2025-02-06
Coi dazi alle Big Tech, l’Ue prepara il suicidio
Mentre Sergio Mattarella attacca ancora Elon Musk, la Commissione prepara una ritorsione su aziende come Microsoft e Amazon, i cui servizi sono usati da tutte le amministrazioni pubbliche. Le quali non hanno alternative. A meno di non pensare di rivolgersi alla Cina...Beh, se non si parlano tra loro, sono interessanti coincidenze. Mentre la Commissione Ue fa trapelare la volontà di tassare le Big Tech americane per ribattere alla minaccia di dazi trumpiani, il capo dello Stato Sergio Mattarella torna a picchiare contro Elon Musk e la nuova Silicon Valley (spostata in Texas). «Accanto a una nuova articolazione multipolare dell’equilibrio mondiale, si riaffaccia, con forza, e in contraddizione con essa, il concetto di sfere di influenza, all’origine dei mali del XX secolo e che la mia generazione ha combattuto», ha detto Mattarella guarda caso nell’intervento alla cerimonia di consegna dell’onorificenza accademica di dottore honoris causa dall’Università di Aix-Marseille. Per poi aggiungere: «Tema cui si affianca quello di figure di neo-feudatari del Terzo millennio - novelli corsari a cui attribuire patenti - che aspirano a vedersi affidare signorie nella dimensione pubblica, per gestire parti dei beni comuni rappresentati dal cyberspazio nonché dallo spazio extra-atmosferico, quasi usurpatori delle sovranità democratiche». Insomma, il Colle, che ieri è intervenuto sulla guerra in Ucraina accusando la controparte russa di riportarci ai tempi del Terzo Reich, non è certo nuovo alle critiche verso le nuove Big Tech (la prima occasione fu l’intervento di Musk contro i giudici che bloccano gli espatri dei clandestini verso l’Albania), ma stavolta la missiva sembra ancor più dura e diretta al governo Meloni. Tutti sanno che a breve il ministero della Difesa dovrebbe chiudere il contratto da circa un miliardo con Starlink per la gestione dei dati criptati militari. Una scelta non solo opportuna ma giustificatissima dal punto di vista tecnologico. L’Italia non ha una alternativa, ma nemmeno l’Ue dispone di uno sciame di satelliti minimamente paragonabile. Forse nel 2030 avrà una sua costellazione (Iris 2) ma con un millesimo della potenza. Dunque è chiaro che le cancellerie Ue si stanno muovendo in maniera coordinata. Il timore è che con l’arrivo di Trump e delle forme evolute di gestione digitale si spezzi lo schema del multilateralismo che a sua volta tiene in piedi l’Europa. Tali accordi sono vincoli per i singoli Stati che non possono e non riescono a esprimere le proprie necessità o peculiarità. Mattarella arriva così a scomodare il rischio per la democrazia, quando di fronte allo strapotere di Facebook non ci sembra ci sia stato alcun alert. E i pericoli erano sotto gli occhi di tutti. Basti pensare allo scandalo di Cambridge Analytica ai tempi di Barack Obama. Forse perché quell’uso distorto dei dati e delle informazioni è stato consustanziale alla vittoria di un mondo orientato a sinistra. Adesso che il potere sfugge dalle mani dei socialisti si vuol cogliere l’occasione dei dazi per avviare una guerra che di commerciale ha ben poco. In caso di scontro con gli Usa la Commissione europea ha fatto sapere di volere utilizzare il suo «strumento anti coercizione», che consente di prendere di mira il settore dei servizi americano, in cui sono specializzati i giganti del tech di Wall Street. Un funzionario europeo ha rivelato al Financial Times che per Bruxelles «tutte le opzioni sono sul tavolo». Ma la presidente Ursula von der Leyen vorrebbe concentrarsi sulle Big Tech perché crede che una ritorsione contro di loro sia la risposta più energica. In questo modo la Commissione non violerebbe il diritto internazionale. E avrebbe una bella foglia di fico da indossare. Lo strumento in mano all’Ue è stato ribattezzato «bazooka» dagli addetti ai lavori perché permetterebbe di bloccare gli investimenti diretti esteri e l’accesso al mercato da parte di banche, assicurazioni e altre società di servizi finanziari e di piattaforme digitali. In caso di utilizzo, però, si rischia davvero lo scoppio di un conflitto senza che l’Ue abbia la possibilità di fornire una alternativa valida ai cittadini. Microsoft e il cloud di Amazon, giusto per fare due esempi, sono utilizzati da tutte le pubbliche amministrazioni Ue. Tassare e boicottare i due colossi senza sapere che tecnologia utilizzare diventa di fatto un pesante autogol. Significa rallentare il nostro sviluppo digitale e tecnologico e accedere a prodotti più vecchi con prezzi molto più alti. Su chi pensate debbano ricadere i costi? Naturalmente su contribuenti e aziende. È lo stesso discorso che va applicato a Starlink. Perché l’Italia dovrebbe rifiutarlo? Per essere in fondo alla classifica Ue e contare ancora di meno. Lasciando magari il privilegio dello Spazio una volta per tutte alla Francia. È chiaro che il timore di Stalink è forte perché sarebbe il primo tassello di un verso accordo bilaterale da siglare all’interno dell’ambito Nato. Boicottare Starlink significherebbe dunque garantire la parvenza di un mondo multilaterale in cui comanda artatamente l’intellighenzia dell’eurosinistra. Non è un caso se di fronte alla nuova America, fatta dalle apparenti sparate di Trump dietro cui c’è un vero e concreto rinnovato vigore del Deep State, la vecchia classe dirigente Ue perde le staffe. La visita di Mattatrella in Cina è stata caratterizzata da messaggi zeppi di simboli. Il capo dello Stato ha visitato la tomba di Prospero Intorcetta, il gesuita che ha portato il verbo di Confucio in Europa e Xi Jinping ha regalato a Mattarella un pezzo di suolo lunare. Giusto per ricordare che gli accordi sullo Spazio avviati quando a gestire l’Aisi era un uomo di Romano Prodi non hanno avuto seguito. Entrambi i simboli non sono stati scelti a caso. Rappresentano la vecchia e la nuova Via della Seta. Quella per cui il governo Meloni ha dato disdetta. Se l’obiettivo dell’Ue è avvicinarsi e farsi assorbire dalla tecnologia cinese dovrebbe dichiararlo apertamente con piena trasparenza. Ma Bruxelles non brilla mai in questa direzione.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)