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2020-06-06
Conte mette i nostri figli in una teca di plastica
Ansa
Giornata caldissima quella di ieri alla Camera. La maggioranza ha assolutamente bisogno di convertire entro domani il decreto legge sulla scuola, per evitare che decada, ma le opposizioni danno battaglia a colpi di emendamenti, e per il ministro alla Pubblica istruzione, Lucia Azzolina, è notte fonda. L'altro ieri la Camera ha votato, con 305 voti favorevoli e 221 voti contrari, la questione di fiducia posta dal governo sul provvedimento, identico a quello approvato dal Senato, ma il regolamento di Montecitorio prevede comunque un voto finale. Lega e Fratelli d'Italia adottano la tattica dell'ostruzionismo parlamentare, come da manuale, per allungare a dismisura i tempi dell'approvazione e far decadere il decreto. Polemiche a raffica, con il centrodestra che contesta la decisione dei giallorossi di mettere ai voti la «seduta fiume», cioè senza interruzioni. Ben 193 ordini del giorno, dei quali circa 150 presentati dall'opposizione, da proporre e votare allungano i tempi della discussione mentre per le dichiarazioni di voto finali si iscrivono a parlare 172 deputati, in maggioranza leghisti e in parte di Fdi, ciascuno dei quali ha dieci minuti a disposizione. Intorno a mezzogiorno, in aula fa capolino la Azzolina. Alle 14 e 30, i lavori vengono sospesi per la sanificazione dell'aula, e riprendono alle 17 e 30. La seduta è stata sspesa anche durante la serata a causa della bagarre scppiata in Aula: i deputati della Lega hanno alzato uno striscione con la scritta «Azzolina bocciata».
Tra le proposte illustrate in videoconferenza ai sindacati dalla Azzolina e dal premier Giuseppe Conte, c'è quella di utilizzare visiere al posto delle mascherine per mantenere la socialità e garantire gli studenti disabili, ma anche l'installazione di pannelli di plexiglass per mantenere il distanziamento tra i banchi. Mentre alla Camera prosegue il dibattito, le organizzazioni sindacali della scuola, Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda, attaccano il governo e confermano lo sciopero per lunedì prossimo 8 giugno: «Riunione inconcludente», scrivono i sindacati, «voluta dalla ministra Azzolina con la presenza del presidente del Consiglio. Un incontro che ha messo in evidenza la sostanziale inconsistenza dell'azione di governo sulla scuola; a oggi non si va oltre alle generiche intenzioni di tornare alle attività in presenza, ma senza alcun progetto definito e concretamente praticabile. Certamente», aggiungono i sindacati, «non poteva scaturire dalla conferenza che ha visto oltre 50 partecipanti, espressione variamente articolata di rappresentanze del mondo civile e della scuola. Non sono emerse idee risolutive rispetto al lungo elenco di problemi ancora una volta prodotto».
Alle 18, Vito Crimi, reggente del M5s, nervosissimo, attacca l'opposizione su Facebook: «Irresponsabili. E capaci di danneggiare pesantemente studenti, famiglie e mondo della scuola per fare propaganda politica. È inconcepibile», scrive Crimi, «l'atteggiamento di Lega e Fratelli d'Italia che alla Camera dei Deputati cercano di far saltare la conversione in legge del decreto scuola. È questo il senso di responsabilità di cui tanto si vantano?». Crimi però rimedia una figuraccia: «È una grande panzana», replica il senatore Mario Pittoni, presidente della commissione Cultura a palazzo Madama e responsabile Istruzione della Lega, «che in caso di mancata approvazione del decreto scuola salti l'assunzione di 16.000 docenti. È infatti il decreto rilancio a prevedere l'assegnazione di ulteriori 16.000 posti alle procedure ordinarie e straordinarie bandite ai sensi della legge 159/2019.
«Pensare di chiudere i bimbi in classi differenziate e distanziati con il plexiglass è follia», attacca il leader della Lega, Matteo Salvini. «Abbiamo un ministro dell'Istruzione non all'altezza», aggiunge Salvini, «e prima se ne va, magari a lavorare per un'industria di plexiglass, meglio è. Siamo l'unico Paese che non sa ancora quando riapre la scuola, e stiamo discutendo un decreto che è una follia, come anche solo pensare di chiudere i bambini nel plexiglass, che è roba da tso».
Con un post su Facebook, anche l'assessore all'Edilizia scolastica del Comune di Milano, Paolo Limonta, si schiera contro l'idea della Azzolina: «Sento cose che noi maestre e maestri non possiamo sentire. Sento e leggo proposte che prefigurano una scuola in presenza, ma distante. Una scuola», argomenta Limonta, «dove bambini e ragazzi, ancora una volta, sono spettatori passivi e non protagonisti. Io non ci sto. Io continuo a lottare per una scuola aperta, centro vitale dei territori, ricca di cuore e passione. Io voglio una scuola sconfinata. Io non mi farò rinchiudere in un contenitore di plexiglass».
