2025-09-02
Demolito lo scaricabarile dei francesi sull’Italia: «Sono loro i malati d’Europa»
Il «Wsj» fa a pezzi Parigi dopo che Bayrou ha tentato di dare la colpa dei suoi problemi alle nostre politiche fiscali. Marine Le Pen sul voto di fiducia: «Un suicidio politico».L’instabilità politica e istituzionale che sta vivendo la Francia, da quando il presidente Emmanuel Macron ha convocato elezioni anticipate per ripicca dopo la sconfitta del suo partito alle europee 2024, gioca brutti scherzi alle autorità transalpine che si divertono a utilizzare l’Italia come capro espiatorio. L’ultimo a sparare a zero sul nostro Paese è stato il premier François Bayrou che domenica sera in un’intervista ha detto che «oggi l’Italia sta facendo una politica di dumping fiscale!». L’accusa è arrivata quando il primo ministro stava spiegando ai giornalisti la sua contrarietà all’introduzione di una flat tax al 2% sui grandi patrimoni, la cosiddetta «tassa Zucman» che prende il nome dall’economista Gabriel Zucman, che insieme con i suoi omologhi Olivier Blanchard e Jean Pisani-Ferry aveva firmato una tribuna per proporla, su Le Monde nel giugno scorso. Secondo Bayrou, se la Francia introducesse questa tassa, sostenuta dalla sinistra, i ricconi d’Oltralpe se la darebbero a gambe anche perché attratti dal trattamento fiscale previsto in Italia.Che François Bayrou sia in grande difficoltà, in attesa del voto di fiducia al suo governo previsto l’8 settembre, oramai lo sanno anche i sassi. Sono di pubblico dominio anche l’astio che premier e presidenti francesi hanno mostrato contro l’Italia, almeno dall’epoca di Nicolas Sarkozy in poi. Il problema è che, prima di parlare male dell’Italia, il capo del governo di Parigi avrebbe potuto forse documentarsi meglio. Magari avrebbe potuto ricordarsi che, nell’Ue, sono ben altri i Paesi che applicano tasse ridicole alle grandi fortune. E poi, non sarebbe stato male se, prima di parlare, Bayrou avesse ripassato un po’ la storia fiscale recente. Persino Matteo Renzi, che non si può proprio definire un amico di Giorgia Meloni, è stato ripreso dai media francesi per aver corretto il loro premier. «Quelle che Bayrou chiama politiche di dumping fiscale sono scelte fatte dal mio governo nel 2016», ha detto il leader di Italia viva, «il mio amico François evidentemente non è informato. Il dumping non lo fa l’Italia. Il governo francese impari a riconoscere gli alleati dai nemici». Ovviamente alla sparata di Bayrou ha risposto anche Giorgia Meloni, che si è detta stupefatta. Ma a dare torto al premier d’Oltralpe, che secondo molti media francesi sarà costretto a dimettersi tra una settimana, è arrivato anche il Wall Street Journal che ha definito la Francia come il nuovo malato d’Europa. Per il quotidiano statunitense «c’è un Paese nell’Unione europea gravato da un enorme debito, da costi di indebitamento in aumento e da governi che crollano nel giro di pochi mesi» ma «non è più l’Italia». Il ruolo del paziente da curare lo interpreta ora «la Francia» che per il giornale d’Oltreoceano «sta scivolando in una palude che un tempo affliggeva il suo vicino meridionale». Per il Wsj, se l’8 settembre Parigi si ritrovasse senza governo per la quarta volta nel giro di un anno, gli investitori non rimarrebbero con le mani in mano. «Quanto più la Francia diventa ingovernabile», ha spiegato la testata Usa, «tanto più gli investitori spingono i suoi costi di indebitamento a livelli familiari alla periferia europea gravata dal debito». Basti pensare, ricorda ancora il quotidiano, che «il rendimento dei titoli di Stato francesi a 10 anni è salito sopra quello della Grecia e il suo tasso di indebitamento è attualmente alla pari con quello italiano». «Atene e Roma hanno ridotto i loro deficit di bilancio dopo aver adottato dolorose misure di austerità durante la crisi del debito della regione negli anni 2010», ha scritto ancora il giornale. Per il Wall Street Journal «oggi, Giorgia Meloni è sulla buona strada per diventare uno dei primi ministri più longevi nella storia italiana del dopoguerra, dopo quasi tre anni di mandato». Dopo aver tessuto le lodi della Meloni, il quotidiano newyorkese ha puntato il dito contro Macron che «ha gettato le basi per l’attuale malessere quando ha introdotto ampi tagli fiscali dopo la sua prima elezione nel 2017, senza apportare riduzioni analoghe ai costi dell’assistenza sanitaria, dell’istruzione e di altri servizi pubblici francesi». Alla lista stilata dal giornale finanziario si potrebbero aggiungere anche i costi prodotti dall’immigrazione che, come ha rilevato qualche mese fa la Corte dei conti francese, pesa per il 3,4% sul PIl. Poi ci sono i sussidi a pioggia, tipo quello simile al Reddito di cittadinanza italiano. Insomma, la Francia di Macron (e dei suoi predecessori) non è un esempio virtuoso in materia economica. Tornando alla sparata di Bayrou contro l’Italia, va detto che non è l’unica fatta negli ultimi giorni. Il premier parigino è riuscito a inimicarsi mezza Francia proponendo la soppressione di due giorni festivi e definendo i «boomer» (i nati durante il boom economico degli anni Cinquanta) come quelli che hanno fatto crescere il debito «per il proprio comfort». Praticamente Bayrou ha fatto filotto dell’antipatia. Sarà anche per questo che un sondaggio Elabe, realizzato per il settimanale La Tribune Dimanche, non ha annunciato nulla di buono per il partito del premier e i suoi alleati macronisti. Il Rassemblement national è dato in testa a un ipotetico primo turno di elezioni legislative anticipate ma, come è accaduto nel 2024, gli altri partiti avrebbero ancora la forza di penalizzare il partito di Marine Le Pen al secondo turno. Lei dal canto suo ha commentato: «È evidente che François Bayrou non ha ben considerato la gravità della situazione che lui stesso descrive. Il suo è un suicidio politico. Se oggi abbiamo il caos, lui ne è l’unico responsabile... nessuno lo obbligava a sottoporsi a questo voto di fiducia», ha detto, per poi aggiungere: «Noi voteremo per il no alla fiducia».
Chiara Appendino (Imagoeconomica)
Crollano le forniture di rame, mercato in deficit. Trump annuncia: l’India non comprerà più petrolio russo. Bruxelles mette i dazi sull’acciaio, Bruegel frena. Cina e India litigano per l’acqua del Tibet.