2020-10-07
Decreti da sicurezza ad accoglienza. Per Conte è uguale, Mattarella felice
Giuseppe Conte e Matteo Salvini (Getty Images)
Cancellazione delle multe alle Ong, nessuna confisca per le navi e il ritorno del meccanismo della protezione speciale. Tempi più brevi pure per la cittadinanza. Matteo Salvini: «Porti e portafogli aperti a scafisti e clandestini».Il Consiglio dei ministri, con la retromarcia innestata, ha dato il via libera al testo che riscrive i Decreti sicurezza di Matteo Salvini, riportando l'Italia al 2018. Ma con qualche ritocchino per non urtare suscettibilità grilline e per non mettere in imbarazzo Giuseppe Conte che, prima di governare con dem e post comunisti, aveva condiviso le riforme gialloverdi al punto da stringere tra le mani, durante la conferenza stampa di presentazione del 24 settembre 2018, l'hastag #decretosalvini Sicurezza e immigrazione. I fotografi lo immortalarono sorridente al fianco dell'ex ministro dell'Interno. A parte le piccole accortezze per Giuseppi, però, leggendo il testo risulta subito evidente che è stato accontentato soprattutto il presidente Sergio Mattarella. Sotto ai rilievi che il presidente aveva fatto in sede di emanazione, il Consiglio dei ministri sembra aver steso un tappeto rosso. Ed ecco che i Decreti sicurezza si sono trasformati nei Decreti accoglienza, con la cancellazione delle multe per le Ong, nessuna confisca per le navi e, soprattutto, un grande ritorno: il meccanismo della protezione umanitaria con un allargamento delle maglie della protezione speciale. Una sorta di Sprar 2.0. Con tempi più brevi pure per la concessione della cittadinanza. Con in più due norme, soprannominate Willy (in onore di Willy Monteiro), per appesantire i Daspo dai locali e per far diventare più aspre le pene per l'utilizzo distorto del Web. Una pillola per rendere ai pentastellati meno indigesta la restaurazione della protezione umanitaria. L'impianto è quello dell'accordo raggiunto dalle variegate anime del governo a luglio.Le norme pro OngIl testo del nuovo decreto interviene sulle sanzioni relative al divieto di transito delle navi nelle acque territoriali. Per le operazioni di soccorso, la disciplina di divieto non si applicherà nell'ipotesi in cui vi sia stata la comunicazione al centro di coordinamento e allo Stato di bandiera e siano state rispettate le indicazioni della competente autorità per la ricerca e il soccorso in mare. In caso di violazione del divieto, si richiama la disciplina vigente del Codice della navigazione, che prevede la reclusione fino a due anni e una multa da 10.000 a 50.000 euro (ma in sede penale). Sono state eliminate, quindi, le sanzioni amministrative introdotte in precedenza. In caso ricorrano i motivi di ordine e sicurezza pubblica o di violazione delle norme sul traffico di migranti via mare, si prevede che il provvedimento di divieto sia adottato, su proposta del ministro dell'Interno, di concerto con i ministri della Difesa e delle Infrastrutture, previa informazione al presidente del Consiglio.Lo Sprar 2.0Il decreto riforma il sistema di accoglienza destinato ai richiedenti protezione internazionale e ai titolari di protezione, con la creazione di un nuovo «Sistema di accoglienza e integrazione». Le attività di prima assistenza continueranno a essere svolte nei centri ordinari e straordinari. Successivamente, però, il Sistema si articolerà su due livelli di prestazioni: il primo dedicato ai richiedenti protezione internazionale, il secondo a coloro che ne sono già titolari, con servizi aggiuntivi finalizzati all'integrazione.Protezione internazionale Inserito il divieto di espulsione e respingimento nel caso in cui il rimpatrio determini il rischio di tortura. Con il decreto, si aggiunge a questa ipotesi il rischio che lo straniero sia sottoposto a trattamenti inumani o degradanti e se ne vieta l'espulsione anche nei casi di rischio di violazione del diritto al rispetto della sua vita privata e familiare (in questi casi si prevede il rilascio del permesso di soggiorno per protezione speciale). Permessi più faciliIl decreto modifica la disciplina vigente in materia di requisiti per il rilascio del permesso di soggiorno richiesto dal cittadino straniero per esigenze di protezione, di limiti per l'ingresso e per il transito di unità navali in acque territoriali italiane e di inapplicabilità della causa di non punibilità per «particolare tenuità del fatto» ad alcune fattispecie di reato. In materia di condizione giuridica dello straniero, il provvedimento affronta il tema della possibilità di conversione dei permessi di soggiorno rilasciati per altre ragioni in permessi di lavoro. Alle categorie già previste, si aggiungono quelle di protezione speciale, calamità, residenza elettiva, acquisto del diritto di cittadinanza o dello stato di apolide, attività sportiva, lavoro di tipo artistico, motivi religiosi e assistenza ai minori.«Invece di costruire, distruggono», ha commentato a caldo Salvini: «Smontano Quota 100 e Flat Tax per le partite iva, disastrano la scuola e tornano ai porti e portafogli aperti per scafisti e clandestini, cancellando i Decreti sicurezza». Poi promette: «Li fermeremo, come promesso, anche grazie alle firme dei cittadini. L'Italia merita di meglio». «La modifica dei Decreti sicurezza è l'ennesima dimostrazione di una politica che vuole trasformare l'Italia in un campo profughi d'Europa e lo smantellamento di qualunque possibilità di difendere i nostri confini da parte dello Stato italiano e di fare politiche serie in materia di immigrazione irregolare». È stato il commento di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia, che considera anche «un paradosso» scegliere di «prendere nello stesso momento ulteriori misure restrittive per gli italiani» e fare in modo che «non valgano per le Organizzazioni non governative. Un furore ideologico che rischia di devastare l'Italia e che la dice lunga sulle priorità di questa maggioranza».
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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