Intanto, alcune scuole di Bergamo si preparano alle nuove regole del distanziamento: tra queste il liceo artistico Giacomo e Pio Manzù, dove sono stati già collocati dei divisori chiari in plexiglass attorno a ciascun banco.
Il voto finale avverrà stamattina alle 11.30.
L'obbligo di mascherina per i bimbi può produrre anche effetti nocivi
Ingabbiare gli studenti nelle teche farà loro più danni del contagio
Ma voi pensate sul serio che dovremo comprare 10 milioni di campane di vetroresina per metterci dentro gli studenti? Ma siete cretini, fate i cretini o ci credete cretini? E voi pappagalli, che nei media riferite seri e precisi i dettagli della gigantesca operazione di tumulazione in massa degli studenti in bare trasparenti, siete dementi, lavorate per dementi o considerate dementi i vostri lettori e spettatori, anzi i cittadini tutti? Ma avete pensato solo un attimo a quel che state dicendo e scrivendo, illustrandolo perfino con foto, progetti e disegni di queste cabine per immunostudenti; non avvertite l'ala sovrana dell'imbecillità avvolgere voi tutti, la scuola, il governo, i commissari, il ministro Lucia Azzolina e l'Italia intera?
Pensate, solo un attimo, per favore, non vi nuocerà alla salute farlo, almeno per un istante. Un paese che in tre mesi non è stato in grado di coprire il fabbisogno (a pagamento) di mascherine, cioè della cosa più piccola e banale che si potesse produrre, dovrebbe ora in un lasso di tempo uguale se non inferiore, dotare tutte le scuole italiane - le fatiscenti scuole italiane dove non si trovano i soldi per riparare un tubo - di una decina di milioni di campane di vetro, e della relativa manutenzione, sanificazione quotidiana. Anche il milione d'insegnanti sarà ricoverato in un astuccio di plexiglass e si muoverà tra gli studenti dentro una navicella trasparente che dovrà essere disinfettata a ogni cambio d'ora. Il sottinteso inquietante di tutto questo investimento massiccio e marziano è che quelle campane di plexiglass dovranno essere usate in permanenza nella scuola di oggi e di domani.
Non sarebbe infatti pensabile allestire questi cimiteri viventi in tutte le scuole di ogni ordine e grado, intubare milioni di ragazzi e docenti sani, compiere un'operazione finanziaria e strutturale così gigantesca, solo per fronteggiare l'eventuale rischio stagionale che il virus torni in autunno. No, evidentemente si sta pensando di convivere stabilmente con la paura della pandemia e la sua profilassi; i ragazzi verranno confezionati in barattolo come i cetriolini sottaceto e i carciofini sottolio, per tutto il loro corso di studi. Altrimenti dovrei dire che si pensa a questo investimento pazzesco e fugace solo per dare soldi a qualcuno e riceverli sottobanco - è il caso di dire - da qualcuno...
Ora ricapitoliamo i dati per tornare alla realtà e per rassicurarci che non stiamo in qualche film comico di fantascienza. Stanno pensando di riaprire le scuole in presenza e in sicurezza.
Per realizzare questo progetto si mettono al lavoro imponenti comitati tecnico-scientifici, task force, aziende di consulenza che producono prototipi, sciami di amministratori e commissari governativi, più la ministra dalle labbra rosse, evoluzione hard della maestrina dalla penna rossa. Si studiano le proposte più strane, caschi permanenti o perlomeno visiere, pannelli parafiato e parasputi in plexiglass, corridoi umanitari per accedere alle scuole in sicurezza, tunnel di vetroresina come quelli che collegano gli spogliatoi ai campi da gioco, grembiulini per alieni, cabine come ai tempi dei telefoni a gettoni...
L'unico precedente che io ricordi di una cosa del genere è Rischiatutto, il quiz di Mike Bongiorno degli anni Settanta, dove i concorrenti dovevano entrare in una campana di vetro per rispondere al quiz. La definizione di Rischiatutto mi pare peraltro la più appropriata per descrivere il rischio sanitario e la sua profilassi. Qui però non si vince niente, non sono in gioco i soldi ma solo la salute; soprattutto mentale. Naturalmente la storia dei concorrenti televisivi sotto vetro risale agli albori della televisione, da Lascia o Raddoppia a Campanile sera.
La realtà, la scuola, sta diventando un'imitazione tardona della televisione.
