2025-05-28
Chi di verde ferisce, di Dieselgate perisce
Nel 2008, i tedeschi imposero in Ue le folli politiche anti emissioni che han fatto a pezzi la concorrenza. Ora, a 10 anni dallo scandalo, arrivano le condanne per i furbetti della Volkswagen che truccarono i motori delle auto a gasolio per farli risultare meno inquinanti.Negli ultimi 30 anni la Germania s’è messa a capo della più grande frode mediatica che ha afflitto l’intero pianeta (o, per lo meno, la parte occidentale di esso): la frode ambientalista. Furono i tedeschi, nel 2008, a imporre alla Ue la politica del cosiddetto 20-20-20, che intendeva ridurre del 20% le emissioni di anidride carbonica rispetto ai livelli del 1990, portare al 20% il consumo energetico da fonti rinnovabili, e aumentare del 20% l’efficienza energetica. Naturalmente, negli anni successivi non una molecola di anidride carbonica è stata immessa in meno dal 2008, e il contributo delle rinnovabili all’energia primaria è fermo al 10%; il terzo «20» è un proposito senza significato alcuno, parole per parlare e, comunque, cozza con il primo proposito, giacché maggiore efficienza nell’uso dell’energia comporta maggiore uso d’energia.Perché lo hanno fatto, ’sti tedeschi? Innanzitutto perché hanno liberato il mercato dalla competizione di altri Paesi, che invece si sono dissanguati nel tentativo di perseguire quegli scriteriati propositi. Per esempio, nessuna competizione potevano avere le aziende energivore italiane con quelle tedesche quando l’energia elettrica in Germania era prodotta al 50% col carbone, che è il più economico dei combustibili e che noi ci lesiniamo (naturalmente, senza alcun beneficio per l’ambiente) per compiacere al diktat ecologista. In secondo luogo, perché i tedeschi sono tra i leader nella produzione di quelle «sòle» che sono gli impianti eolici e fotovoltaici, e che poi hanno venduto ai gonzi che si sono lasciati ammaliare dai propositi ecologisti, presunti virtuosi. I primi della classe tra i gonzi siamo naturalmente noi, seguiti a ruota da spagnoli e greci.Altro accorgimento per far fuori i concorrenti fu imporre limiti difficili, se non impossibili, da rispettare. Limiti che, privi di alcuna valenza sanitaria, furono però sufficienti a far chiudere i battenti di aziende concorrenti, quando non a spedire in prigione con pretestuose accuse. Ilva docet. Senonché neanche i tedeschi, ispiratori di quei limiti, sapevano come rispettarli. E installarono sulle loro auto un ingegnoso trabiccolo che faceva entrare in azione il sistema di riduzione delle emissioni ogni volta che l’auto veniva controllata (e solo in fase di controllo). Oltreoceano, gli americani si accorsero della malandrinata e, messi i tedeschi alle strette, li hanno indotti a sputare il rospo. Il Clean Air Act (Caa) americano imponeva, tra le varie bizzarrie, anche la conquista di un certificato-di-conformità per qualunque auto si volesse immettere nel mercato americano. Insomma, qui furono gli americani a fare i tedeschi. Voi direte: giusto! L’ambiente va protetto, l’inquinamento ridotto, e via di questo passo con siffatte litanie. Che nel caso specifico furono il parto di un parlamento, quello americano, ove la presunzione non brillava meno che in quello di Bruxelles. Il Caa, in particolare, fu una conseguenza della seguente premessa: «L’aumentato uso di autoveicoli ha avuto come conseguenza un incrementato pericolo alla salute e al benessere della popolazione». Il Caa, più specificamente, intendeva «proteggere la salute umana e l’ambiente vigilando sulle emissioni dell’ossido d’azoto». Che il trabiccolo montato sulle auto tedesche faceva apparire «fino a 40 volte minore del reale». Sicuramente sapete che l’aria contiene azoto (80%) e ossigeno (20%). I quali alle temperature ordinarie non reagiscono producendo l’ossido, ma lo fanno se la temperatura aumenta localmente, come avviene nei pressi di una fonte di calore. La stessa Agenzia per l’ambiente americana che sollevò il polverone, alla domanda se le auto in commercio fossero pericolose per l’ambiente o per la salute, rispose come diversamente non poteva: decisamente no. Ora questa guerra tra fessi sembra finita con quattro ex dirigenti tedeschi condannati per frode. L’ex responsabile dello sviluppo dei motori diesel è stato condannato a quattro anni e mezzo di carcere. L’ex responsabile dell’elettronica di trasmissione dovrà invece scontare due anni e sette mesi. L’imputato di grado più elevato, un ex membro del consiglio di sviluppo del marchio Volkswagen, ha ricevuto un anno e tre mesi di libertà vigilata. Un ex capo reparto è stato condannato invece a un anno e dieci mesi, sempre in regime di libertà vigilata.Se fossimo dispettosi, verrebbe da dire: chi di spada ferisce…
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Charlie Kirk (Getty Images)