata e fatta a pezzi dal fidanzato camerunense (vi ricorda qualcosa?). A Como un clandestino di 26 anni ha aggredito e stuprato una donna di 89 anni. Colpa degli italiani? Vedrete: di questi scempi non si parlerà, o si dirà che sono avvenuti per colpa del patriarcato, «e comunque uccidono anche gli italiani». E via a giustificare, a tollerare, a scusare, ad accogliere, a battersi il petto gridando al razzismo diffuso. Severità e misure draconiane vanno bene soltanto se si tratta di «rieducare» qualche italiano insofferente alla mascherina o alle strampalate teorie arcobaleno. Con le «minoranze», invece, guanti bianchi: che siano libere di mantenere le proprie usanze e tradizioni, che tanto attirano gli visitatori dello zoo etnico. Sì, forse Tarquinio una parte di ragione ce l'ha: è colpa degli italiani. Colpa di quelli che continuano a dar retta ai profeti dell'immigrazione e ai loro lacchè.
Jose Mourinho (Getty Images)