La cosa più bella della scuola di ieri erano i banchi condivisi con un compagno, poi quello davanti, quello di dietro, quello di fianco con cui trescare, chiacchierare, scambiarsi informazioni e compiti; la cosa più bella era alzarsi, incontrarsi, toccarsi, avvicinarsi alla cattedra, senza essere respinti come appestati, vivere insieme l'avventura quotidiana della scuola. Guardarsi negli occhi, parlarsi viso a viso senza sentirsi nel parlatorio dei carcerati o allo sportello delle poste. Non si può andare a scuola equipaggiati da astronauti, da sommozzatori, da contagiati. Non si può andare a scuola pensando che la priorità non sia studiare, sapere, capire, ma proteggersi dal prossimo, tenersi a distanza, temere il docente più per il contagio che per il giudizio. Scansare non le interrogazioni ma gli sputi della docente e dei compagni di vetro-classe. Non si può insegnare, imparare, vivere, comunicare, in quelle condizioni. Per favore, diteci che ci state prendendo in giro, che avete allestito uno scherzo per coglionarci in massa, per prendervi gioco di noi. Perché non si può pensare davvero che un Paese, un governo, un intero sistema scolastico, un ministero della pubblica istruzione possano con serietà occuparsi di queste costosissime minchiate (lo dico a scopo didattico nel gergo originario della ministra sicula).
Perché poi alla fine, dopo aver distrutto la società, i rapporti umani, il lavoro, l'economia, la scuola, l'istruzione, uno è costretto a dire che il rischio eventuale di un virus diventa a questo punto il minore dei mali, e comunque solo ipotetico. Mentre tutti gli altri mali elencati sono reali, effettivi e decisamente più incurabili. Nelle campane di vetro lasciateci santi e madonne.
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Riduci
La maratona d'aula prosegue durante la notte, oggi voto finale I deputati di Lega e Fdi danno battaglia a colpi di emendamenti. Genitori e associazioni chiedono chiarezza: « È un potenziale veicolo di infezione». Mentre le scuole cadono a pezzi, dal ministero arriva l'idea di chiudere in campane di plexiglass gli alunni. Così i ragazzi perderanno l'esperienza della condivisione e ci si arrenderà alla paura della pandemia. Lo speciale contiene tre articoli. Giornata caldissima quella di ieri alla Camera. La maggioranza ha assolutamente bisogno di convertire entro domani il decreto legge sulla scuola, per evitare che decada, ma le opposizioni danno battaglia a colpi di emendamenti, e per il ministro alla Pubblica istruzione, Lucia Azzolina, è notte fonda. L'altro ieri la Camera ha votato, con 305 voti favorevoli e 221 voti contrari, la questione di fiducia posta dal governo sul provvedimento, identico a quello approvato dal Senato, ma il regolamento di Montecitorio prevede comunque un voto finale. Lega e Fratelli d'Italia adottano la tattica dell'ostruzionismo parlamentare, come da manuale, per allungare a dismisura i tempi dell'approvazione e far decadere il decreto. Polemiche a raffica, con il centrodestra che contesta la decisione dei giallorossi di mettere ai voti la «seduta fiume», cioè senza interruzioni. Ben 193 ordini del giorno, dei quali circa 150 presentati dall'opposizione, da proporre e votare allungano i tempi della discussione mentre per le dichiarazioni di voto finali si iscrivono a parlare 172 deputati, in maggioranza leghisti e in parte di Fdi, ciascuno dei quali ha dieci minuti a disposizione. Intorno a mezzogiorno, in aula fa capolino la Azzolina. Alle 14 e 30, i lavori vengono sospesi per la sanificazione dell'aula, e riprendono alle 17 e 30. La seduta è stata sspesa anche durante la serata a causa della bagarre scppiata in Aula: i deputati della Lega hanno alzato uno striscione con la scritta «Azzolina bocciata». Tra le proposte illustrate in videoconferenza ai sindacati dalla Azzolina e dal premier Giuseppe Conte, c'è quella di utilizzare visiere al posto delle mascherine per mantenere la socialità e garantire gli studenti disabili, ma anche l'installazione di pannelli di plexiglass per mantenere il distanziamento tra i banchi. Mentre alla Camera prosegue il dibattito, le organizzazioni sindacali della scuola, Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda, attaccano il governo e confermano lo sciopero per lunedì prossimo 8 giugno: «Riunione inconcludente», scrivono i sindacati, «voluta dalla ministra Azzolina con la presenza del presidente del Consiglio. Un incontro che ha messo in evidenza la sostanziale inconsistenza dell'azione di governo sulla scuola; a oggi non si va oltre alle generiche intenzioni di tornare alle attività in presenza, ma senza alcun progetto definito e concretamente praticabile. Certamente», aggiungono