2023-02-01
Decreto scritto sulla sabbia: la Ong riparte
Malgrado la violazione delle nuove regole per le Ong, la nave di Medici senza frontiere scarica i migranti a La Spezia e torna in mare come se niente fosse. Nella Marche sgominata rete di passeur legata ad ambienti jihadisti. Matteo Piantedosi: «Rischi da flussi incontrollati».L’applicazione del Codice di condotta per le Ong dovrà ancora attendere: la Geo Barents, taxi del mare di Medici senza frontiere, dopo l’istruttoria della polizia di Stato ha lasciato il porto della Spezia per l’ennesima missione nel Mediterraneo centrale. Al momento non è stata notificata al comandante della nave alcuna sanzione e ieri in giornata è arrivato il via libera alla partenza dalla Capitaneria di porto. Il comandante e il capomissione, sentiti in Questura, hanno spiegato come si sono svolti i due soccorsi successivi alla concessione del porto da parte del governo italiano. Stando al nuovo decreto, all’assegnazione del porto doveva seguire l’immediata navigazione per l’attracco. La Geo Barents però, dopo un alert di Alarm Phone, ha invertito la rotta ed eseguito altre due operazioni in mare. Il comandante ha sostenuto di aver agito in ossequio al preciso obbligo di salvare la vita in mare, ritenuto prevalente su tutte le ulteriori norme. Il comandante ha riferito di aver tentato di avvertire le autorità italiane del secondo soccorso, senza però ricevere alcuna risposta. A quel punto, non avendo la certezza che un’altra nave potesse intervenire, la Geo Barents ha raggiunto il natante segnalato da Alarm Phone come in difficoltà. E poco dopo si è trovato un altro barchino sulla rotta. Il via libera della Capitaneria di porto alla Geo Barents fa supporre che almeno il fermo della navigazione per due mesi non dovrebbe essere applicato. Resta da capire se sulla Ong arriverà la tegola della multa (tra i 10 e i 50.000 euro), ma in questura al momento sono molto abbottonati. Mentre dall’Ue ritengono che la velocità dei ricollocamenti stia aumentando. «Ogni settimana» la Commissione riceve degli «aggiornamenti sullo stato della ridistribuzione dei migranti» nell’ambito del meccanismo volontario di solidarietà. Lo ha spiegato ieri il commissario europeo agli Affari Interni Ylva Johansson, sottolineando che l’Ue sta «lavorando per rendere» il meccanismo «più efficiente e veloce». Segno che il pressing del governo Meloni sta svegliando l’Europa. Parigi inoltre continua a partecipare al meccanismo nonostante gli annunci stizziti per il pugno nello stomaco della Ocean Viking che, a novembre, attraccò a Tolone. Altro tema caldo è quello dei rimpatri che, secondo Johansson, «sono un importante disincentivo per prevenire gli arrivi irregolari». Il commissario ritiene che «quando chi non ha diritto alla protezione internazionale ritorna nel Paese d’origine il flusso illegale diminuisce in modo significativo». Poi i dati: «In media ci sono 300.000 decisioni sui rimpatri l’anno, ma solo 70.000 vengono effettivamente eseguiti e questo è davvero preoccupante». Johansson è consapevole della portata della questione: «L’anno scorso c’è stato un aumento costante di arrivi illegali, specialmente lungo le rotte del Mediterraneo centrale e orientale e di quella balcanica». E finalmente sgombra il campo da ogni equivoco: «L’aumento non è spinto da guerra o persecuzione». Infatti, i Paesi da cui provengono gli immigrati sono Turchia, Georgia, India, Cuba, Egitto, Tunisia, Marocco, Bangladesh e Pakistan, «tutti», ha precisato Johansson, «con un basso tasso di riconoscimento della protezione internazionale». E, a conti fatti, è saltato fuori un dettaglio preoccupante: «A fronte dei circa 330.000 arrivi registrati le richieste di asilo presentate corrispondono a circa 1 milione, ovvero un numero tre volte superiore agli arrivi, il che dimostra come molti dei richiedenti asilo arrivino in modo legale in Ue». Una presa d’atto che testimonia come il vento stia cambiando. Anche perché ci sono altri Paesi sotto pressione: Olanda e Belgio. «Lo scorso anno», ha detto ancora Johansson, «solo il 39 per cento delle domande di asilo ha ottenuto una decisione positiva in primo grado». L’Europa comincia quindi ad aprire gli occhi sugli approdi degli irregolari. E Johansson auspica dei progressi al prossimo Consiglio straordinario dei leader europei, che è in programma per il 9 e il 10 febbraio. E insieme agli irregolari vengono importanti anche i radicalizzati. Ieri il gip di Ancona ha arrestato tre tunisini per associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e sono scattate 44 perquisizioni. Il tutto è partito con uno sbarco di clandestini a Mazara del Vallo e si è scoperto che tra gli stranieri intenzionati ad arrivare in Europa c’erano anche persone ritenute dagli investigatori delle Digos di Roma e di Macerata contigue a circuiti di combattenti jihadisti. Si tratta infatti di uno sviluppo investigativo dell’attività sull’attentato terroristico del 19 dicembre 2016 a Berlino, compiuto dal tunisino Anis Amri, che era entrato in Italia come clandestino per poi arrivare in Germania con falsi documenti di identità italiani. Amri morì ucciso in un conflitto a fuoco a Sesto San Giovanni pochi giorni dopo l’attentato. Dalla rete dei contatti italiani dell’attentatore saltò fuori un gruppo dedito alla falsificazione dei documenti in Campania. E ora le indagini hanno portato a Macerata, dove si sospetta che un Caf procacciasse i documenti per superare gli ostacoli di Shengen. «Tutto ciò conferma, ancora una volta», ha commentato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, «come da una immigrazione incontrollata possano derivare anche gravi rischi legati a minacce terroristiche internazionali, e rafforza l’urgenza di agire per governare e regolamentare i flussi migratori, proseguendo in una strategia di azione che questo governo ha intrapreso con determinazione fin dal suo insediamento».
Jose Mourinho (Getty Images)