2024-01-05
La Corte dei conti avvia al processo: «Gli atti al Procuratore generale»
Il presidente della Corte dei conti, Guido Carlino (Ansa)
È arrivato il disco verde dal Consiglio di presidenza all’azione disciplinare dopo il post contro il governo. Il giudice Marcello Degni (deferito pure al Collegio dei probiviri) alla «Verità»: «Devo capire di che cosa sono accusato».Ieri sera il Consiglio di presidenza della Corte dei conti ha deciso «l’avvio immediato» dell’azione disciplinare contro Marcello Degni, il giudice contabile che ha trasformato il suo profilo Twitter-X in un’imbarazzante bacheca politica. Il caso Degni è emerso alle cronache e alle polemiche perché il 30 dicembre il magistrato - che sul social network si definisce esplicitamente «economista di sinistra» - ha rimproverato al segretario del Partito democratico Elly Schlein di non aver bloccato con l’ostruzionismo la Legge di bilancio varata dal governo di Giorgia Meloni e dal centrodestra («Potevamo farli sbavare di rabbia sulla cosiddetta manovra blindata, e invece…»).Nella «adunanza straordinaria» di ieri, che dopo lo scoppio delle polemiche era stata indetta con particolare urgenza dal presidente stesso della Corte dei conti, Guido Carlino, e che si è svolta a porte chiuse e per via telematica, gli 11 membri dell’organo di autogoverno della magistratura contabile hanno chiesto alla loro Procura generale di aprire un fascicolo su Degni, per valutare se quel suo messaggio così «politico», assieme a centinaia di altri giudizi pubblici di parte e ideologicamente schierati, configuri o meno un illecito disciplinare. La seduta del Consiglio di presidenza è stata molto veloce, si è risolta in meno di 45 minuti. Nel comunicato con cui ha dato notizia della decisione, la Corte dei conti ha ricordato che alla sua procura generale «sono rimesse le funzioni inerenti alla promozione dell’azione disciplinare».Insomma, adesso la patata bollente del caso Degni passa sulla scrivania del procuratore generale della magistratura contabile, Pio Silvestri: avrà lui il delicato compito d’istruire il procedimento contro Degni. L’istruttoria potrà concludersi con un’archiviazione, se la Procura generale non dovesse individuare illeciti, ma più probabilmente finirà per dare vita a un procedimento vero e proprio.Il magistrato, quindi, rischia una punizione. Come accade nella magistratura penale e civile, i regolamenti della Corte dei conti prevedono quattro sanzioni, di gradazione variabile: la più blanda è «l’ammonimento», che è poco più di un rimbrotto; viene poi «la censura», che è l’equivalente di una ramanzina più severa; quindi si passa alla «sospensione dal ruolo» per periodi di lunghezza variabile, e con perdita della relativa anzianità previdenziale; l’ultima e più grave sanzione è «la destituzione», cioè la perdita del posto.Nell’adunanza di ieri sera Degni, che è uno degli attuali 33 consiglieri «di nomina governativa» della Corte dei conti, su un organico totale di 477 magistrati contabili (a sceglierlo nell’ottobre 2017 era stato l’esecutivo di centrosinistra guidato da Paolo Gentiloni), non è stato ascoltato dal Consiglio di presidenza della Corte dei conti. «No», ha confermato il magistrato in una breve conversazione telefonica con la Verità, «e in effetti non ero stato nemmeno convocato». Poi ha aggiunto: «Ora, però, preferirei non parlare: prima devo capire esattamente di che cosa vengo accusato». Se e quando il procedimento disciplinare sarà aperto, com’è ovvio, il magistrato potrà comunque discolparsi prendendo la parola in udienza, oppure potrà depositare memorie. Nei giorni scorsi, comunque, Degni ha già tratteggiato quale sarà la sua strategia difensiva, sostenendo non sia mai stata minimamente «messa in discussione» la sua imparzialità, perché il commento online sulla Legge di bilancio configurava semmai «una critica all’opposizione» per non aver svolto bene e fino in fondo il compito di controllo. Va detto, peraltro, che i proclami politico-ideologici che Degni ha pubblicato su Twitter-X non si limitano al commento indirizzato a Elly Schlein: i post sul profilo del magistrato sono molti, e tutti hanno una precisa connotazione politico-partitica, inequivocabilmente di sinistra.Nel frattempo, contro Degni s’è mossa anche l’Associazione dei magistrati della Corte dei conti, che mercoledì sera ha annunciato il suo deferimento al Collegio dei probiviri per infrazione del Codice deontologico di cui l’Associazione si è dotata nel gennaio 2006. In particolare, contro Degni viene ipotizzata la violazione dell’articolo 6 del Codice deontologico, là dove si prevede che, «fermo il diritto alla piena libertà di manifestazione del pensiero, ogni magistrato (della Corte dei Conti, ndr) deve ispirarsi a criteri di equilibrio e misura nel rilasciare dichiarazioni e interviste ai giornali e agli altri mezzi di comunicazione di massa».Nello statuto dell’Associazione - che all’articolo 1 recita: «Nello svolgimento delle sue funzioni e in ogni comportamento professionale il magistrato (della Corte dei Conti, ndr) si ispira a principi di disinteresse personale, di indipendenza e di imparzialità» - si legge che «il socio che abbia svolto attività contraria ai suoi fini» può essere anche espulso. Ogni comportamento di minore gravità che comunque «risulti non consono alla dignità e prestigio associativo» può invece comportare una sanzione assai più blanda, e cioè la «deplorazione».
Ecco #DimmiLaVerità dell'11 settembre 2025. Il deputato di Azione Ettore Rosato ci parla della dine del bipolarismo italiano e del destino del centrosinistra. Per lui, «il leader è Conte, non la Schlein».