i sindacati, «non poteva scaturire dalla conferenza che ha visto oltre 50 partecipanti, espressione variamente articolata di rappresentanze del mondo civile e della scuola. Non sono emerse idee risolutive rispetto al lungo elenco di problemi ancora una volta prodotto». Alle 18, Vito Crimi, reggente del M5s, nervosissimo, attacca l'opposizione su Facebook: «Irresponsabili. E capaci di danneggiare pesantemente studenti, famiglie e mondo della scuola per fare propaganda politica. È inconcepibile», scrive Crimi, «l'atteggiamento di Lega e Fratelli d'Italia che alla Camera dei Deputati cercano di far saltare la conversione in legge del decreto scuola. È questo il senso di responsabilità di cui tanto si vantano?». Crimi però rimedia una figuraccia: «È una grande panzana», replica il senatore Mario Pittoni, presidente della commissione Cultura a palazzo Madama e responsabile Istruzione della Lega, «che in caso di mancata approvazione del decreto scuola salti l'assunzione di 16.000 docenti. È infatti il decreto rilancio a prevedere l'assegnazione di ulteriori 16.000 posti alle procedure ordinarie e straordinarie bandite ai sensi della legge 159/2019. «Pensare di chiudere i bimbi in classi differenziate e distanziati con il plexiglass è follia», attacca il leader della Lega, Matteo Salvini. «Abbiamo un ministro dell'Istruzione non all'altezza», aggiunge Salvini, «e prima se ne va, magari a lavorare per un'industria di plexiglass, meglio è. Siamo l'unico Paese che non sa ancora quando riapre la scuola, e stiamo discutendo un decreto che è una follia, come anche solo pensare di chiudere i bambini nel plexiglass, che è roba da tso». Con un post su Facebook, anche l'assessore all'Edilizia scolastica del Comune di Milano, Paolo Limonta, si schiera contro l'idea della Azzolina: «Sento cose che noi maestre e maestri non possiamo sentire. Sento e leggo proposte che prefigurano una scuola in presenza, ma distante. Una scuola», argomenta Limonta, «dove bambini e ragazzi, ancora una volta, sono spettatori passivi e non protagonisti. Io non ci sto. Io continuo a lottare per una scuola aperta, centro vitale dei territori, ricca di cuore e passione. Io voglio una scuola sconfinata. Io non mi farò rinchiudere in un contenitore di plexiglass». Intanto, alcune scuole di Bergamo si preparano alle nuove regole del distanziamento: tra queste il liceo artistico Giacomo e Pio Manzù, dove sono stati già collocati dei divisori chiari in plexiglass attorno a ciascun banco. Il voto finale avverrà stamattina alle 11.30. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/decreto-a-rischio-il-governo-non-riesce-a-riaprire-le-scuole-2646155982.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="l-obbligo-di-mascherina-per-i-bimbi-puo-produrre-anche-effetti-nocivi" data-post-id="2646155982" data-published-at="1591385785" data-use-pagination="False"> L'obbligo di mascherina per i bimbi può produrre anche effetti nocivi <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/decreto-a-rischio-il-governo-non-riesce-a-riaprire-le-scuole-2646155982.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="ingabbiare-gli-studenti-nelle-teche-fara-loro-piu-danni-del-contagio" data-post-id="2646155982" data-published-at="1591385785" data-use-pagination="False"> Ingabbiare gli studenti nelle teche farà loro più danni del contagio Ma voi pensate sul serio che dovremo comprare 10 milioni di campane di vetroresina per metterci dentro gli studenti? Ma siete cretini, fate i cretini o ci credete cretini? E voi pappagalli, che nei media riferite seri e precisi i dettagli della gigantesca operazione di tumulazione in massa degli studenti in bare trasparenti, siete dementi, lavorate per dementi o considerate dementi i vostri lettori e spettatori, anzi i cittadini tutti? Ma avete pensato solo un attimo a quel che state dicendo e scrivendo, illustrandolo perfino con foto, progetti e disegni di queste cabine per immunostudenti; non avvertite l'ala sovrana dell'imbecillità avvolgere voi tutti, la scuola, il governo, i commissari, il ministro Lucia Azzolina e l'Italia intera? Pensate, solo un attimo, per favore, non vi nuocerà alla salute farlo, almeno per un istante. Un paese che in tre mesi non è stato in grado di coprire il fabbisogno (a pagamento) di mascherine, cioè della cosa più piccola e banale che si potesse produrre, dovrebbe ora in un lasso di tempo uguale se non inferiore, dotare tutte le scuole italiane - le fatiscenti scuole italiane dove non si trovano i soldi per riparare un tubo - di una decina di milioni di campane di vetro, e della relativa manutenzione, sanificazione quotidiana. Anche il milione d'insegnanti sarà ricoverato in un astuccio