2023-06-20
Ordinanze «omofobe» e attentati al pride. I dem battono il muso sulle loro figurine
Il primo sindaco islamico americano bandisce il drappo omosex. E si moltiplicano gli attacchi di immigrati a manifestazioni Lgbt.Prima o poi qualcuno dovrà scriverci un romanzo. Satirico, o forse addirittura drammatico. L’ambientazione è l’America del Nord-Ovest, la regione dei grandi laghi. Siamo ad Hamtramck, nella contea di Wayne, Michigan. Una cittadina di meno di 30.000 abitanti, interamente circondata dall’agglomerato urbano di Detroit. Nel 2013, la città che prende il nome dal soldato franco-canadese Jean François Hamtramck si fece un nome come primo Comune americano a maggioranza musulmana. Abitata per un secolo da immigrati cattolici polacchi e ucraini, negli ultimi anni la cittadina ha assorbito molti musulmani del Bangladesh e dello Yemen (secondo il censimento del 2020, dal 30% al 38% dei residenti di Hamtramck è di origine yemenita e il 24% è di origine asiatica, in gran parte bengalese). Nel 2015, questo cambiamento demografico irruppe con forza alle urne, con un nuovo primato: Hamtramck diventava la prima città statunitense a eleggere un consiglio comunale interamente musulmano, con sindaco Amer Ghalib, primo non polacco a ricoprire tale carica. I democratici festeggiarono in strada: si avvertiva già la tempesta trumpiana, Hamtramck sembrava un’isola di multiculturalismo felice. I nodi sarebbero venuti presto al pettine. In questi giorni, Hamtramck è al centro delle polemiche perché il consiglio comunale ha vietato per sempre l’esposizione di qualsiasi bandiera arcobaleno dagli edifici pubblici durante il «pride month». In aula, la decisione è stata accolta con un’esultanza sfrenata dai cittadini musulmani presenti. Ad Hamtramck, a quanto pare, si festeggia spesso.«Questo è quello che piace alla maggioranza delle persone», ha replicato il consigliere comunale Mohammed Hassan a chi sollevava obiezioni, mentre l’ex sindaco Karen Majewski frignava: «C’è un senso di tradimento, vi abbiamo sostenuto quando eravate minacciati». «È una cancellazione della comunità queer», ha tuonato Gracie Cadieux, cittadina e attivista Lgbt (da che pulpito viene la predica sulla cancellazione, verrebbe da dire). Non fosse il sintomo di un male più generale, la cronaca cittadina di Hamtramck meriterebbe di essere seguita con i popcorn in mano. L’anno scorso, il consiglio ha approvato un’ordinanza che consente i sacrifici di animali da cortile. E quando il Michigan ha legalizzato la marijuana, il consiglio comunale ha traccheggiato per parecchio, pressato dagli elettori musulmani conservatori.Il tema, va da sé, travalica ampiamente le note di colore che giungono dalla cittadina statunitense. Si tratta del modo fragoroso e spettacolare in cui il mondo liberal sta sbattendo il muso contro la realtà. Proprio di questi giorni è la notizia che la polizia austriaca avrebbe sventato un attentato al pride organizzato da tre giovani simpatizzanti dello Stato islamico, arrestati poco prima dell’inizio manifestazione nel centro della capitale austriaca. Ricordiamo del resto le brillanti politiche di inclusione portate avanti nel «Califfato», che tanti entusiasmi suscitava in certe frange dell’immigrazione europea: gli omosessuali venivano portati in cima ad alti palazzi e buttati di sotto bendati. I video di queste prodezze criminali giravano di smartphone in smartphone fra i ragazzi delle banlieue europee. Un mesetto fa, invece, nella città belga di Genk, una campagna di sensibilizzazione contro l’omofobia è stata interrotta dalla rivolta di un centinaio di studenti musulmani dell’Atlas college techniek & innovatie, che hanno sputato sulla bandiera Lgbt gridando in coro «Allah Akbar». Due dipendenti comunali e un volontario dell’associazione Lgbt Ogwa hanno raccontato di essere stati aggrediti mentre sensibilizzavano la popolazione sul tema della Giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia. Gli studenti musulmani hanno circondato il banchetto, lanciando bottiglie e sputando sui cuori arcobaleno in mostra.In Francia, dove non pochi musulmani condivisero le battaglie della Manif pour tous contro il «matrimonio egualitario», unendosi anche ai cortei, un sondaggio del 2019 raccontava di un 63% dei cittadini di fede islamica pronto a bollare come «malattia» l’omosessualità (fra i cattolici era il 14%). Solo il 20% dei musulmani dichiarava inoltre di essere pronto ad accettare abbastanza o molto bene un figlio omosessuale (fra i cattolici era il 69%), mentre il 71% dei seguaci di Allah trovava «piuttosto choccante» che due omosessuali si abbraccino in pubblico (contro il 49% dei cattolici).Questa palese contraddizione tra il multiculturalismo e il resto dell’agenda progressista, nella quale le battaglie pro immigrati hanno un posto di rilievo, non si limita alla questione dell’omosessualità. Pensiamo ad altri temi cruciali nella sensibilità contemporanea: il femminismo, l’animalismo, i diritti umani, la lotta all’antisemitismo, la laicità, il contrasto alle opinioni «antiscientifiche»... Come la Penelope del mito, la sinistra liberal di giorno tesse la tela delle sua battaglie civili e di notte la disfa promuovendo la «convivenza» con moltitudini poco inclini ad andare a cercare il pentolone dei diritti che giace alla fine dell’arcobaleno.
Il fiume Nilo Azzurro nei pressi della Grande Diga Etiope della Rinascita (GERD) a Guba, in Etiopia (Getty Images)
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