2021-03-27
Dazn ha piazzato l’offerta vincente e la serie A trasloca su Internet
La proposta da 840 milioni dell'emittente online convince 16 squadre su 20: sette partite per ogni giornata si vedranno via Web. A Sky restano tre match condivisi e le coppe europee. La sfida ora sono le connessioni. Succede come con tutte le rivoluzioni copernicane, il cambiamento ci mette un po' a ingranare, ma quando arriva, è bello grosso. Con 16 società calcistiche favorevoli e quattro contrarie - Genoa, Crotone, Sampdoria e Sassuolo - il tira e molla sui diritti televisivi della Serie A di calcio sancisce un primo verdetto: l'assemblea dei club del campionato affida i diritti delle partite per il triennio 2021/2024 a Dazn. 840 milioni di euro a stagione per i cosiddetti «pacchetti 1 e 3», vale a dire per la trasmissione di sette partite a giornata in esclusiva e tre in co-esclusiva con Sky. Un capovolgimento di fronte, considerati i rapporti di forze, fino a ieri a favore della tv satellitare. Resta da sciogliere il nodo del «pacchetto 2», quello della co-esclusività delle tre gare. Un segmento per cui Sky, emittente che fa capo al gruppo Comcast, aveva offerto 70 milioni a stagione. La cifra, se sommata con gli 840 milioni di Dazn, garantirebbe un ammontare di 910 milioni, numeri inferiori rispetto ai 973 incassati nel triennio 2018-21. La Lega di Serie A punterebbe proprio a incrementare il valore del «pacchetto 2», mentre Sky starebbe valutando un ricorso contro l'assegnazione dei diritti a Dazn, operatore in streaming che fa capo all'imprenditore Len Blatvatnik. Non è l'unica preoccupazione che li affligge. Per le restanti tre partite, ci sarebbe da prestare attenzione pure alla concorrenza di Mediaset. A oggi, dopo il periodo in cui era necessario sottoscrivere un doppio abbonamento Sky-Dazn, gli appassionati di pallone potrebbero assistere a tutti i match di campionato pagando un solo canone, circa 30 euro al mese. La Champions League rimarrebbe nelle mani dell'editore satellitare con sede a Rogoredo, periferia di Milano, dunque chi non volesse perdersi gli incontri internazionali dovrebbe ancora rivolgersi a Sky, con un prevedibile aumento di costi. Resta da capire se si sanciranno accordi ulteriori. In casa Dazn hanno di che festeggiare, ringalluzziti dall'aver convinto le società di calcio alzando il tiro nella trattativa grazie al supporto di Tim, impegnata a fornire un minimo garantito del 40% (340 milioni annui), oltre alla tecnologia indispensabile per trasmettere le partite. Ma il tema dell'efficienza della banda larga in Italia non è da sottovalutare. La tenuta della rete è un punto focale, le recenti dichiarazioni del ministro per l'Innovazione Tecnologica Vittorio Colao lo rimarcano: «Circa 16 milioni di famiglie non usufruiscono di servizi Internet su rete fissa o non hanno una connessione fissa a banda ultra larga. Questo è inaccettabile». Pronta la replica dei vertici Dazn: «Il 99% delle famiglie italiane può dotarsi di una connessione a banda larga con diverse tecnologie, mentre da parte nostra si ribadisce l'impegno volto a sostenere e accelerare il processo di digitalizzazione del Paese». Grattando sulla superficie della questione, emerge un Risiko politico delineato. Sul piano dell'operatività tecnologica, il governo Draghi starebbe pensando a una legge ad hoc sulla banda larga per trasformare tutti i cittadini in utenti digitali. È notizia di ieri, l'esecutivo avrebbe intenzione di imbastire un piano straordinario di interventi per colmare la lacuna della fibra ottica nelle zone d'Italia ancora non attrezzate a supportarla, indicando il 2026 come termine ultimo per i miglioramenti delle infrastrutture. Gli obiettivi andrebbero appannaggio di una nuova società nazionale della rete, su cui la Cassa depositi e prestiti eserciterà un'influenza considerevole, non per forza un controllo totale. Il controllo statale non sarebbe considerato decisivo dagli esponenti del governo, che punterebbero tutto sulla puntualità degli interventi - se il 2026 non fosse rispettato come scadenza, scatterebbero ammende salate - valutandoli come infrastrutture strategiche per il Paese. Per completare il progetto, si parla di due strade praticabili: la prima, in verità tortuosa, prevederebbe il recepimento da parte dell'Italia del nuovo Codice delle comunicazioni elettroniche, insieme di regole dettate dall'Europa nel 2018. Significherebbero almeno sei mesi di lavoro coordinato tra Parlamento e ministeri coinvolti. La seconda, più rapida, prevederebbe lo stralcio dei soli articoli del Codice delle comunicazioni elettroniche che delineano la nuova rete Internet. Questi articoli sarebbero i primi a confluire nella legge nazionale per la banda larga. Tuttavia ci sono altri dettagli destinati a suscitare discussioni. In casa Sky c'è chi si stupisce dell'offerta presentata da Dazn, una cifra superiore all'intero fatturato della tv in streaming, capace di ingolosire i presidenti delle società di calcio vessati dalla crisi economica acuita dalla pandemia. L'appoggio di Tim inoltre potrebbe stimolare valutazioni in ambito Antitrust e legislazioni antimonopolistiche, soprattutto alla luce dell'inserimento di Mediaset nella trattativa per accaparrarsi le restanti tre partite rimaste sul piatto. Non sfugge ad alcuni il fatto che un'azionista di punta dell'azienda del Biscione sia Vivendi, detentrice del 23,68% di azioni Tim. Tasselli di un mosaico che, se messi assieme, evidenziano una situazione assai balcanizzata. Ma capaci di indicare una direzione: come già dimostra l'espansione globale di Amazon Prime Video sul versante degli eventi sportivi - dal baseball e football americano negli Stati Uniti, passando per il tennis femminile e alcune partite della Premier League in Gran Bretagna, non scordando l'interessamento verso il mondo dei motori - il futuro dello sport in tv si sta allontanando dalle emittenti tradizionali.