di plexiglass e si muoverà tra gli studenti dentro una navicella trasparente che dovrà essere disinfettata a ogni cambio d'ora. Il sottinteso inquietante di tutto questo investimento massiccio e marziano è che quelle campane di plexiglass dovranno essere usate in permanenza nella scuola di oggi e di domani. Non sarebbe infatti pensabile allestire questi cimiteri viventi in tutte le scuole di ogni ordine e grado, intubare milioni di ragazzi e docenti sani, compiere un'operazione finanziaria e strutturale così gigantesca, solo per fronteggiare l'eventuale rischio stagionale che il virus torni in autunno. No, evidentemente si sta pensando di convivere stabilmente con la paura della pandemia e la sua profilassi; i ragazzi verranno confezionati in barattolo come i cetriolini sottaceto e i carciofini sottolio, per tutto il loro corso di studi. Altrimenti dovrei dire che si pensa a questo investimento pazzesco e fugace solo per dare soldi a qualcuno e riceverli sottobanco - è il caso di dire - da qualcuno... Ora ricapitoliamo i dati per tornare alla realtà e per rassicurarci che non stiamo in qualche film comico di fantascienza. Stanno pensando di riaprire le scuole in presenza e in sicurezza. Per realizzare questo progetto si mettono al lavoro imponenti comitati tecnico-scientifici, task force, aziende di consulenza che producono prototipi, sciami di amministratori e commissari governativi, più la ministra dalle labbra rosse, evoluzione hard della maestrina dalla penna rossa. Si studiano le proposte più strane, caschi permanenti o perlomeno visiere, pannelli parafiato e parasputi in plexiglass, corridoi umanitari per accedere alle scuole in sicurezza, tunnel di vetroresina come quelli che collegano gli spogliatoi ai campi da gioco, grembiulini per alieni, cabine come ai tempi dei telefoni a gettoni... L'unico precedente che io ricordi di una cosa del genere è Rischiatutto, il quiz di Mike Bongiorno degli anni Settanta, dove i concorrenti dovevano entrare in una campana di vetro per rispondere al quiz. La definizione di Rischiatutto mi pare peraltro la più appropriata per descrivere il rischio sanitario e la sua profilassi. Qui però non si vince niente, non sono in gioco i soldi ma solo la salute; soprattutto mentale. Naturalmente la storia dei concorrenti televisivi sotto vetro risale agli albori della televisione, da Lascia o Raddoppia a Campanile sera. La realtà, la scuola, sta diventando un'imitazione tardona della televisione. La cosa più bella della scuola di ieri erano i banchi condivisi con un compagno, poi quello davanti, quello di dietro, quello di fianco con cui trescare, chiacchierare, scambiarsi informazioni e compiti; la cosa più bella era alzarsi, incontrarsi, toccarsi, avvicinarsi alla cattedra, senza essere respinti come appestati, vivere insieme l'avventura quotidiana della scuola. Guardarsi negli occhi, parlarsi viso a viso senza sentirsi nel parlatorio dei carcerati o allo sportello delle poste. Non si può andare a scuola equipaggiati da astronauti, da sommozzatori, da contagiati. Non si può andare a scuola pensando che la priorità non sia studiare, sapere, capire, ma proteggersi dal prossimo, tenersi a distanza, temere il docente più per il contagio che per il giudizio. Scansare non le interrogazioni ma gli sputi della docente e dei compagni di vetro-classe. Non si può insegnare, imparare, vivere, comunicare, in quelle condizioni. Per favore, diteci che ci state prendendo in giro, che avete allestito uno scherzo per coglionarci in massa, per prendervi gioco di noi. Perché non si può pensare davvero che un Paese, un governo, un intero sistema scolastico, un ministero della pubblica istruzione possano con serietà occuparsi di queste costosissime minchiate (lo dico a scopo didattico nel gergo originario della ministra sicula). Perché poi alla fine, dopo aver distrutto la società, i rapporti umani, il lavoro, l'economia, la scuola, l'istruzione, uno è costretto a dire che il rischio eventuale di un virus diventa a questo punto il minore dei mali, e comunque solo ipotetico. Mentre tutti gli altri mali elencati sono reali, effettivi e decisamente più incurabili. Nelle campane di vetro lasciateci santi e madonne.
Il premier: «Il governo ci ha creduto fin dall’inizio, impulso decisivo per nuovi traguardi».
«Il governo ha creduto fin dall’inizio in questa sfida e ha fatto la sua parte per raggiungere questo traguardo. Ringrazio i ministri Lollobrigida e Giuli che hanno seguito il dossier, ma è stata una partita che non abbiamo giocato da soli: abbiamo vinto questa sfida insieme al popolo italiano. Questo riconoscimento imprimerà al sistema Italia un impulso decisivo per raggiungere nuovi traguardi».
