2021-06-15
Con Zan in discoteca tutto è permesso. Mascherine optional, balli e niente pass
Alessandro Zan all'inaugurazione del Pride Village di Padova
Padova. Serata d'apertura del Pride village con l'onorevole Pd. I gestori di locali al prefetto: «Loro sono immuni alle regole?». Ballavano, giravano senza mascherina, non rispettavano le distanze. Adesso che lo scriviamo, come tanti Lgbt si sono comportati alla serata inaugurale del Pride village di Padova, saremo accusati di omofobia? Poco importa, c'è un plotone di esercenti incavolati neri, pronti a dare battaglia al popolo gay che se ne infischia della legge e organizza serate danzanti. Loro, invece, i titolari delle discoteche, sono ancora costretti a rimanere chiusi, mentre in nome dell'orgoglio Lgbt tutto è possibile. Venerdì scorso ha preso il via il festival più grande in Italia della società «fluida», quella in rottura con il genere binario uomo-donna. Al Parco delle Mura, estesa zona verde a ridosso del sistema fortificato cinquecentesco, per quattro mesi la città del Santo dovrà sopportare una no stop di «dinner show, dj set, radio e incontri a ingresso gratuito», dalle 8 del mattino alle 2 di notte. Non è la prima volta, quella che si chiuderà a settembre è la quattordicesima edizione della kermesse organizzata dal deputato dem Alessandro Zan, il padre del disegno di legge bavaglio, anti omotransfobia. Una manifestazione realizzata in collaborazione con l'assessorato alla Cultura del Comune patavino, lo scorso anno furono più di 180.000 i visitatori. Sul sito ufficiale si sbagliano, dicono che questa è l'edizione numero dodici ma bisogna comprenderli: erano troppo preoccupati a spiegare che si tratta di «un evento inclusivo che accetta tutti, tranne gli omofobi. L'accesso al Parco delle Mura è libero e gratuito, anche per i minorenni, non richiede prenotazione e non necessita di green pass o altra certificazione sanitaria». Per banchetti e cerimonie sì, serve il lasciapassare, non per fermarsi al Pride village. E si può anche ballare, come mostrano diversi video girati venerdì e che circolano sui social. «Al Padova Pride village vige l'immunità? Non quella dei vaccini, quella dalle regole?», ha scritto in un post l'Associazione provinciale pubblici esercizi (Appe), che rappresenta bar, ristoranti ma anche sale da ballo. Aggiunge: «Evidentemente l'anno scorso non ci ha insegnato nulla e anche quest'anno al Pride village niente distanziamenti, ballo libero, mascherine optional e di green pass proprio non se ne parla. E così, mentre i pubblici esercizi vengono sanzionati con multe e chiusure, qui non c'è alcun problema: si può fare quello che si vuole. Adesso chiediamo solo una cosa: sanzione agli organizzatori e chiusura dell'attività per cinque giorni. In caso di reiterazione chiusura per trenta giorni. Cioè le normali sanzioni previste dalla legge». Andrea Cavinato, presidente della Silb Fipe di Padova, il sindacato dei locali notturni, ha spedito i video al prefetto e ad altre autorità per mostrare che «noi siamo gli unici chiusi» e che «la disparità è evidente». Nelle loro discoteche, i clienti sono costretti a restare seduti, ascoltando la musica e muovendo le gambe al massimo sotto al tavolo. «Dal primo luglio diritto al lavoro per 3.000 imprese e 100.000 lavoratori, insieme al diritto a un divertimento sano e controllato per milioni di giovani chiusi in casa da mesi», ha chiesto il leghista Matteo Salvini. «Non riaprire discoteche e sale da ballo significherebbe premiare abusivismo e illegalità, punire i nostri ragazzi senza motivo, regalare milioni di turisti ad altri Paesi europei». Al ritrovo Lgbt di Padova, invece, già si ballava allegramente, anche se per gli organizzatori «quella dell'inaugurazione è stata una serata che si è svolta nel pieno rispetto delle regole». Ma le immagini sono eloquenti. Un po' come accadeva poco tempo fa con episodi di «movida selvaggia che ignora le regola, incluso il coprifuoco», segnalati a Milano in via Lecco e nel quartiere del Lazzaretto, luogo d'incontro della comunità gay. A Padova, già lo scorso settembre dei video girati un sabato sera durante la kermesse, che allora si svolgeva nei padiglioni della Fiera, mostravano giovani che ballavano vicini e con la mascherina abbassata. L'area disco era chiusa dal 16 agosto, ma sulle misure anti Covid si finiva per chiudere un occhio. I responsabili della Be proud srl, la società che organizza concerti e spettacoli alla manifestazione Lgbt, dichiararono: «Siamo consapevoli che, in un momento di particolare festa come può essere la celebrazione di un pride, qualche nostro avventore possa aver “abbassato la guardia"», e promisero maggiori controlli. Il deputato del Pd, padre del Pride village e del ddl che porta il suo nome, secondo un articolo dell'Espresso «è azionista di maggioranza col 52 per cento e amministratore unico di Be proud srl», società «aperta nella primavera del 2015 alla vigilia dell'ottava edizione, mentre Zan, già assessore comunale di Padova, era deputato di Sel di Nichi Vendola». Il parlamentare obiettò che non riceve alcun compenso: «Non c'è alcun ritorno economico», ma l'inchiesta sottolineava come «i conti e le scelte del Pride village, un potere, dipendono completamente da Be proud di cui Zan è proprietario e amministratore e dai suoi soci di Bithousweb», la società che si occupa di comunicazione. Venerdì sorso il paladino dem era sul palco dell'inaugurazione e al suo popolo ricordava: «Voi avete vissuto e animato il Pride village, rendendo uno spazio di libertà̀ e tolleranza il più grande evento Lgbt+ d'Italia. Ma non solo, lo avete reso un baluardo contro qualsiasi discriminazione, contro qualsiasi forma d'odio, dicendo a testa alta che i diritti civili sono un patrimonio comune. Mai come ora, quindi, spero che voi quest'estate siate ancora testimoni di civiltà». Lo si è visto, con tutti a ballare infischiandosene delle regole.
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