2020-10-27
Di Maio non risponde a un'interrogazione sugli aiuti alle aziende italiane
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Pasquale Salzano e Luigi Di Maio (Ansa)
Il 21 ottobre scorso il senatore di Forza Italia Adriano Paroli ha presentato una richiesta di spiegazioni al ministero degli Esteri per le lamentele intorno alle agevolazioni che Simest, società di Cassa depositi e prestiti, ha promesso alle imprese italiane. Segnala problemi sul sito internet per ottenere i finanziamenti e chiede soprattutto quanti soldi siano stati spesiDa una settimana sui più importanti quotidiani nazionali continua a comparire una pubblicità di Simest, società di Cassa depositi e prestiti specializzata negli aiuti alle aziende per gli investimenti all'estero. Lo slogan è «un impegno straordinario per continuare a correre nel mondo» e si riferisce agli aiuti che proprio la partecipata ha promesso in questi ultimi mesi di emergenza sanitaria. Il problema è che la pubblicità arriva fuori tempo massimo. Perché l'amministratore delegato Pasquale Salzano, ex ambasciatore in Qatar, il 17 ottobre ha annunciato che i soldi sono terminati. «Abbiamo ricevuto dalle imprese una risposta eccezionale, domande di finanziamento per l'internazionalizzazione che ormai supera quota 11mila, per oltre 3,5 miliardi a fronte di 1,3 miliardi stanziati per il 2020. Questo ci costringe a dare uno stop alle richieste per il 2020, perché i fondi a sostegno dell'export che Simest gestisce per conto del Ministero egli Esteri sono ormai esauriti». Eppure, a fronte di numeri di successo, c'è chi al Senato vuole vederci chiaro su quanto realmente Simest ha stanziato di fondi pubblici in questi mesi. E' il senatore di Forza Italia Adriano Paroli che ha presentato un'interrogazione al ministro degli Esteri Luigi Di Maio, dal momento che la Farnesina da un anno gestisce tutto il commercio estero, avendo tolto parte delle deleghe al ministero dello Sviluppo Economico. E' del 21 ottobre, quindi dopo una settimana il leader 5 Stelle, che è nato a Pomigliano d'Arco proprio come Salzano, non ha avuto ancora il tempo di dare una risposta. Paroli racconta un'altra realtà rispetto a quella reclamizzata sui giornali da Simest. Parla di problemi sul sito internet per ottenere i finanziamenti e chiede in generale quanti soldi siano stati spesi. Perché, si legge nell'interrogazione, «a seguito di numerose lamentele provenienti dalle imprese interessate, è emerso che in data 17 settembre 2020, con l'entrata in vigore di importanti modifiche agli incentivi, ex legge n. 133 del 2008 (in particolare con il passaggio dal regime de minimis al regime temporaneo di aiuto e con l'aumento degli importi ottenibili a fondo perduto), il portale di Simest SpA, utilizzabile per il caricamento delle istanze, non è stato in grado di funzionare fin dai primi istanti in cui è stato possibile accedervi, e il malfunzionamento si è protratto per tutto il giorno e la notte tra il 17 ed il 18 settembre». Aggiunge Paroli: «Si è trattato di una situazione incresciosa che ha messo in seria difficoltà tutte le imprese interessate, che per ore hanno tentato inutilmente di inviare le istanze, ricevendo unicamente messaggi automatici di errore o di momentaneo non funzionamento del servizio. Dal pomeriggio, a seguito dei tentativi di invio sono apparse comunicazioni che indicavano come l'area riservata fosse in manutenzione, con relative scuse per il disagio». Per questo motivo, nell'interrogazione si chiede di sapere, «se corrisponda al vero che il portale di Simest utilizzabile per il caricamento delle istanze, il giorno 17 settembre 2020, primo giorno per presentare domande secondo regimi nuovi notificati, non è stato in grado di funzionare e che il malfunzionamento si è protratto fino alla notte tra il 17 ed il 18 settembre; se corrisponda al vero che, nonostante il totale malfunzionamento si è poi appreso, solo il giorno successivo con il ripristino del sistema, che in pochi e fortunati casi le istanze erano state effettivamente prese in carico». Non solo. Paroli si domanda anche «se corrisponda al vero che, seppure la procedura valutativa a sportello, secondo quanto disposto dal decreto legislativo n. 12 del 19983, preveda che le domande siano registrate e valutate in base all'ordine cronologico di presentazione, la piattaforma on line non permette di conoscere ai richiedenti il momento esatto (data ed orario) e protocollo di presentazione delle istanze, ma si limita a dare atto della presa in carico, impedendo con ciò ogni verifica della legittimità di un'eventuale esclusione». Per di più il senatore di Forza Italia mette anche in dubbio la forma di aiuto, perché non capisce «quale ratio abbia indotto Simest (nell'applicazione comunicazione della Commissione "Temporary framework" COM 2020/C 91 I/01", volta a consentire agli Stati membri di adottare misure di sostegno al tessuto economico in deroga alla disciplina ordinaria sugli aiuti di Stato) a considerare il tetto massimo agevolabile di 800.000 euro del "Temporary framework" anziché per singola impresa (come previsto dalla comunicazione) per impresa unica (considerando con ciò il gruppo di imprese collegato), creando grandi sperequazioni nel diritto delle imprese a beneficiare di questi interventi a danno delle imprese leggermente più strutturate già penalizzate dal fatto che il tetto di aiuti concedibile prescinde dalla dimensione d'impresa; per quale ragione Simest nel conteggio del valore di 800.000 euro massimo concedibili includa, in contrasto anche con quanto notificato alla Commissione e alle interpretazioni del Ministero, altri aiuti regolarmente notificati e gli aiuti de minimis». E in particolare, «per quale motivo tale requisito applicativo dell'agevolazione non sia stato oggetto delle previsioni normative o di circolari informative in sede di promozione pubblica della misura e dello stesso si possa apprendere solo in fase di ultimazione della domanda nella compilazione on line». A Di Maio l'ardua sentenza
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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