Lo ha detto la premier Giorgia Meloni in un videomessaggio celebrando l’entrata della cucina italiana nei patrimoni culturali immateriali dell’umanità. È la prima cucina al mondo a essere riconosciuta nella sua interezza. A deliberarlo, all’unanimità, è stato il Comitato intergovernativo dell’Unesco, riunito a New Delhi, in India.
Ansa
I vaccini a Rna messaggero contro il Covid favoriscono e velocizzano, se a dosi ripetute, la crescita di piccoli tumori già presenti nell’organismo e velocizzano la crescita di metastasi. È quanto emerge dalla letteratura scientifica e, in particolare, dagli esperimenti fatti in vitro sulle cellule e quelli sui topi, così come viene esposto nello studio pubblicato lo scorso 2 dicembre sulla rivista Mdpi da Ciro Isidoro, biologo, medico, patologo e oncologo sperimentale, nonché professore ordinario di patologia generale all’Università del Piemonte orientale di Novara. Lo studio è una review, ovvero una sintesi critica dei lavori scientifici pubblicati finora sull’argomento, e le conclusioni a cui arriva sono assai preoccupanti. Dai dati scientifici emerge che sia il vaccino a mRna contro il Covid sia lo stesso virus possono favorire la crescita di tumori e metastasi già esistenti. Inoltre, alla luce dei dati clinici a disposizione, emerge sempre più chiaramente che a questo rischio di tumori e metastasi «accelerati» appaiono più esposti i vaccinati con più dosi. Fa notare Isidoro: «Proprio a causa delle ripetute vaccinazioni i vaccinati sono più soggetti a contagiarsi e dunque - sebbene sia vero che il vaccino li protegge, ma temporaneamente, dal Covid grave - queste persone si ritrovano nella condizione di poter subire contemporaneamente i rischi oncologici provocati da vaccino e virus naturale messi insieme».
Sono diversi i meccanismi cellulari attraverso cui il vaccino può velocizzare l’andamento del cancro analizzati negli studi citati nella review di Isidoro, intitolata «Sars-Cov2 e vaccini anti-Covid-19 a mRna: Esiste un plausibile legame meccanicistico con il cancro?». Tra questi studi, alcuni rilevano che, in conseguenza della vaccinazione anti-Covid a mRna - e anche in conseguenza del Covid -, «si riduce Ace 2», enzima convertitore di una molecola chiamata angiotensina II, favorendo il permanere di questa molecola che favorisce a sua volta la proliferazione dei tumori. Altri dati analizzati nella review dimostrano inoltre che sia il virus che i vaccini di nuova generazione portano ad attivazione di geni e dunque all’attivazione di cellule tumorali. Altri dati ancora mostrano come sia il virus che il vaccino inibiscano l’espressione di proteine che proteggono dalle mutazioni del Dna.
Insomma, il vaccino anti-Covid, così come il virus, interferisce nei meccanismi cellulari di protezione dal cancro esponendo a maggiori rischi chi ha già una predisposizione genetica alla formazione di cellule tumorali e i malati oncologici con tumori dormienti, spiega Isidoro, facendo notare come i vaccinati con tre o più dosi si sono rivelati più esposti al contagio «perché il sistema immunitario in qualche modo viene ingannato e si adatta alla spike e dunque rende queste persone più suscettibili ad infettarsi».
Nella review anche alcune conferme agli esperimenti in vitro che arrivano dal mondo reale, come uno studio retrospettivo basato su un’ampia coorte di individui non vaccinati (595.007) e vaccinati (2.380.028) a Seul, che ha rilevato un’associazione tra vaccinazione e aumento del rischio di cancro alla tiroide, allo stomaco, al colon-retto, al polmone, al seno e alla prostata. «Questi dati se considerati nel loro insieme», spiega Isidoro, «convergono alla stessa conclusione: dovrebbero suscitare sospetti e stimolare una discussione nella comunità scientifica».
D’altra parte, anche Katalin Karikó, la biochimica vincitrice nel 2023 del Nobel per la Medicina proprio in virtù dei suoi studi sull’Rna applicati ai vaccini anti Covid, aveva parlato di questi possibili effetti collaterali di «acceleratore di tumori già esistenti». In particolare, in un’intervista rilasciata a Die Welt lo scorso gennaio, la ricercatrice ungherese aveva riferito della conversazione con una donna sulla quale, due giorni dopo l’inoculazione, era comparso «un grosso nodulo al seno». La signora aveva attribuito l’insorgenza del cancro al vaccino, mentre la scienziata lo escludeva ma tuttavia forniva una spiegazione del fenomeno: «Il cancro c’era già», spiegava Karikó, «e la vaccinazione ha dato una spinta in più al sistema immunitario, così che le cellule di difesa immunitaria si sono precipitate in gran numero sul nemico», sostenendo, infine, che il vaccino avrebbe consentito alla malcapitata di «scoprire più velocemente il cancro», affermazione che ha lasciato e ancor di più oggi lascia - alla luce di questo studio di Isidoro - irrisolti tanti interrogativi, soprattutto di fronte all’incremento in numero dei cosiddetti turbo-cancri e alla riattivazione di metastasi in malati oncologici, tutti eventi che si sono manifestati post vaccinazione anti- Covid e non hanno trovato altro tipo di plausibilità biologica diversa da una possibile correlazione con i preparati a mRna.
