2025-06-08
Il maschio è demonizzato. In Occidente si vogliono solamente figlie femmine
Secondo l’«Economist», la tradizionale preferenza per il fiocco azzurro si è invertita Il settimanale britannico esulta, ma uno squilibrio in senso opposto farà molti danni.Ancora nel 1986, Mario Monicelli - in Speriamo che sia femmina - poteva satireggiare sulla fissazione italica per il figlio maschio. Quarant’anni dopo, è rimasto poco da sorridere: oggi in Occidente si preferiscono le figlie femmine, e di gran lunga. Lo rivela il servizio di copertina dell’Economist, dedicato allo «sbalorditivo declino della preferenza per i maschi». Il settimanale inglese spiega che «negli ultimi anni la preferenza per i maschi è potentemente diminuita nei Paesi in via di sviluppo e segni di pregiudizio favorevole alle femmine stanno emergendo nel mondo ricco. Forse per la prima volta nella lunga storia dell’umanità, in molte parti del mondo sono i maschi a essere visti come un fardello e le femmine come un vantaggio». Per molti aspetti, si tratta certamente di una svolta positiva, dato che l’attesa del maschio in passato ha generato comportamenti troppo spesso deprecabili, soprattutto in alcune società tradizionali in cui la nascita di bambine non era granché gradita. «Nel 2010, una copertina dell’Economist definì l’aborto di massa delle bambine “genericidio”. Il declino globale di questa piaga è una benedizione», scrive la rivista britannica. «Innanzitutto, implica un affievolirsi delle tradizioni che la sostenevano: la netta convinzione che gli uomini siano più importanti e l’aspettativa, in alcune culture, che una figlia cresca per servire la famiglia del marito, e che quindi i genitori abbiano bisogno di un figlio maschio che si prenda cura di loro in età avanzata. Tali idee sessiste non sono scomparse, ma è benvenuta l’evidenza che si stiano attenuando». E fin qui si può senz’altro concordare. Decisamente più problematico è ciò che accade in Occidente. «In alcune regioni, nel frattempo, sta emergendo una nuova preferenza: per le femmine», continua l’Economist. «È molto più moderata. I genitori non abortiscono i figli maschi solo perché sono maschi. Nessun grande Paese ha ancora un surplus significativo di femmine. La preferenza per le femmine può essere osservata anche in altri parametri, come sondaggi e modelli di fertilità. Tra le coppie giapponesi che desiderano un solo figlio, le femmine sono decisamente preferite. In tutto il mondo, i genitori in genere desiderano figli misti. Ma in America e Scandinavia le coppie hanno maggiori probabilità di avere più figli se i primi sono maschi, il che suggerisce che più coppie continuano a cercare di avere una femmina rispetto a un maschio. Quando cercano di adottare, le coppie pagano un extra per una femmina. Quando si sottopongono alla fecondazione in vitro (Fivet) e ad altri metodi di selezione del sesso nei Paesi in cui è legale scegliere il sesso dell’embrione, le donne optano sempre più per le figlie femmine». Gli studi a riguardo sono piuttosto eloquenti. «Un pregiudizio a favore delle ragazze è stato rilevato in tutta la Scandinavia. In questi Paesi, i genitori con un figlio maschio e una figlia femmina hanno meno figli: quelli con due figli maschi hanno tassi di natalità notevolmente più alti rispetto ai genitori con due figlie femmine. I finlandesi il cui primo figlio è una femmina tendono ad avere un numero leggermente inferiore di figli», dice l’Economist. «Gli studi hanno anche suggerito una preferenza per le femmine nella Repubblica Ceca, in Lituania, nei Paesi Bassi e in Portogallo. I trattamenti per la fertilità forniscono un’ulteriore prova di una predilezione verso le bambine. Presso la New York City Ivf, una clinica nel centro di Manhattan, i genitori pagano fino a 20.000 dollari per scegliere il sesso dei bambini concepiti tramite inseminazione intrauterina. Famiglie benestanti arrivano da Paesi come la Gran Bretagna, dove la pratica è vietata. “In passato, si puntava solo sui maschi”, afferma Alyaa Elassar, che dirige il reparto. “Ma sempre più genitori optano per le bambine”». Non è tutto: «Anche i genitori adottivi tendono a desiderare le bambine. Secondo uno studio pubblicato nel 2010, in America erano disposti a pagare fino a 16.000 dollari per assicurarsi una figlia. Nel 2009, Abbie Goldberg della Clark University chiese a più di 200 coppie americane che speravano di adottare un bambino se desiderassero un maschio o una femmina. Sebbene molti di loro rispondessero di non avere problemi, uomini, donne eterosessuali e lesbiche propendevano in media per le bambine; solo gli uomini gay preferivano i maschi». Il punto è: perché sta accadendo tutto ciò?