2023-03-09
Dante ha creato l’italiano, Nardella lo distrugge. Firenze parla il gender fluid
Gli asterischi nelle comunicazioni ufficiali evitano i riferimenti a maschile e femminile. E con un «Gentilissim*», il sindaco si è allineato al progressismo inclusivo di Elly Schlein.La dittatura dell’asterisco. Il simbolo grafico s’insinua in documenti e protocolli, prende piede sulle intestazioni istituzionali, sostituisce le vocali finali nella battaglia di genere di un’Italia sbilanciata verso il Nulla. E contagia le amministrazioni progressiste, tentate di piantare la bandiera gender fluid per essere al passo con la «stagione Elly», quella dei desideri universali - in realtà derivati da un démi monde californiano intontito dal benessere - da trasformare in obblighi. La moda è arrivata a Firenze dove, l’altroieri, la convocazione in seduta congiunta delle commissioni «1» e «2» dalla presidenza del Consiglio comunale cominciava con l’inequivocabile «Gentilissim*». Partita da Palazzo Vecchio, quella comunicazione non poteva che essere simbolica e tracciare uno spartiacque fra passato e futuro: nella città di Dante Alighieri, dove fu plasmata la lingua italiana, 700 anni dopo Dario Nardella ha deciso di picconarla.Non si tratta di un errore e neppure dello svolazzo estemporaneo di un* funzionari* in transizione. Come sottolineano su Instagram, non senza sarcasmo, i consiglieri comunali di Fratelli d’Italia, Alessandro Draghi e Jacopo Cellai, «gli oltranzisti del gender fluid sbarcano anche a Palazzo Vecchio, le cui comunicazioni arrivano ormai ricche di asterischi per non incappare nel gravissimo e imperdonabile errore di usare sostantivi maschili e femminili, a tutela della sensibilità dei non binari. Siamo letteralmente allibiti da una simile deriva linguistica».La desinenza neutra nei documenti ufficiali proprio a Firenze è una stele di Rosetta, il tempo zero dell’Osservatorio di Greenwich. E costituisce la prima conquista involontaria di Elly Schlein; il sindaco Nardella, ex putto renziano e all’inizio vicino a Stefano Bonaccini nella corsa alla segreteria, ha dato dimostrazione concreta all’astro nascente del progressismo inclusivo di «aver attraversato l’Arno», di essersi allineato, di avere colto l’essenza della nuova sinistra in movimento. Un asterisco. Uno schwa. Una vocale più impronunciabile in italiano di quanto non sia la «c» per i toscani doc.Quello fiorentino non è il primo tentativo di erudire il pupo italico. Due anni fa, l’amministrazione di Castelfranco Emilia (Modena), in preda a orgoglio arcobaleno, inaugurò le comunicazioni con la «e rovesciata» sui suoi profili social. L’occasione era solenne: la fine dei lockdown scolastici. E l’annuncio fu storico: «A partire da mercoledì 7 aprile moltǝ nostrǝ bambinǝ e ragazzǝ potranno tornare in classe». Il sindaco Giovanni Gargano (Pd) dovette spiegare alla cittadinanza esterrefatta la scelta da Settimana Enigmistica: «Da diverse settimane avete visto comparire in alcuni nostri post il simbolo della schwa, a chiusura di alcuni termini usati. Abbiamo preso la decisione per sottolineare il rispetto e la valorizzazione delle differenze. Sono principi fondamentali della nostra comunità e il linguaggio che utilizziamo quotidianamente dovrebbe rispecchiare tali principi».Spiazzati dalla fuga in avanti, in municipio a Bologna decisero di utilizzare la doppia formula nelle intestazioni («cari e care, tutti e tutte») ma la faccenda passò inosservata e sotto le due torri fecero la solita figura da post-comunisti regressisti. Quelli con i piedi in tutte le scarpe, che al compagno Molotov in visita, già negli anni Sessanta dicevano: «Il socialismo? Ma è il capitalismo gestito da noi, andiamo». Davanti all’asterisco fiorentino a coprire le pudenda del David, diventa ancora più infantile la mossa di Gaia Romani a Milano (sezione new age della giunta Beppe Sala) che, per marcare la svolta culturale, si fece immortalare dai fotografi mentre cambiava la targhetta «assessore» con «assessora». Non si hanno notizie di altre strategiche decisioni.Poiché la Costituzione recita che «tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge», è difficile pensare che lo siano solo i maschi. E che la rivoluzione dell’asterisco in nome del politicamente corretto abbia un senso. Paolo Flores d’Arcais, per nulla sospettabile di conservatorismo, liquidava così l’astrusa tendenza: «Ennesima idiozia spacciata per progressista». In realtà, gli studiosi trovano nella guerra alla desinenza qualcosa di più mefitico e profondo. Nel saggio Il montaggio, Vladimir Volkoff spiega ciò che teorizzava il Kgb durante la Guerra fredda: «Per attaccare il pensiero è opportuno attaccare la lingua. Se il pensiero non trova più, per esprimersi, lo sbocco di una lingua rigorosa e articolata, soffoca e deperisce. Dobbiamo stringere la morsa sugli ambienti degli scrittori e su quelli dell’insegnamento. Quando i nostri avversari avranno disimparato l’ortografia, noi sapremo che la vittoria è vicina».Nardella con il cappotto di pelle è improponibile, ma la dittatura dell’asterisco è anche peggio. È di nuovo tempo di lavare i panni in Arno. Torna a casa lessico.
(Totaleu)
Lo ha dichiarato l'europarlamentare della Lega Roberto Vannacci durante un'intervista al Parlamento europeo di Bruxelles.