«Marginale il gabinetto di Speranza»
Mentre eravamo chiusi in casa durante il lockdown, il più lungo di tutti i Paesi occidentali, ognuno di noi era certo in cuor suo che i decisori che apparecchiavano ogni giorno alle 18 il tragico rito della lettura dei contagi e dei decessi sapessero ciò che stavano facendo. In realtà, al netto di un accettabile margine di impreparazione vista l’emergenza del tutto nuova, nelle tante stanze dei bottoni che il governo Pd-M5S di allora, guidato da Giuseppe Conte, aveva istituito, andavano tutti in ordine sparso. E l’audizione in commissione Covid del proctologo del San Raffaele Pierpaolo Sileri, allora viceministro alla Salute in quota 5 stelle, ha reso ancor più tangibile il livello d’improvvisazione e sciatteria di chi allora prese le decisioni e oggi è impegnato in tripli salti carpiati pur di rinnegarne la paternità. È il caso, ad esempio, del senatore Francesco Boccia del Pd, che ieri è intervenuto con zelante sollecitudine rivolgendo a Sileri alcune domande che son suonate più come ingannevoli asseverazioni. Una per tutte: «Io penso che il gabinetto del ministero della salute (guidato da Roberto Speranza, ndr) fosse assolutamente marginale, decidevano Protezione civile e coordinamento dei ministri». Il senso dell’intervento di Boccia non è difficile da cogliere: minimizzare le responsabilità del primo imputato della malagestione pandemica, Speranza, collega di partito di Boccia, e rovesciare gli oneri ora sul Cts, ora sulla Protezione civile, eventualmente sul governo ma in senso collegiale. «Puoi chiarire questi aspetti così li mettiamo a verbale?», ha chiesto Boccia a Sileri. L’ex sottosegretario alla salute, però, non ha dato la risposta desiderata: «Il mio ruolo era marginale», ha dichiarato Sileri, impegnato a sua volta a liberarsi del peso degli errori e delle omissioni in nome di un malcelato «io non c’ero, e se c’ero dormivo», «il Cts faceva la valutazione scientifica e la dava alla politica. Era il governo che poi decideva». Quello stesso governo dove Speranza, per forza di cose, allora era il componente più rilevante. Sileri ha dichiarato di essere stato isolato dai funzionari del ministero: «Alle riunioni non credo aver preso parte se non una volta» e «i Dpcm li ricevevo direttamente in aula, non ne avevo nemmeno una copia». Che questo racconto sia funzionale all’obiettivo di scaricare le responsabilità su altri, è un dato di fatto, ma l’immagine che ne esce è quella di decisori «inadeguati e tragicomici», come ebbe già ad ammettere l’altro sottosegretario Sandra Zampa (Pd).Anche sull’adozione dell’antiscientifica «terapia» a base di paracetamolo (Tachipirina) e vigile attesa, Sileri ha dichiarato di essere totalmente estraneo alla decisione: «Non so chi ha redatto la circolare del 30 novembre 2020 che dava agli antinfiammatori un ruolo marginale, ne ho scoperto l’esistenza soltanto dopo che era già uscita». Certo, ha ammesso, a novembre poteva essere dato maggiore spazio ai Fans perché «da marzo avevamo capito che non erano poi così malvagi». Bontà sua. Per Alice Buonguerrieri (Fdi) «è la conferma che la gestione del Covid affogasse nella confusione più assoluta». Boccia è tornato all’attacco anche sul piano pandemico: «Alcuni virologi hanno ribadito che era scientificamente impossibile averlo su Sars Cov-2, confermi?». «L'impatto era inatteso, ma ovviamente avere un piano pandemico aggiornato avrebbe fatto grosse differenze», ha replicato Sileri, che nel corso dell’audizione ha anche preso le distanze dalle misure suggerite dall’Oms che «aveva un grosso peso politico da parte dalla Cina». «I burocrati nominati da Speranza sono stati lasciati spadroneggiare per coprire le scelte errate dei vertici politici», è il commento di Antonella Zedda, vicepresidente dei senatori di Fratelli d’Italia, alla «chicca» emersa in commissione: un messaggio di fuoco che l’allora capo di gabinetto del ministero Goffredo Zaccardi indirizzò a Sileri («Stai buono o tiro fuori i dossier che ho nel cassetto», avrebbe scritto).In che mani siamo stati.
