2022-02-06
Diamo voce e dignità agli «invisibili» di Stato
La Verità è stata sommersa da moltissime mail di quegli italiani oggetto di una guerra civile inutile e scatenata contro chi ha un’opinione diversa sulla campagna vaccinale. E spesso pure contro i minori. Le leggeremo e pubblicheremo.Hanno tolto loro diritti e servizi in modo arbitrario. Sono diventati capri espiatori senza alcun fondamento scientifico. Vengono dileggiati, mostrificati o ignorati dall'opinione pubblica. Di fatto, sono milioni gli "invisibili" che, a prescindere dalla bontà o meno delle loro ragioni, vengono privati del lavoro e non solo in virtù di provvedimenti spericolati e quasi unici nelle democrazie occidentali. Vogliamo raccontare - anche - le loro storie. Scriveteci a invisibili@laverita.infoLa Storia (al singolare) è sempre fatta di storie (al plurale), di un’immensa ricchezza di frammenti - unici, diversi, tutti significativi - che restituiscono il senso dell’insieme, e ci fanno capire che la nostra singola vicenda è parte di un’avventura comune. Da ieri mattina, quando La Verità e il direttore Maurizio Belpietro si sono rivolti agli «invisibili», il nostro giornale è stato letteralmente sommerso da email, segnalazioni, racconti, da una valanga di testimonianze su quanto è già accaduto in tante famiglie italiane (la lotta impari contro la burocrazia, il rapporto complicato con una medicina di territorio massacrata da anni, il disagio perfino dei cittadini più attrezzati nel districarsi tra procedure legali macchinose e percorsi digitali spesso impervi) e su quanto sta per accadere adesso, e cioè - non nascondiamocelo - un piccolo apartheid. Torna alla mente ciò che lasciò a verbale il 16 ottobre scorso il Washington Post: l’Italia come una sorta di laboratorio politico-sociale, «sospinta in un nuovo territorio per le democrazie occidentali» anche per comprendere «che livello di controllo la società sia disposta ad accettare». Ma come? Abbiamo passato anni a denunciare le discriminazioni, a deplorare i sistemi autoritari, a proclamare la nostra differenza rispetto a Pechino, e poi - da noi, nel cuore dell’Occidente - stabiliamo che chi non si vaccina venga punito e messo in condizione di non portare nemmeno il pane a casa attraverso il lavoro? Per sovrammercato, si è arrivati a estendere questa discriminazione perfino ai ragazzini, trascinandoli in una guerra civile brutale e non necessaria, e esponendo dei bimbi a essere guardati con sospetto dai loro compagni. E tutto ciò (tragicomicamente) è avvenuto per volontà di chi ci aveva ipocritamente ammorbato per anni con comizi per la tolleranza e con un’appiccicosa retorica a favore di ogni diversità: salvo però bastonare senza pietà - adesso - chi ha semplicemente un’opinione diversa sulla campagna vaccinale. Non dispiaccia al capo dello Stato: ma la sua stessa enfatica citazione della «dignità» rischia di risuonare come un’atroce beffa alle orecchie di chi - in queste ore - la propria dignità se la vede tolta per mano dello Stato. Cittadini privati dei diritti costituzionali, ossia della possibilità di circolare liberamente e di fruire di servizi essenziali. Per non dire delle parole usate da tanti, da troppi, in questo orribile biennio: non abbiamo dimenticato chi dava ai non vaccinati dei «sorci», o chi evocava un «costo psichico» da imporre a dei cittadini. Questi italiani (che pagano le tasse né più né meno degli altri) sono stati umiliati due volte. Una prima volta attraverso le norme che sono state via via imposte, e una seconda volta attraverso un racconto mediatico che (con eccezioni sempre più rare) li ha derisi e offesi, ne ha distorto le posizioni, o li ha usati come capro espiatorio e come sfogatoio per la rabbia altrui. Non c’è da stupirsi se poi - adesso - un numero sempre maggiore di italiani non si fida più del racconto mediatico tradizionale, e se riconosce a prima vista ipocrisie e doppiezze. In queste ore, qua e là, è in atto uno sforzo furbesco (di singoli commentatori, testate, virologi, politici) per riposizionarsi, per attenuare, per sopire, per far dimenticare le loro stesse esagerazioni, per accreditare il «nessuno ha mai detto che…» o il «tutti dicevamo che…». Non è così: e tanti lettori e telespettatori ricordano bene le parole violente che sono state pronunciate, e chi le ha scagliate, non di rado senza scrupoli e con gratuito spirito di ostilità. Grazie all’iniziativa della Verità, tutte queste delusioni possono essere convertite in positiva voglia di reagire da parte dei lettori. Scriveteci: la redazione è già al lavoro su ogni singola email, e dalla prossima settimana le vostre storie saranno pubblicate. Oltre all’indirizzo email, lasciateci anche un recapito telefonico, il vostro indirizzo fisico, e ogni altro contatto e informazione utile, che naturalmente tratteremo nel rispetto delle norme sulla privacy e per rintracciarvi con facilità. Ci sono tante battaglie da combattere insieme: per evitare che le discriminazioni proseguano, per scongiurare l’idea che gli strumenti di controllo e biosorveglianza (green pass in testa) continuino a vivere nei prossimi mesi e anni, e più complessivamente per ridurre la pretesa dello Stato di controllare e dirigere le nostre vite. Non è più solo questione di Covid: è in gioco il profilo dell’Italia in cui vogliamo vivere, il modello di società libera e rispettosa (o invece intrinsecamente autoritaria) che vogliamo lasciare a chi verrà dopo. In questa lunga e difficile battaglia, almeno, abbiamo imparato a riconoscere chi volge la testa dall’altra parte e cambia discorso, chi addirittura ci colpisce alle spalle, e chi invece cammina coraggiosamente insieme a noi. La Verità si offre come agorà e tribuna per dar voce ai vostri racconti, ai vostri sentimenti e ragionamenti. Vi aspettiamo: invisibili@laverita.info.
Dario Franceschini (Imagoeconomica)
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Duilio Poggiolini (Getty Images)