2023-03-24
Tra Trump e DeSantis sale la tensione. Li unisce solo la voglia di Casa Bianca
Ron Desantis e Donald Trump (Ansa)
Il tycoon cavalca lo sdegno per il suo possibile arresto e resta il candidato più amato tra gli elettori del Gop. Il governatore della Florida, sostenuto da Rupert Murdoch, lo difende ma lavora per scalzarlo dalle primarie.Sta salendo il livello dello scontro tra Donald Trump e Ron DeSantis in vista delle primarie presidenziali repubblicane. A ridare fuoco alle polveri è stato l’ex presidente quando, sabato scorso, ha annunciato un suo imminente arresto (ancora non avvenuto, nonostante circolino in tal senso delle foto fake create dal giornalista Eliot Higgins).Mentre gran parte del Partito repubblicano si è nettamente schierata a favore dell’ex presidente, il governatore della Florida ha tenuto una linea ambivalente. Ha sì accusato la Procura distrettuale di Manhattan di faziosità politica, ma non ha rinunciato a tirare una frecciatina all’ex presidente per la sua presunta relazione con la pornostar Stormy Daniels. Una circostanza che ha scatenato l’ira di Trump. «Ron DeSanctimonious probabilmente scoprirà false accuse e false storie in futuro, man mano che diventerà più grande, più saggio e più conosciuto, quando verrà attaccato ingiustamente e illegalmente da una donna, anche da compagni di classe che sono “minorenni” (o forse da un uomo!)», ha tuonato l’ex presidente.Parole pesanti, cui di fatto DeSantis ha replicato in un’intervista al giornalista Piers Morgan. «Puoi chiamarmi come vuoi, basta che mi chiami anche vincitore», ha dichiarato il governatore, riferendosi al nomignolo affibbiatogli da Trump («sanctimonious» significa «ipocrita»). DeSantis ha, quindi, rivendicato i propri successi alla guida della Florida, sottolineando la sua trionfale rielezione a novembre e dicendo di considerare Joe Biden il proprio principale avversario. È chiaro che, pur non avendo ancora ufficializzato una candidatura presidenziale, queste parole evidenziano tutta l’intenzione di una discesa in campo, che, secondo i beninformati, dovrebbe avvenire entro l’estate.Che Trump e DeSantis non si amassero molto non è, da tempo, una novità. Eppure, fino a circa un anno fa, i due erano stretti alleati politici. Da deputato, DeSantis sostenne Trump contro l’inchiesta Russiagate, mentre Trump diede a DeSantis il proprio endorsement quando quest’ultimo si candidò per la prima volta a governatore della Florida nel 2018. Che cosa è successo dunque? È successo che l’ex presidente è uscito politicamente azzoppato dalle ultime elezioni di metà mandato: un elemento che ha spinto vari big repubblicani a farsi avanti per una candidatura alla nomination presidenziale.Tra i nomi che circolano, DeSantis è, almeno sulla carta, quello più solido. Non a caso Trump lo ha identificato subito come l’avversario maggiormente pericoloso (da qui i suoi attacchi negli scorsi mesi che si sono intensificati negli ultimissimi giorni).E quindi? Che cosa c’è da aspettarsi? Due premesse metodologiche sono d’obbligo. Primo: è ancora molto presto. A marzo 2015, tutti pensavano che la sfida presidenziale del 2016 sarebbe stata tra Hillary Clinton e Jeb Bush: previsione che fu poi sconfessata dalla dirompente discesa in campo di Trump. Secondo: nelle elezioni americane non esiste il candidato perfetto. La forza del candidato dipende molto dalle caratteristiche dello sfidante con cui deve battersi. Chiarito ciò, sia DeSantis sia Trump hanno varie frecce al proprio arco. Il governatore è più giovane e non ha la zavorra dei processi giudiziari. Può, inoltre, rivendicare il merito di aver reso la Florida una roccaforte repubblicana e può contare (almeno per ora) sulla benevolenza del magnate dei media Rupert Murdoch.DeSantis gode, poi, di buona notorietà a livello nazionale ed è ormai un punto di riferimento per il contrasto alla cultura woke (tanto che qualche ambiente progressista sta già cercando di demonizzarlo). Infine, pur essendo percepito come ultraconservatore, non ha finora mostrato gli eccessi retorici di Trump che proprio ieri è sembrato invocare proteste non pacifiche. Un Trump che può, però, ancora contare sull’appoggio di una larga fetta dell’elettorato repubblicano: un recente sondaggio di Morning Consult ha rilevato che, tra gli elettori delle primarie, l’ex presidente è avanti con il 54% delle preferenze, mentre DeSantis è secondo con il 26%. Inoltre, Trump sta conducendo una campagna elettorale piuttosto «a sinistra», presentandosi come il baluardo della previdenza sociale e della sanità pubblica: una strategia volta ad attrarre il voto degli Stati operai, come Michigan e Pennsylvania. Si tratta di temi molto delicati, rispetto ai quali DeSantis non si è ancora granché espresso. Ovviamente è ancora presto, ma se vuole farcela il governatore non deve commettere l’errore di identificare gli Usa nella loro interezza con la Florida. Tra l’altro, le battaglie contro la cultura woke sono molto utili in sede di elezioni primarie. Ma per vincere una General election bisogna saper attrarre pragmaticamente voti trasversali.Dove sembra registrarsi maggiore convergenza politica tra i due rivali è sulla critica a come Biden sta gestendo la crisi ucraina. Tuttavia non bisogna dare retta a chi dice che, se Trump o DeSantis un giorno conquistassero la Casa Bianca, ciò sarebbe un regalo alla Russia. Andrebbe ricordato che Trump, da presidente, inflisse duri colpi a Mosca, mettendo le sanzioni al Nord Stream 2 e abbandonando l’accordo sul nucleare iraniano: due mosse ribaltate, invece, da Biden nel 2021. Nell’intervista a Morgan, DeSantis ha inoltre definito Vladimir Putin un «criminale di guerra». Con buona pace di chi li accusa di essere filorussi, la posizione di Trump e DeSantis sulla crisi ucraina può piacere o meno, ma è ben più articolata. Ed è una critica non solo all’incapacità di esercitare la deterrenza da parte di Biden nei confronti di Mosca, ma anche al fatto che gli aiuti di Washington a Kiev non sono stati finora inseriti all’interno di una strategia dagli obiettivi chiari (e quindi misurabili).