2022-09-04
Con saracinesca Maignan il Milan porta a casa un derby da luna park
I rossoneri festeggiano la vittoria nel derby (Getty Images)
Brozovic spezza l’inerzia e sono fiamme: pari di Leao, il solito Giroud la ribalta e il portoghese dilaga. Dzeko entra e fa 3-2, poi il portiere rossonero fa tre miracoli.Impressioni di settembre: lampi di vero Milan, ombre di piccola Inter. Il calcio di fine estate è ancora quello degli inganni ma il derby racconta storie compiute e precise dentro il 3-2 finale: Rafael Leao (due gol e un assist, lusso assoluto) e Mike Maignan (tre parate decisive) stanno diventando due top europei, la squadra di Stefano Pioli riparte da dove aveva lasciato e quella di Simone Inzaghi è ancora una brillante incompiuta. Il Diavolo porta a casa una sfida da luna park grazie alla doppietta del suo asso portoghese, fa sua la stracittadina in casa dopo sei anni (dal 2016 tre pareggi e tre vittorie nerazzurre), guida sempre la partita tranne i primi 25 minuti e nella sciarada degli errori che mette i brividi nella schiena a tutta Milano riesce a commetterne di meno.Alla fine rimane una certezza più o meno granitica: il Milan ha la testa nel derby, lo interpreta, lo soffre e qualche volta lo domina. I suoi guerrieri sono punti fermi: Olivier Giroud non sbaglia una palla, Sandro Tonali ha già la gamba giusta, Theo Hernandez ruggisce a fil di caviglia al limite dell’espulsione. Al contrario l’Inter vive la sfida come una sofferenza senza mai riuscire a imporre le sue trame. Troppo spaventata in difesa (Alessandro Bastoni e Stefan De Vrij pessimi), troppo leziosa a centrocampo, troppo solo Lautaro Martinez in attacco, dove Joaquin Correa fa il rifinitore di carta velina. Nel finale da nave corsara potrebbe anche arrivare il pareggio ma i problemi rimangono. E poiché sono psicologici, sarà dura rimuoverli.passerella di cardinaleQuando l’arbitro Daniele Chiffi fischia l’inizio del 177º derby, San Siro è pronto a celebrare il primo evento della stagione: 78.000 spettatori, mondovisione come da tradizione, vip a raffica e soprattutto il nuovo proprietario rossonero, Gerry Cardinale, a fare passerella accanto a Paul e Gordon Singer che si coccolano il miliardino abbondante incassato dall’affare. Il magnate americano ha subito un problema di straniamento visivo: gli sembra di assistere a un incontro di wrestling. Non passano 10 minuti che Hernandez e Denzel Dumfries ricominciano da dove avevano lasciato: scintille, con il milanista sempre pronto alla rissa. Ammonizione per entrambi. Eccitazioni da derby, ce ne saranno ancora.nerazzurri avanti Il primo quarto d’ora scorre via veloce, con le squadre attente e due considerazioni: Rafael Leao è già un fattore assoluto (dribbling e cross perfetti) e dall’altra parte il volenteroso Matteo Darmian sarà destinato a far rimpiangere Ivan Perisic. Il resto è conosciuto, sperimentato, tranne l’impatto sulla partita del marcantonio di centrocampo Charles De Ketelaere, ventunenne arrivato da Bruges con la nomea di nuovo Kakà (calma e gesso). Il ragazzo ha classe, appoggia con perizia un Sandro Tonali già con la gamba da battaglia, ma al 21’ si perde Marcelo Brozovic e l’Inter va in vantaggio. Grande boa di Lautaro Martinez, che tiene palla e la gira per Joaquin Correa: infilata per Brozovic tutto solo nel deserto della difesa milanista. Mike Maignan può solo coricarsi sul tiro del croato.milan in cattedraA questo punto, secondo un copione da dottor Freud, il Milan cambia marcia e l’Inter scompare. Da qui alla fine del primo tempo c’è una sola squadra in campo, quella con lo scudetto sulla maglia: prima Olivier Giroud gira a lato un invito di Tonali, poi Leao segna il pareggio (28’) su assist di Tonali. Milan in cattedra e Inter che sbaglia l’impossibile: tocchi facili, passaggi fuori misura, lanci per gli avversari. In questa operazione di distingue soprattutto Hakan Chalanoglu; sembra che giochi ancora per i vecchi compagni. Anche Nicolò Barella somiglia più al suo fantasma e la fine del primo tempo arriva come una liberazione per Simone Inzaghi, sulle spine, in piedi, in clima da tracollo. L’intervallo non porta consiglio ai nerazzurri e in sei minuti il Milan dilaga. Sempre con lo stesso copione: cross di Leao, gol di Giroud. Il francese ossigenato, come nella scorsa stagione, scalza Zlatan Ibrahimovic dalla teca di nonno derby. Poi il fenomeno portoghese si mette in proprio e al 59’ scarta mezza difesa interista schierata come in un presepe (tutti fermi in adorazione) e schianta Samir Handanovic. L’Inter non c’è più, sembra il preludio alla goleada, ma improvvisamente il MiIan si ferma, esorcizzato dalla strega di San Siro, esattamente come l’Inter dopo il gol di Brozovic. Faccenda originale, chi va in vantaggio spegne la luce. Problemi di gestione da affrontare subito.inter di nerviAllora i nerazzurri rimettono la testa fuori, giocano di nervi ed Edin Dzeko (entrato al posto dell’inutile Correa) accorcia le distanze. Poi è assedio, ma a difesa di Fort Alamo c’è il portierone in giallo. Si scatena Lautaro, ci prova di testa e di piede: Maignan è pronto a dire di no anche a Dzeko. E compie il miracolo definitivo per i cacciaviti in visibilio quando devia con la mano di ritorno una staffilata di Chalanoglu da 25 metri destinata sotto la traversa. È il segno del destino, è il derby che conferma una supremazia regalando certezze al Milan e veleni all’Inter. Restano impressioni di settembre, tutte da verificare a brevissimo: arriva la Champions. Il Milan sembra pronto per il Salisburgo, l’Inter meno per il Bayern Monaco. C’è profumo di calcio vero dove il luna park non esiste. Dove i lampi non bastano e le ombre fanno paura.
Papa Leone XIV (Getty Images)
Sergio Mattarella con la mamma di Willy Monteiro Duarte (Ansa)
Duilio Poggiolini (Getty Images)
L'amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)