2024-02-29
Un argonauta della cultura non conforme: gli 80 anni di Gianfranco de Turris
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Julius Evola e Gianfranco de Turris (Fondazione Evola)
Un libro raccoglie interventi, ricordi e testimonianze sull’infaticabile esponente della Fondazione Evola, da decenni in prima fila nella battaglia metapolitica.«Una delle personalità intellettualmente più curiose e trasversali degli ultimi sei decenni italiani»: così viene definito Gianfranco de Turris all’inizio del volume che Giovanni Sessa e Andrea Scarabelli hanno dedicato al decano degli studi sul fantastico in Italia in occasione dei suoi primi 80 anni. Il volume si intitola, Gianfranco de Turris, uomo di espressioni varie e tradizione una (Oaks editrice), con chiaro riferimento al sottotitolo della incendiaria rivista curata da Julius Evola negli anni Trenta, La Torre (che, a sua volta, de Turris evoca «magicamente» nel suo cognome).Proprio Evola, insieme a Tolkien e Lovecraft sono del resto i punti di riferimento che hanno illuminato il cammino dello studioso romano. Nato il 19 febbraio 1944, De Turris è stato vicecaporedattore del Giornale Radio Rai per la cultura, è consulente editoriale per le Edizioni Mediterranee di Roma e segretario della Fondazione Julius Evola. È stato ideatore ed editorialista del programma di Rai Radio 1 L'Argonauta e ha collaborato con L'Italiano, Il Conciliatore, Linea, Secolo d'Italia, Il Tempo, L'Italia che scrive, Roma, Dialoghi, Liberal, Il Giornale d'Italia, L'Indipendente, Prospettive nel mondo, La Destra, Il Giornale, Area, L'Italia Settimanale e Intervento. Su tali testate ha parlato praticamente di tutto, ma concentrandosi soprattutto su due fronti: da un lato, la tutela dell’eredità culturale evoliana, facendo sì che il pensatore tradizionalista venisse studiato come uno dei grandi classici del Novecento anziché «un triste e dissennato figuro» di cui «si vergognerebbe il mago Otelma» (come lo definì Umberto Eco). Una missione, si può dire, in gran parte compiuta. Il secondo fronte dell’offensiva metapolitica deturrisiana è stato quello della divulgazione, della teorizzazione, della difesa del fantastico da tutte le scomuniche «realistiche» di marca razionalista o marxista. Per questo si è scontrato per anni con una sinistra trinariciuta pronta a dare del fascista a chiunque parlasse di draghi e cavalieri e deviasse dal romanzo sociale alla Émile Zola, salvo, negli ultimi 20 anni, sentirsi dare dell’usurpatore in casa d’altri dalla stessa sinistra trinariciuta che nel frattempo si era accorta della popolarità del fantasy e tentava di gettarvi sopra una tardiva velleità egemonica. E così, di colpo, l’accusa di essere fascista perché si occupava di fantasy e fantascienza si è ribaltata in quella speculare di non poter parlare di fantasy e fantascienza in quanto presunto fascista, e in genera ad opera degli stessi identici ambienti, evidentemente folgorati dal clamoroso successo del film del Signore degli anelli e quindi desiderosi di spostare un po’ più in là i paletti della cittadella proibita della cultura, di cui solo loro hanno le chiavi.In Gianfranco de Turris, uomo di espressioni varie e tradizione una troviamo quindi una serie di interventi molto differenti per tono, argomento e forma. C’è chi ha voluto raccogliere i propri ricordi personali relativi al festeggiato, chi ha approfondito singoli aspetti della sua opera, chi, ancora, si è dilungato su temi che hanno più a che fare con gli interessi di de Turris anziché con i suoi scritti in senso stretto, come peraltro si usa fare nei Festschrift. Tra i contributi del libro, troviamo quelli di Alain de Benoist, Massimo Donà, Sebastiano Fusco, Romano Gasparotti, Joscelyn Godwin, Gabriele Marconi, Claudio Mutti, Giuseppe Parlato, Luca Siniscalco, Stefano Zecchi e altri. De Benoist, che da lettore onnivoro è ovviamente un grande conoscitore di Evola, ma che si distingue dal pensatore tradizionalista per tutta una serie di aspetti della sua visione del mondo, riconosce: «Senza di lui, senza la Fondazione, la “letteratura evoliana” sarebbe incredibilmente più povera». E chiosa: «Lo ammiro ancor di più sapendo che non è stato senza dubbio facile per lui mantenere la barra dritta, tenendo conto dei personalismi e delle “tendenze” particolaristiche che hanno sempre connotato la grande “tribù” degli evoliani, degli evolologi, degli evolofobi e degli evolomani!».
Nicolas Sarkozy e Carla Bruni (Getty Images)