2018-09-20
Di Maio chiede «un po’ di deficit» per placare la base del Movimento
Il vicepremier dalla Cina: «Si può rientrare dal debito in due o tre anni». Su Giovanni Tria la tensione, sotto traccia, resta. Giuseppe Conte ai capigruppo M5s: «Reddito di cittadinanza in manovra». Pensioni, nel nuovo testo tagli sopra i 4.500 euro.Dopo aver tifato spread, Europa ed Emmanuel Macron, i dem contestano la pace fiscale promessa. L'ennesimo scollamento dalla realtà in nome di un principio: stangare il contribuente.Lo speciale contiene due articoli.Dopo il vertice di pochi giorni fa a Palazzo Chigi e i malumori che ne sono nati tra Lega e Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio ha deciso di iniziare la sua offensiva. Il concetto è semplice: le risorse per la prossima legge di bilancio si possono trovare attingendo un po' al deficit, facendo poi rientrare il debito nei prossimi due-tre anni.Il vicepremier e ministro del Lavoro Luigi Di Maio, incontrando i giornalisti nella sua visita cinese a Chengdu, ha spiegato chiaramente che questa è la soluzione che propone. Il ministro ha spiegato che «un governo serio che ha fatto delle promesse, i fondi li trova. Li troviamo dai tagli, ma qualora non si dovessero trovare tutti i soldi dai tagli, sappiamo che nei prossimi anni potremo tagliare tanti altri sprechi, ma non possiamo aspettare anni per mantenere le promesse e per questo si attinge un po' al deficit per far rientrare il debito nei prossimi anni, tenendo i conti in ordine senza fare una manovra distruttiva». Di Maio ha poi precisato che «l'obiettivo di una legge di bilancio non è rassicurare i mercati, ma migliorare la vita degli italiani. Dobbiamo fare il nostro dovere, cioè mantenere le promesse». Il vicepremier ha anche ribadito che flat tax, reddito di cittadinanza, superamento della legge Fornero «sono priorità e saranno nella legge di bilancio».Per quanto riguarda le tensioni all'interno del governo sulla prossima manovra, Di Maio ha poi voluto puntualizzare (dopo alcune indiscrezioni secondo cui il vicepremier aveva invitato Giovanni Tria a lasciare il governo se non avesse trovato le risorse per il reddito di cittadinanza) di avere «piena fiducia nel ministro dell'Economia in quello che sta facendo e nel gioco di squadra che stiamo facendo come governo». Le tensioni però non sembrano del tutto sopite e una frase di Matteo Salvini è parsa sibillina. Alla domanda se Tria potesse dormire sonni tranquilli ha risposto: «Gli italiani possono dormire sonni tranquilli».Di certo, insomma, in questo momento la preoccupazione non manca tra gli esponenti del Movimento 5 stelle. Tanto che ieri il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha voluto incontrare i capigruppo del M5s, Francesco D'Uva e Stefano Patuanelli per gettare acqua sul fuoco. «Al centro del nostro colloquio», ha scritto il premier sulla sua pagina Facebook, «c'è stato un aggiornamento sulle attività parlamentari e sulle prossime iniziative che dobbiamo portare avanti per offrire risposte alle urgenze che ci segnalano i cittadini. Abbiamo ragionato anche della necessità che la riforma del reddito di cittadinanza che sarà inserita nella manovra economica abbia un impatto significativo sul piano sociale, in modo da alleviare la condizione di tutti coloro che vivono in condizione di povertà assoluta». Anche Matteo Salvini, ministro dell'Interno e vicepremier, ha voluto mostrare ottimismo sulla legge di bilancio, precisando che «abbiamo le idee chiare, sono assolutamente sicuro che si troverà un equilibrio tra vincoli di bilancio e diritto dei cittadini alla qualità della vita, alla salute». Nella legge di bilancio, aggiunge, «ci sarà quota 100, ci sarà la riduzione fiscale e ci sarà la chiusura di milioni di cartelle di Equitalia». Proprio su quota 100, in effetti, un po' di chiarezza va fatta. Ieri l'Huffington Post spiegava che i tecnici del Carroccio starebbero pensando di inserire un tetto minimo per l'uscita anticipata: 35 anni di contributi e 65 anni di età. Una fonte contattata dalla Verità ha però smentito questa indiscrezione. «Si potrebbe fare solo attraverso la partecipazione dei fondi privati di categoria. Diversamente non ci sarebbero le coperture», ha detto.Proprio sulle pensioni ieri è stato presentato alla Camera un nuovo testo simile a quello già presentato ad agosto che propone un «tetto» a 4.500 euro netti al mese (mediazione tra i 4.000 voluti dai 5 Stelle e i 5.000 della Lega) , soglia sotto la quale non ci sarà nessun ricalcolo a livello previdenziale. Nel testo c'è anche una stretta contro gli assegni pensionistici dei sindacalisti: via la norma del 1996 che permette di incrementare la pensione attraverso il versamento di una quota di contribuzione aggiuntiva poco prima di lasciare il lavoro al sindacato. Sempre ieri, inoltre, Lega e Movimento 5 stelle hanno presentato una proposta di legge dal titolo «Misure di semplificazione fiscale, sostegno all'economia reale e contrasto all'evasione fiscale», un insieme di norme che dovrebbe rendere più facile la burocrazia italiana in materia fiscale.La manovra, dunque, sta smuovendo molte acque all'interno della maggioranza. Lega e 5 stelle hanno bene in mente cosa vogliono portare all'interno del Def. Ma le risorse non ci sono per accontentare tutti. Qualcuno, per forza, dovrà fare un passo indietro. