2025-07-19
Si riapre la trattativa con gli Usa sui dazi. Bruxelles offre tagli in cambio di sconti
Il commissario Ue per il commercio Maros Sefcovic (Ansa)
Unione pronta a eliminare l’attuale tariffa del 10% sulle auto americane se Washington si fermerà a barriere al 20%.Si tratta a oltranza per evitare la tagliola del 1° agosto quando per l’Europa scatteranno i dazi al 30%. Da entrambe le parti, Stati Uniti e Ue, continuano i segnali di disponibilità a raggiungere un accordo e non si esclude una proroga della scadenza da parte della Casa Bianca. Il portavoce della Commissione Ue, Olof Gill, parla di un «ultimo miglio molto impegnativo» lasciando intendere che un accordo potrebbe essere vicino e anche il commissario Maros Sefcovic, che ha avuto colloqui intensi con i negoziatori Usa Howard Lutnick e Jamieson Greer e il direttore del Consiglio economico nazionale degli Usa, Kevin Hasset, pare ottimista.Pure i funzionari vicini alla trattativa, con dichiarazioni raccolte dal Financial Times, sottolineano che negli ultimi giorni si sono registrati «alcuni progressi» anche se restano da affinare dossier cruciali come auto e agroalimentare. Sarebbero questi i nodi più spinosi da sciogliere, gli ostacoli dell’ultimo miglio di cui parla il portavoce della Commissione Ue. Ma su questi temi Bruxelles è pronta a mettere sul tavolo una proposta che prevede il taglio reciproco delle tariffe. Sempre secondo quanto riferito dal Financial Times, la carta che Bruxelles intende giocarsi è quella di eliminare l’attuale dazio del 10% sulle auto statunitensi a condizione che Washington porti i propri dazi sotto il 20%. La nuova offerta abbandona l’idea di un complicato «meccanismo di compensazione» promosso dall’industria automobilistica tedesca e punta a una soluzione più semplice. Il taglio reciproco delle tariffe sarebbe quindi la strada per sbloccare l’impasse del negoziato. Il quotidiano finanziario rivela anche che gli Stati Uniti starebbero valutando di fissare i dazi al 17,5% a condizione che l’Ue li azzeri. Bruxelles chiede inoltre quote tariffarie ridotte per alcune tipologie di veicoli. Tutte gli scenari sono ancora possibili ed è per questo che non si esclude un rinvio della scadenza di agosto proprio per affinare i dossier, considerando la disponibilità a trattare da entrambe le parti. Il presidente Usa, Donald Trump, è parso più conciliante verso la Commissione europea, anche se non ha ancora scoperto le carte. Il negoziato si gioca quindi sul filo del rasoio ma nessuno in Europa si illude di tornare alla situazione precedente. «È irrealistico credere che sui dazi finiremo con un risultato di 0-0» ha detto in modo esplicito il cancelliere tedesco Friedrich Merz a Berlino nella conferenza stampa estiva. Un invito a non farsi tante illusioni e a considerare una vittoria se dal 30%, Washington decidesse di scendere al 15 o 17%. «Per il governo americano questo deficit commerciale riguarda le merci, non i servizi. Se il settore dei servizi fosse incluso, la bilancia commerciale tra America ed Europa sarebbe molto diversa. Quindi dobbiamo essere preparati al fatto che abbiamo un accordo doganale asimmetrico, ma ancora una volta alle aliquote più basse possibili da entrambe le parti», ha commentato Merz.«La scelta di dazi oltre il 15% sarebbe inaccettabile» ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, parlando al Congresso della Cisl, sottolineando che «chiudere la trattativa con il 10% sarebbe perfetto. Ma non è una questione solo di percentuale, bisogna vedere quali prodotti riguarda. Se a fronte di un 10% ci dovessero essere invece picchi in alcuni settori, un’aliquota molto più alta, ad esempio del 70%, sul farmaceutico, non andrebbe bene. Quindi bisogna vedere come si conclude l’accordo nel suo complesso».In questo contesto così delicato, Parigi continua a proporre alla Commissione un atteggiamento muscolare e a sollecitare il bazooka delle ritorsioni per sbloccare la trattativa. «L’Ue ha gli strumenti per difendersi e attivare contromisure nel caso in cui non ci sia un accordo con gli Stati Uniti e per andare oltre utilizzando lo strumento anti coercizione», ha ribadito il ministro francese per gli Affari europei, Benjamin Haddad, che invita a considerare l’ipotesi di «colpire anche i servizi digitali americani» come risposta adeguata ai «dazi di Trump ingiustificabili e inaccettabili». Perché qui è in gioco «la credibilità dell’Ue» ha arringato Haddad.L’offensiva statunitense sui dazi è stata al centro anche del vertice dei ministri delle Finanze e dei governatori del G20 a Durban, in Sudafrica, come un fattore di debolezza per la crescita globale. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, lì presente, ha ribadito la preoccupazione «per l’impatto dell’incertezza economica e delle persistenti tensioni commerciali sulle nostre economie» e ha richiamato l’attenzione sulle conseguenze provocate dalla svalutazione del dollaro americano: «L’indebolimento del tasso di cambio della valuta Usa», ha detto, «si sta cumulando all’effetto dell’aumento dei dazi commerciali». Una tempesta perfetta capace di stravolgere lo scenario internazionale e comprometterne la crescita.Intanto il dipartimento del Commercio Usa si avvia a imporre dazi del 93,5% sulle importazioni cinesi di grafite, elemento chiave delle batterie. La decisione finale, secondo quanto riporta l’agenzia Bloomberg, è attesa entro il 5 dicembre.