2024-07-02
Razzismo e abusi sessuali: scandalo a Davos
Klaus Schwab (Getty Images)
Una inchiesta del «Wall Street Journal» mette sotto accusa il World Economic Forum e il suo fondatore, Klaus Schwab, che ora prepara le valigie: molestie alle dipendenti e insulti a chi si ribellava. Le possibilità di carriera? Solo ai belli e magri.Potrebbe essere solo l’inizio della dimostrazione dell’incoerenza che regna all’interno di molti ambienti che pretendono di insegnare al mondo come si fa a «diventare migliori». In questo caso si parla di Davos. Un’inchiesta del Wall Street Journal sulle condizioni di lavoro cui sono costretti i dipendenti del World Economic Forum, rischia di avere degli effetti devastanti sulla credibilità dell’evento che dal 1971, per volere dell’economista ed accademico Klaus Schwab, ogni anno riunisce le élite di tutto il mondo per confrontarsi su come migliorare le condizioni di vita sul nostro pianeta. Proprio il fondatore di Davos però avrebbe ordinato al responsabile delle risorse umane Paolo Gallo di licenziare un gruppo di dipendenti con più di 50 anni. Motivo? Ringiovanire l’immagine del personale. Gallo rifiutò, spiegando che per licenziare una persona debba sussistere un motivo ragionevole, ma il suo diniego non fu preso bene e venne licenziato a sua volta. Altre tre donne che lavoravano a Ginevra a stretto contatto con Schwab, una receptionist, un’assistente personale e una dipendente, hanno dichiarato che il per diversi anni il presidente ha rivolto loro commenti allusivi che le hanno messe a disagio. Il Forum ha mantenuto in servizio, e in alcuni casi promosso, una dozzina di manager contro i quali sono stati presentati reclami specifici nel corso degli anni.Sono decine le testimonianze raccolte dal Wall Street Journal che dichiara di aver intervistato 80 dipendenti ed ex dipendenti che hanno lavorato all’interno dell’organizzazione fin dagli anni Ottanta. In una delle testimonianze, confermata da più fonti, si riporta che nel 2017 il presidente del Forum scelse una giovane donna per dirigere un’iniziativa dedicata alle start up, salvo poi allontanarla dal posto di lavoro dopo che la donna aveva comunicato di essere incinta. Decisione surreale se si tiene conto del fatto che ogni anno lo stesso World Economic Forum pubblica il Global Gender Gap Report che descrive in dettaglio i progressi di vari paesi verso la parità di genere. «È un’istituzione psicologicamente violenta e non capisco come possano avere la credibilità necessaria per scrivere questo rapporto sul divario di genere e dettare il modo in cui le economie e le industrie vengono gestite a livello globale» ha commentato una dipendente.Cheryl Martin, un’ex funzionaria del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti che ha ricoperto il ruolo di alto dirigente del Forum ha detto che: «La cosa più deludente è stata quella di constatare la distanza tra ciò a cui afferma di puntare il Forum e ciò che invece accade dietro le quinte».Nell’inchiesta si legge che «Almeno sei dipendenti sono state allontanate o hanno visto le loro carriere penalizzate, mentre aspettavano figli o quando erano tornare dalla maternità». Topaz Smith ha raccontato che la sua posizione era stata eliminata, una settimana prima di rientrare al lavoro dopo aver partorito due gemelli. Barbara Erskine ha rivelato che Schwab avrebbe incaricato un membro del consiglio di amministrazione di dirle che doveva perdere peso. Un’altra dipendente ha confessato che «Mai nella mia carriera avevo visto l’aspetto fisico avere così tanta rilevanza come in questa organizzazione», altre dipendenti dello staff hanno detto che i loro colleghi, soprattutto quelli maschi, spesso facevano commenti sul loro aspetto. «C’era molta pressione per essere belli e indossare abiti attillati» ha detto una donna che ha lavorato lì negli anni 2010. Myriaam Boussina ha confermato di aver ricevuto complimenti dal fondatore che l’avevano messa in imbarazzo.Non solo violenza di genere. Anche molestie sessuali e razzismo: nel 2018 Justyna Swiatkowska aveva denunciato alle Risorse umane il manager George Karam, perché dopo averla invitata a bere, l’aveva palpeggiata e baciata senza il suo consenso. Nel 2010 addirittura il responsabile della tecnologia e dei servizi digitali, Malte Godbersen durante una campagna di vaccinazione antinfluenzale si è finto medico all’arrivo di una giovane collega. Ha posto domande personali sul suo stato di salute e le ha fatto togliere la maglietta prima di farla muovere in diverse posizioni. All’ingresso del vero medico la donna ha capito di esser stata ingannata.Tiffany Hart ha raccontato che il senior executive Roberto Bocca l’aveva insultata chiamandola «bitch». «Cosa puoi aspettarti da una negra?» Avrebbe detto il dirigente Jean-Loup Denereaz. Un’inchiesta ricchissima e piena zeppa di nomi e testimonianze. Alcuni di loro si sono uniti in un gruppo WhatsApp chiamato «WEFugees» di cui fanno parte centinaia di ex dipendenti. «È stato angosciante vedere i colleghi chiudersi in se stessi in seguito alle molestie da parte di personale di alto livello, passare dall’essere socievoli e allegri all’autoisolamento» ha commentato uno di loro.Uno scandalo, che il fondatore Schwab, contattato dai giornalisti del quotidiano americano, non ha voluto dare commento. Anzi, dopo la loro richiesta di intervista, ha mandato una lettera all’editore e al direttore del Wall Street Journal per lamentarsi della loro inchiesta. Il 21 maggio scorso, dopo l’invio di questa lettera, Schwab ha annunciato di voler dimettersi dalla carica di presidente esecutivo del Wef. Non per lo scandalo, ma nell’ambito di una transizione pianificata, resterà nel consiglio di amministrazione ricoprendo anche la presidenza non esecutiva.
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