2023-06-05
«Pd cambia, Schlein non ti rappresenta»
Paola De Micheli (Imagoeconomica)
L’ex candidata alla segreteria Paola De Micheli: «Elly non interpreta tutto il partito. E soprattutto chi come me non è da Ztl. Su maternità surrogata e su chi imbratta le statue la maggioranza di noi è critica. Diritti civili? Non bastano».«Non sono una signora da Ztl: al Pd serve un cambio di passo, e un bagno di realtà». Paola De Micheli, già vicesegretario del Partito democratico ed ex ministro delle Infrastrutture e Trasporti, risponde al telefono dai colli piacentini. Nel momento più duro per la segreteria Schlein, alle prese con il post-sconfitta elettorale, e le divisioni interne su temi cruciali, De Micheli non usa giri di parole: «Dobbiamo tornare a parlare con le persone. Ricominciamo dai bisogni quotidiani: lavoro, sanità, imprese». Se oggi apre la finestra, di che colore vede il cielo sopra il Pd? «Diciamo rosso di sera, e bel tempo si spera. E io spero si trovi un modo per ripartire, dopo tutto ciò che è successo. Incassata la sconfitta elettorale, Elly Schlein va aiutata a superare questa fase così faticosa per il centrosinistra italiano». Il voto della rappresentanza del Partito democratico in Europa sull’invio delle armi all’Ucraina ha scioccato un po’ tutti. Siete spaccati sulla politica internazionale? «Si può sostenere la pace, senza per questo chiedere agli ucraini una resa. Il voto ha manifestato le nostre fatiche, e deve diventare un motivo per discutere tra noi, nella prossima direzione». Perché, finora nel Partito democratico si è discusso poco?«Sì. E discutere di più sui temi sensibili, come la guerra o le politiche per la famiglia, andrebbe certamente a vantaggio della nuova segreteria». Lei ha detto che il Pd ha bisogno di proposte concrete sui temi urgenti. Forse ambientalismo e nuovi diritti non sono temi urgenti? «Serve più peso nelle proposte. Abbiamo bisogno di profondità. Altrimenti non si riconosceranno in noi tutte le sensibilità che potenzialmente il Pd può rappresentare».Che significa avere profondità?«Prendiamo la transizione ambientale. Le necessarie politiche pubbliche avranno successo solo nella misura in cui saranno sostenibili socialmente per tutti. La difesa del pianeta deve andare di pari passo con le risposte ai bisogni della gente. Il pianeta deve essere unito alle persone: l’uno non deve prevaricare le altre, e viceversa. Dunque servono politiche attente all’ambiente, ma allo stesso tempo accettabili e sostenibili». Meno eco-estremismo? «Piuttosto, il punto di partenza culturale è la linea di Papa Francesco: l’ecologia integrale, ovvero un ambientalismo pragmatico. Oltre alle nuove battaglie, il Partito democratico deve tornare a rappresentare il mondo del lavoro e dell’impresa, come è accaduto in passato». Meno diritti civili e più diritti sociali?«I diritti sociali non possono diventare secondari rispetto ai diritti civili. Una sinistra moderna dovrebbe essere in grado di tenerli insieme entrambi». Anche la maternità surrogata?«Sono contraria, come credo la maggioranza del Paese. E questo non significa essere a favore del reato universale». Su questo e su altri punti sensibili, Schlein parla a titolo personale e non a nome del partito? «Quando sei un parlamentare puoi avere delle posizioni personali, ma quando diventi segretaria del partito occorre trovare mediazioni, o comunque rappresentare la maggioranza degli elettori. Sulla maternità surrogata, o su chi imbratta i monumenti per protesta, la maggioranza del partito ha posizioni fortemente critiche. E dalla segreteria ci aspettiamo una sintesi». Soprattutto considerando la genesi di questa segreteria, con la maggioranza degli iscritti schierati con Stefano Bonaccini, oggi presidente del partito? «Si è determinata una novità assoluta nella storia del partito. E per questo serve uno sforzo da parte di Schlein di rappresentare tutti. Uno sforzo che finora non c’è stato. Ma sono certa che, avendo saputo vincere le primarie, Schlein riuscirà a coinvolgerci. Sono pronta ad aiutarla: il Paese ha bisogno di un’opposizione unita e dura». A cominciare da quali punti?«Le politiche governative sono inaccettabili. Dalla confusione sul Pnrr, al tentativo di limitare i poteri della Corte dei Conti, emerge una insofferenza alle regole a e ai controlli che ci preoccupa. Tra l’altro, così facendo, le norme della Meloni rischiano di esporre gli amministratori pubblici a una situazione difficile, senza tutele». Cioè?