2020-11-14
De Luca sbrocca e spara sul governo incassando pure gli applausi di Zinga
Il governatore campano si scatena e invoca un «esecutivo del presidente»: «Luigi Di Maio sciacallo. Non dimentico le offese di Giuseppe Conte e Lucia Azzolina». Il segretario pd va in cortocircuito e lo elogia: «Merito suo aver dato l'allarme»Inutili le misure di Stefano Bonaccini e Massimiliano Fedriga per evitare l'arancione Da domani restano gialle solo cinque regioni, tra cui il VenetoLo speciale contiene due articoliUn Vincenzo De Luca letteralmente scatenato si scaglia contro il governo, il Pd, il M5s, Roberto Saviano e fa a fettine alcuni ministri pentastellati, in particolare Luigi Di Maio, che l'altro ieri aveva duramente attaccato la Regione sollecitando la collocazione della Campania in fascia rossa. Uno show pirotecnico, quello del governatore, che parte immediatamente all'attacco nel corso della consueta diretta Facebook del venerdì: «Fatti salvi tre, quattro ministri», ringhia De Luca, «questo non è un governo, non voglio dirvi che cosa è. Per quanto mi riguarda sarebbe cento volte meglio un governo di unità nazionale, di persone competenti. Un governo del presidente che non produca il caos. Ho avuto modo di dire a qualche esponente del Pd che, se bisogna stare al governo con questi personaggi, per quel che mi riguarda, sarebbe meglio mandare a casa questo governo. Non è tollerabile nessun rapporto di collaborazione quando ci sono nel governo ministri alla Spadafora». De Luca bombarda Palazzo Chigi proprio mentre Nicola Zingaretti, segretario del Pd e azionista di maggioranza dell'esecutivo giallorosso, lo elogia: «Da collega presidente di Regione a collega», dice il leader dei dem a Rai 1, «dico che De Luca nei mesi scorsi se vogliamo dirci la verità un merito lo ha avuto, quello di lanciare allarmi. Fino a 20 giorni fa c'era una narrazione di altri, sbagliata, secondo cui non c'era pericolo del virus». Zingaretti ci prova, a stemperare la rabbia del «collega», ma De Luca è un personaggio politicamente assai atipico, che non ha mai avuto alcuna remora nell'attaccare il governo di cui il suo partito, il Pd, è uno dei due pilastri. «Alla lista degli sciacalli», argomenta De Luca, «si è aggiunto un nome illustre, tale Luigi Di Maio. Era fra quelli che facevano la campagna elettorale, un mese e mezzo fa, contestando alla Regione Campania il delitto di aver realizzato le terapie intensive, l'ospedale modulare, sprecando il denaro pubblico. Questo è un esponente di governo che avrebbe dovuto impegnarsi per far arrivare il personale che manca, questo è uno che voleva tenere il commissariamento della Campania. Provate a immaginare se», aggiunge il presidente, «in queste condizioni, avessimo avuto il commissario. Avremmo fatto una fine peggiore della Calabria. E parli! E parli! Mi voglio fermare perché il solo nome di questo soggetto, mi provoca reazioni d'istinto che vorrei controllare, almeno per le prossime ore. Ricordate che questo personaggio, Di Maio, l'ho sfidato a un dibattito pubblico, dove, come e quando vuole. Da anni. Rinnovo il mio invito a questo soggetto: un dibattito pubblico, purché in diretta televisiva. Spero non faccia il coniglio come ha fatto nei tre-quattro anni precedenti». Il cortocircuito giallorosso è totale. De Luca è infuriato col governo, e il motivo è estremamente semplice: 15 giorni fa, quando aveva annunciato il lockdown per la Campania, Napoli fu messa a ferro e fuoco e l'esecutivo lasciò il governatore solo, assediato, senza alcun sostegno. De Luca fu costretto dai tumulti a ritirare la sua decisione. Ieri, dopo 15 giorni, si è ritrovato lo stesso in zona rossa. «Noi eravamo per chiudere tutto a ottobre», ricorda De Luca, «per un mese, per avere una operazione di fermo del contagio e che ci avrebbe fatto stare tranquilli a Natale. Da sempre abbiamo avuto una linea di rigore più degli altri, da soli. Il governo ha fatto un'altra scelta, ha deciso di fare iniziative progressive, di prendere provvedimenti sminuzzati, facendo la scelta della cosiddetta risposta proporzionale, più aumenta contagio più prendiamo provvedimenti. Una scelta totalmente sbagliata, perché il contagio non aumenta in modo lineare, ma esponenziale. Questa decisione del governo», incalza De Luca, «ha fatto perdere due mesi preziosi, nel corso dei quali abbiamo avuto un incremento drammatico di contagi e decessi. Considero scriteriata la divisione in zone dell'Italia». Anche sulle scuole, che in Campania sono state chiuse già settimane fa, il presidente entra a gamba tesa contro il governo: «Il 15 ottobre abbiamo deciso la chiusura delle scuole, ricevendo polemiche e offese da parte del ministro Lucia Azzolina, del presidente del Consiglio e del governo che giudicavano esagerate quelle misure. Ma noi abbiamo chiuso perché i nostri esperti ci avevano detto di aumenti di nove volte del contagio nelle scuole. Il governo lo ha fatto un mese dopo», argomenta lo sceriffo, «senza avere la decenza di spiegare perché non lo aveva fatto un mese prima». De Luca ne ha pure per Roberto Saviano: «Lo stesso invito», sottolinea il governatore, «rivolgo a qualche camorrologo di professione, ormai milionario, che però continua non solo a vestirsi come un carrettiere, perché fa tendenza, ma a parlare di cose di cui non capisce niente. Rivolgo anche a lui l'invito a fare un dibattito sui temi della sanità campana». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/de-luca-sbrocca-e-spara-sul-governo-incassando-pure-gli-applausi-di-zinga-2648897310.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="campania-e-toscana-diventano-rosse-beffate-emilia-e-friuli" data-post-id="2648897310" data-published-at="1605304594" data-use-pagination="False"> Campania e Toscana diventano rosse Beffate Emilia e Friuli Gira la ruota dei colori, adesso solo cinque Regioni restano gialle: Veneto, Lazio, Sardegna, Molise, provincia autonoma di Trento. Diventano rosse dal 15 novembre anche Toscana e Campania (si aggiungono a Lombardia, Piemonte, Valle d'Aosta, Calabria, provincia autonoma dell'Alto Adige), mentre si trasformano in zona arancione Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Marche, classificate dal Cts «con rischio medio alto» al pari di Sicilia, Basilicata, Puglia, Abruzzo, Umbria, Liguria. L'ennesimo provvedimento, preso in base al monitoraggio dei dati della settimana dal 2 all'8 novembre effettuato dalla Cabina di regia dell'Istituto superiore di sanità e del ministero della Salute, allarga le restrizioni e insieme vanifica quanto tre Regioni avevano concordato per contenere la curva dei contagi, cercando di scongiurare il passaggio da zona gialla ad arancione. Stiamo parlando delle misure adottate dai governatori di Veneto, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia, con limitazioni condivise che riguardano prevalentemente le passeggiate nei centri storici e nelle zone abitate, la chiusura dei negozi nei fine settimana e la consumazione in bar e ristoranti. Una stretta per evitare il lockdown che è stata ignorata dal Comitato tecnico scientifico, attento solo ad analizzare i 21 indicatori su un report non aggiornato. Nel giorno in cui Stefano Bonaccini, presidente della Conferenza delle Regioni, annunciava che gli avevano «diagnosticato una polmonite bilaterale a uno stadio iniziale» e invitava «al rispetto di tutti delle limitazioni», per fermare il contagio e rallentare i ricoveri, da Roma hanno pensato che le misure sue e del collega Massimiliano Fedriga fossero insufficienti. Le Regioni stanno tenendo dal punto di vista dell'organizzazione sanitaria, ma per i tecnici hanno un rischio 3 (scenario arancione) e Rt tra 1,25 e 1,50. In base al monitoraggio settimanale, il fattore di replicazione dell'epidemia è sceso da 1,71 a 1,43 eppure non basterebbe, perché la situazione è «complessivamente e diffusamente molto grave sull'intero territorio nazionale con criticità ormai evidenti», scriveva ieri l'Iss. Aggiungeva: «Si riscontrano valori medi di Rt superiori a 1.25 nella maggior parte delle Regioni e superiori a uno in tutte Regioni e province autonome». Quindi per la Cabina di regia «è necessaria una drastica riduzione delle interazioni fisiche tra le persone in modo da alleggerire la pressione sui servizi sanitari». Via dunque a ulteriori restrizioni per cinque territori che cambiano colore. L'ordinanza, firmata dal ministro della Salute, Roberto Speranza, entrerà in vigore da domani mattina. «Abbiamo due o tre settimane di tempo per valutare cosa avverrà: si potrebbe anche decidere di allentare queste misure, o di chiudere ulteriormente», avverte Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute. Restano invece zona gialla il Lazio, dove il governatore, Nicola Zingaretti, ha deciso la chiusura nei fine settimana dei centri commerciali e dei mercati, e la Sardegna malgrado in entrambe sia peggiorata la situazione epidemiologica. Nel Lazio i positivi sono cresciuti del 3,9% in un giorno, in Sardegna del 4,5%. Ieri, secondo i dati del ministero della Salute, i nuovi casi di Covid-19 registrati in Italia sono stati 40.902 (+3,84% rispetto al giorno precedente) su 254.908 tamponi eseguiti. Il dato sul tasso di positività era del 16,04%, in lievissimo calo. In terapia intensiva ci sono stati 60 ricoveri (in diminuzione rispetto agli 89 di giovedì), per un totale di 3.230, mentre quelli ordinari sono più che raddoppiati: altri 1.041, per un totale di 30.914. In isolamento domiciliare ci sono 629.782 persone. Le vittime Covid nell'arco di 24 ore sono state 550 (+1,26%), quasi 200 più di giovedì, ma per fortuna cresce anche il numero dei guariti: 11.480 (+2,96%), portando il totale a 399.238. Le Regioni dove è stato registrato il maggior numero di nuovi casi sono la Lombardia (10.634), il Piemonte (5.258), la Campania (4.079), il Veneto (3.605), il Lazio (2.925), Toscana (2.478) e l'Emilia Romagna (2.384). In un videomessaggio, il direttore del dipartimento prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, ha segnalato: «Si verifica un preoccupante aumento sia dei ricoveri ospedalieri sia dei ricoveri in terapia intensiva, questo chiaramente giustifica ulteriori misure restrittive che devono essere prese soprattutto nelle regioni che sono a rischio più elevato e naturalmente induce la popolazione a comportamenti prudenti». Il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, annunciando in un video postato su Facebook di aver sentito il ministro Speranza «che mi ha notiziato che la Campania è zona rossa», chiede «ristori economici immediati». Lo invocano anche mercatali e disoccupati napoletani, ieri in piazza a protestare in due manifestazioni, tra striscioni dove campeggiava la scritta «Non ci fermeremo mai».