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Ecco #DimmiLaVerità del 10 dicembre 2025. Con il nostro Alessandro Rico analizziamo gli ostacoli che molti leader europei mettono sulla strada della pace in Ucraina.
L’intesa riguarda l’acquisto di un’area di 15.000 metri quadrati dal Consorzio ZAI e prevede un investimento complessivo di circa 20 milioni di euro. Si tratta di un progetto greenfield, cioè realizzato ex novo, che darà vita a un centro di manutenzione pensato fin dall’origine per rispondere alle esigenze della logistica ferroviaria europea e alla crescita del traffico merci su rotaia.
Il nuovo impianto sarà concepito secondo un modello open access, dunque accessibile a locomotive di diversi costruttori. L’hub ospiterà cinque binari dedicati alla manutenzione leggera e un binario riservato al tornio per la riprofilatura delle ruote, consentendo di effettuare test e interventi su locomotive multisistema e in corrente continua, compatibili con i principali sistemi di segnalamento europei. L’obiettivo è garantire elevati livelli di affidabilità e disponibilità operativa dei mezzi attraverso ispezioni programmate e interventi rapidi lungo l’intero ciclo di vita dei veicoli.
La scelta di Verona si lega alla centralità del corridoio Verona–Brennero, infrastruttura destinata a un deciso aumento della capacità ferroviaria con l’apertura della Galleria di Base del Brennero, prevista per il 2032. Il nuovo hub si inserirà inoltre in una rete già consolidata, integrandosi con il Rail Service Center di Siemens Mobility a Novara, operativo dal 2015 sul corridoio TEN-T Reno-Alpi e oggi punto di riferimento per la manutenzione di oltre 120 locomotive di operatori europei.
«Questo investimento rappresenta un ulteriore passo nel nostro impegno a favore di un trasporto merci sempre più sostenibile», ha dichiarato Pierfrancesco De Rossi, Ceo di Siemens Mobility in Italia. Secondo De Rossi, il nuovo hub di Verona è «una scelta strategica che conferma la fiducia di Siemens Mobility nel Paese e nel suo ruolo centrale nello sviluppo del settore», con l’obiettivo di rafforzare la posizione dell’Italia nella rete logistica europea e sostenere il passaggio verso modalità di trasporto meno impattanti.
Il progetto nasce dall’integrazione delle competenze delle due aziende. Siemens Mobility porterà a Verona l’esperienza maturata nella manutenzione delle locomotive dedicate al trasporto merci, mentre RAILPOOL contribuirà con il know-how sviluppato a livello europeo, facendo leva su sei officine di proprietà e su una rete di supporto che può contare su oltre 4.500 parti di ricambio disponibili a magazzino.
«Con il nuovo centro di manutenzione di Verona ampliamo il nostro potenziale manutentivo in una delle aree logistiche più strategiche d’Europa», ha spiegato Alberto Lacchini, General Manager di RAILPOOL Italia. Si tratta, ha aggiunto, di un investimento che riflette «un impegno di lungo periodo nel fornire soluzioni di leasing affidabili e complete», in grado di rispondere a esigenze operative in continua evoluzione.
La collaborazione tra Siemens Mobility e RAILPOOL si inserisce in un percorso avviato nel 2024, quando le due società hanno sottoscritto un accordo quadro per la fornitura a RAILPOOL di circa 250 locomotive, incluse le varianti multisistema Vectron oggi operative in 16 Paesi lungo i principali corridoi ferroviari europei.
Sul valore dell’investimento è intervenuta anche Barbara Cimmino, vice presidente di Confindustria per l’Export e l’Attrazione degli Investimenti e presidente dell’Advisory Board Investitori Esteri. «L’investimento di Siemens Mobility in Veneto è un segnale significativo per la competitività italiana», ha affermato, sottolineando come il progetto confermi la centralità del Paese nella logistica ferroviaria europea e nei processi di transizione sostenibile. Un’iniziativa che, secondo Cimmino, evidenzia il contributo degli investitori internazionali nel rafforzare le filiere strategiche e la capacità dell’Italia di offrire ecosistemi solidi e competenze tecniche avanzate.
Per Siemens Mobility, la manutenzione delle locomotive resta una delle attività centrali anche in Italia, all’interno di una rete globale che comprende oltre 100 sedi in più di 30 Paesi e circa 7.000 specialisti. L’apertura del nuovo hub di Verona consolida questo presidio e rafforza il ruolo del Paese come snodo industriale e logistico in una fase di forte crescita del trasporto merci su ferro.
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