«La Corte dei Conti garantisce l’armonia finanziaria dei provvedimenti con le norme generali. Aiuta a evitare lo “sciopero di firma” degli amministratori locali. L’approccio invadente del governo, ribadito dalle dichiarazioni di alcuni ministri, viene vissuto con fastidio da un pezzo di Paese. Il Pd ha il dovere di rappresentarlo». L’allarme fascismo contro le destre non ha giovato al partito, né prima né dopo le politiche? Gli italiani, prima alle regionali, poi alle amministrative, non sembrano aver prestato ascolto a questo refrain…«Non può bastare. Siamo sinistra di governo, non di testimonianza. Abbiamo il dovere di spiegare alle persone che siamo in grado di affrontare la modernità. Mi aspetto dal Pd una grande operazione sul lavoro, sulla rivoluzione dell’intelligenza artificiale. Mi aspetto l’apertura di un tavolo di discussione sulla sanità, diverso e alternativo dalla privatizzazione tout court che il governo sta mettendo in campo surrettiziamente». Insomma, detto in poche parole: più concretezza e meno armocromisti?«Dopo le sconfitte di questi giorni, penso che Elly Schlein si stia rendendo conto che occorre un cambio di passo. Quello della nostra chiusura nella Ztl, effettivamente nel Pd è un tema che esiste. Per il resto, non mi scandalizzo più di tanto sull’armocromia, e non amo il pettegolezzo. Certo, magari per la prima intervista ufficiale in veste di segretaria del Pd, quella in cui ci si attende che venga illustrata una rotta per il futuro, personalmente avrei optato per modalità e messaggi diversi. D’altra parte, sono una donna di campagna…».Lei dice che il Partito democratico non è una sinistra «di testimonianza». Ma i media amano i testimonial. Meloni contro Schlein, le due primedonne. «Io non sono una signora da Ztl, come dicevo, ma nemmeno Alice nel paese delle meraviglie. So benissimo che la comunicazione politica ha bisogno di simbologia. Anche se, da questo punto di vista, non mi ritengo mediaticamente interessante». E perché no? «Probabilmente una mamma che fa il bucato a mano del figlio e intanto parla al cellulare con i giornalisti per lavoro, non risulta molto originale. Sarò tradizionale, ma in questo credo di somigliare alla stragrande maggioranza delle donne italiane…».Dicevamo: Schlein e Meloni. «Il fatto di avere due donne alla guida della politica italiana è un evento simbolico straordinario e rivoluzionario, che giustamente ai giornalisti interessa moltissimo. Proprio per questo non possiamo dimenticare che il nostro compito è abbracciare la realtà dei bisogni delle persone». Insomma?«Insomma, vorrei che oltre alle bandiere identitarie, e alle simbologie elettorali, la sconfitta alle amministrative spingesse il Pd verso un bagno di realtà. Meloni e Schlein devono andare oltre la superficie del duello tra due donne: sarebbe un bene non solo per il Partito democratico, ma per la democrazia italiana». Addirittura per la democrazia?«La gente non va a votare. L’astensionismo è alle stelle. Ampie fasce di cittadini si sono arresi, perché pensano che la politica non serva più a modificare la loro vita. Uscire dai salotti e tornare alla realtà, ai problemi quotidiani, significa restituire salute alle istituzioni democratiche». Resta da sciogliere il nodo alleanze. Il campo largo è morto e sepolto? «Non si può vincere senza una grande coalizione. Primo, serve un Pd egemone a sinistra, in termini di identità, valori culturali e concretezza delle proposte: lavoro, sanità, istruzione e politiche industriali. Secondo, serve una coalizione competitiva». Dunque, guardate ancora al Movimento 5 stelle di Giuseppe Conte?«Non so se chiamarlo ancora campo largo, ma sicuramente occorre tenere insieme il civismo territoriale, quello che ci ha fatto vincere a Vicenza e Brescia, con i partiti che sono oggi in Parlamento: 5 Stelle e Terzo Polo». Le prossime elezioni europee saranno l’ultima spiaggia per Schlein, e forse per il partito? «Magari sarò troppo fiduciosa, ma sono convinta che questo partito sia un’intuizione talmente geniale da essere più forte delle sconfitte e delle vittorie che affronta lungo il suo cammino».
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