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/di-maio-chiede-un-po-di-deficit-per-placare-la-base-del-movimento-2606306851.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-pd-prigioniero-di-forza-equitalia" data-post-id="2606306851" data-published-at="1757686901" data-use-pagination="False"> Il Pd prigioniero di «forza Equitalia» Quando si parla di tasse, è più che mai valido il detto secondo cui il diavolo si nasconde nei dettagli. Quindi, per giudicare davvero la pace fiscale promessa dal governo, occorrerà attendere il testo ed esaminarlo virgola per virgola. Ciò che invece può essere giudicato subito, e nel modo più severo, è l'atteggiamento isterico della sinistra. Si può ben dire che proprio le reazioni preventive del Pd stiano mostrando la sinistra «al naturale», sotto il velo del trucco: il solito partito delle tasse e del pregiudizio contro imprese e autonomi. Ripercorrendo questa lunga estate, la sinistra ha saputo dire solo quattro cose, una più assurda dell'altra: forza spread, forza Europa, forza Macron, forza Diciotti. E adesso aggiunge: forza Equitalia. Se questo è il livello di perdita di contatto con la situazione reale degli italiani, poi non c'è da sorprendersi se i sondaggi fotografano un Pd ai minimi storici. Ma davvero la sinistra pensa di poter trattare come criminali tutti quelli che hanno un contenzioso con il fisco? Eppure basterebbe un pochino di buon senso per sapere due cose. Primo: una parte rilevante delle situazioni aperte con l'Agenzia delle entrate riguarda quelle piccolissime imprese che, negli anni più duri della crisi, non hanno licenziato ma avevano denaro sufficiente solo per pagare gli stipendi, e non anche i contributi. Morale: in molti casi si è venuto accumulando un pesante ritardo contributivo, con gli imprenditori che si sono (direi meritoriamente, in quel contesto) caricati oneri e rischi su di sé. Vogliamo forse impiccarli? Secondo: anche quando sono in gioco le imposte vere e proprie, c'è un fenomeno che tanti vogliono negare, eppure esiste. Si chiama evasione di necessità. Hai dichiarato il giusto, ma, in tempi di crisi drammatica, ti sei trovato costretto a scegliere: pagare tutte le tasse oppure pagare il mutuo di casa, pagare tutte le tasse oppure non arrivare a fine mese. Questa realtà va compresa, non criminalizzata. Nella prima parte della scorsa legislatura, per iniziativa parlamentare, si ottennero alcuni primi e parziali risultati a favore dei contribuenti, un minimo di civiltà contro le aggressioni di Equitalia: impignorabilità della prima casa, della seconda casa, dei beni aziendali. Fino al 2013 venivano pignorati pure i macchinari con cui un artigiano avrebbe dovuto lavorare e quindi pagare il suo debito con il fisco. Dal 2015, in epoca nazarena, il governo e la maggioranza si fermarono anziché andare avanti, e anzi misero nel mirino in Parlamento chi aveva voluto quelle conquiste. Oggi la maggioranza gialloblù ha l'opportunità di riprendere un cammino. Non si tratta solo di onorare un punto del contratto tra Lega e M5s, o solo di recuperare risorse. È l'occasione per un ripensamento complessivo di un sistema (le rate Equitalia) che, anche quando funziona, determina un effetto perverso di prosciugamento della liquidità. Poniamo il caso di un cittadino a cui venga accordata una rateizzazione di 72 mesi: se riuscirà a rispettarla, alla fine l'Erario avrà certo ottenuto delle somme, ma per altro verso quella persona con la sua famiglia - per sei lunghi anni - vedrà una parte consistente del suo stipendio mangiata, anzi divorata da Equitalia. La vedrà passare davanti al naso, ogni mese, senza poterla toccare. Tutti soldi sottratti ai consumi, a quella domanda interna che è elemento essenziale di una crescita sostenuta, ben oltre gli «zero virgola». Ecco perché l'idea di una «pace» che consenta di pagare qualcosa una volta per tutte (pochi, maledetti e subito) va guardata senza pregiudizi, e anzi con un cenno di incoraggiamento. A patto che sia la premessa per la vera misura anti evasione: un abbassamento strutturale delle tasse.
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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