«Le ragioni alla base della crescente preferenza per le ragazze e della relativa svalutazione dei ragazzi non sono affatto chiare», premette l’Economist. Subito dopo, tuttavia, la rivista - citando studi e analisi statistiche - elenca una serie di motivazioni piuttosto inquietanti. «La nuova preferenza per le ragazze riflette anche crescenti preoccupazioni per le prospettive dei ragazzi», si legge. «I ragazzi sono sempre stati più inclini a mettersi nei guai; a livello globale, il 93% dei detenuti è di sesso maschile. In gran parte del mondo sono anche rimasti indietro rispetto alle ragazze a livello accademico. Nei Paesi ricchi, il 54% delle giovani donne ha una laurea, rispetto al 41% dei giovani uomini. Gli uomini sono ancora sovrarappresentati ai vertici, nei consigli di amministrazione, ma anche in fondo, rinchiudendosi rabbiosamente nelle loro camere da letto. I governi sono giustamente preoccupati per i problemi dei ragazzi». Per farla breve, in Occidente i maschi sono percepiti come più problematici, più difficili da crescere, più propensi a causare danni. Un fattore che contribuisce a questa idea, aggiunge l’Economist, è l’attenzione che ultimamente si dà alla misoginia: il Me too, serie come Adolescence, casi di cronaca come quello che ha coinvolto la povera Gisele Pelicot... Tutto questo contribuisce a dare dei maschi una immagine decisamente negativa. La «mascolinità tossica», pare, spaventa i genitori. Anche la rivista britannica ci mette del suo, insistendo sui danni causati dagli uomini in eccesso: «L’aborto selettivo in base al sesso ha condannato milioni di maschi a una condizione di scapoli per tutta la vita. Molti di questi rami spogli, come sono conosciuti in Cina, ne sono stati profondamente risentiti. E la loro furia era socialmente destabilizzante, poiché i giovani scapoli frustrati sono più inclini alla violenza. Uno studio condotto su sei Paesi asiatici ha rilevato che un rapporto sessuale distorto ha portato a un aumento degli stupri in tutti i Paesi. Altri hanno collegato lo squilibrio all’aumento della criminalità violenta in Cina, insieme all’uso autoritario della polizia per contrastarla, e a un rischio maggiore di conflitti civili o persino di guerre in altri Paesi. La scomparsa della preferenza per i ragazzi renderà gran parte del mondo più sicuro». Si potrebbe obiettare che sia leggermente pretestuoso attribuire alla mascolinità soltanto l’aumento della violenza, senza considerare tutto il contesto. Ma l’Economist ha altro da aggiungere: «In futuro, la tecnologia offrirà ai genitori più opzioni. [...] Ma cosa succederà se le nuove tecnologie per la selezione del sesso si diffonderanno? Le coppie che si sottopongono a trattamenti per la fertilità possono già scegliere spermatozoi con cromosomi X o determinare il sesso di un embrione tramite test genetici. Queste tecniche sono costose e rare, ma diventeranno sicuramente più economiche. Inoltre, e cosa ancora più importante, è probabile che un numero sempre maggiore di genitori che concepiscono figli con i metodi tradizionali utilizzi esami del sangue a basso costo nelle prime settimane di gravidanza per scoprire i tratti genetici. Questi test possono già rivelare il sesso dell’embrione. Alcune persone che cercano di avere una bambina potrebbero poi ricorrere a farmaci abortivi a base di pillola per evitare di avere un maschio». Conclusione: «Una generazione futura con una percentuale di donne sostanzialmente superiore a quella degli uomini non sarebbe così grave come avere troppi uomini. È improbabile che un eccesso di donne single diventi fisicamente violento. Anzi, si potrebbe ipotizzare che un mondo prevalentemente femminile sarebbe più pacifico e meglio gestito. Ma se le donne dovessero mai costituire un’ampia maggioranza, alcuni uomini potrebbero sfruttare la loro posizione contrattuale più forte nel mercato dell’accoppiamento diventando più promiscui o riluttanti a impegnarsi in una relazione. Per molte donne eterosessuali, questo renderebbe più difficile frequentare qualcuno. Alcune che desiderano una relazione non sarebbero in grado di farlo». Capito? Se il numero di maschi si riducesse notevolmente, non sarebbe poi un grande problema. Avremmo un mondo più sicuro, meno violento. Sì certo, qualche donna potrebbe avere problemi a trovare un compagno e non è detto che il globo si trasformi in un paradiso. Ma nel complesso non sarebbe poi questa grande tragedia. È, difficile, di fronte a ragionamenti del genere, non provare un minimo di sconcerto. Lungi da noi augurarci chissà quale forma di predominio maschile, e ancora più detestabile è il pensiero che una figlia femmina possa essere accolta come una disgrazia invece che come la benedizione che è. Eppure non si può non notare quanto sia pervasivo ormai il pregiudizio nei riguardi dei maschi. A nessuno sembra venire in mente che sia proprio questa visione negativa la causa di tanti problemi che oggi hanno bambini e adolescenti. La demonizzazione della mascolinità sta producendo frutti, e sono per lo più marci.
Beatrice Venezi (Imagoeconomica)