2023-04-09
«I danni causati dalle mascherine scambiati per effetti del long Covid»
Lo studio: molti sintomi attribuiti alla sindrome sono uguali ai disturbi indotti dai bavagli.«Veritas filia temporis», dicevano i nostri avi: nel tempo prima o poi la verità emerge sempre. E così ad aprile del 2023, dopo oltre tre anni di pandemia, arriva uno studio a sostenere che indossare le mascherine non farebbe poi così bene. Ma non solo: potrebbe anche darsi che parte dei sintomi finora ricondotti al long Covid fossero semplicemente dovuti all’uso prolungato dei bavagli. Si intitola Conseguenze fisio-metaboliche e cliniche dell’uso di mascherine facciali, ed è stato pubblicato nei giorni scorsi dalla rivista Frontiers in Public Health. «Nella maggior parte dei Paesi, l’uso delle mascherine mediche è stato limitato per decenni ai professionisti», si legge nell’introduzione. «Nel 2020, molti scienziati e leader hanno iniziato a credere che l’uso delle mascherine potesse anche fornire protezione contro la trasmissione virale, sebbene le evidenze sull’efficacia di questa misura fossero soltanto deboli». E visti gli obblighi introdotti in molti Paesi al diffondersi del Covid, si è resa necessaria - secondo gli autori - un’indagine documentata dei possibili effetti avversi. D’altronde, così come in economia non ci sono pasti gratis, anche in medicina gli interventi e le misure di prevenzione presentano degli specifici svantaggi, che in assenza di paraocchi ideologici è nell’interesse di tutti indagare.Dopo un esame di 2.168 studi, i ricercatori ne hanno selezionati 54 per l’analisi qualitativa e 37 per la meta-analisi statistica. Quanto a quest’ultima, sono stati inclusi 8.641 soggetti di giovane età (34,8 ± 12,5) e prevalentemente di sesso femminile. I risultati dicono che sono stati registrati effetti collaterali significativi derivanti dall’utilizzo sia di mascherine chirurgiche sia di Ffp2, con un maggiore impatto delle seconde rispetto alle prime. Tra gli effetti si è riscontrata una «significativa» diminuzione della saturazione dell’ossigeno nel sangue e della ventilazione minuto (anche con la chirurgica), parallelamente a un significativo aumento della CO2 nel sangue e della temperatura cutanea. Per quanto riguarda i sintomi, si è registrato un significativo incremento del malessere percepito, del mal di testa (62%), delle irritazioni cutanee (36%), della dispnea (33%), del prurito (26%, in particolare con la Ffp2), del calore percepito (26%), dei disturbi della voce (23%) e delle vertigini (5%).Nel commentare questi risultati, gli autori dello studio si pongono una domanda interessante: non è che il malessere generalmente attribuito al long Covid sia da ricondurre all’uso massiccio delle mascherine? «Quasi il 40% dei principali sintomi da Covid-19 a lungo termine», si legge infatti nell’articolo, «si sovrappone alle lamentele e ai sintomi correlati alle mascherine». La questione diventa ancora più dirimente se si tiene conto del fatto che la durata mediana degli studi utilizzati è di soli 18 minuti. In altre parole, stiamo parlando di sintomi e misurazioni registrate su soggetti che hanno indossato la mascherina per un lasso di tempo piuttosto ridotto. Negli ultimi anni, però, un po’ per obblighi di legge e un po’ per terrore indotto dall’allarmismo mediatico, il loro utilizzo è stato molto più prolungato, quindi anche gli effetti, si presume, sono proporzionalmente maggiori. L’articolo del Frontiers in Public Health si chiude con una considerazione piuttosto rilevante: «C’è un urgente bisogno di bilanciare gli effetti negativi delle mascherine con la loro efficacia prevista contro la trasmissione virale. In assenza di forti evidenze empiriche sull’efficacia delle mascherine, non dovrebbe essere obbligatorio indossarle, né tanto meno essere imposto per legge». Una conclusione a cui è giunto anche un altro recente studio pubblicato su Medscape Uk, già illustrato sulla Verità da Maddalena Loy, in cui alcuni ricercatori inglesi, stabilendo un raffronto tra due periodi diversi nello stesso ospedale - uno in cui la mascherina era obbligatoria e uno in cui non lo era -, non hanno registrato significative variazioni nei contagi. Per tutte le ragioni sopra esposte, non avrebbe alcun senso continuare con gli attuali obblighi di mascherina negli ospedali e nelle Rsa. Il ministro della Salute, lo scorso ottobre, ha prolungato tali misure di prevenzione fino al prossimo 30 di aprile. Ora Orazio Schillaci non ha più scuse: se prima si trattava di un momento delicato, a governo appena insediato e con gli occhi di tutti puntati addosso, adesso non ci sono motivi per non tornare alla normalità. Le mascherine devono essere mantenute negli ambienti e nelle situazioni in cui venivano utilizzate anche prima della pandemia, ma non possono diventare uno strumento permanente in tutte le strutture sanitarie. Anche nelle Rsa la questione è diventata avvilente: è possibile che i nostri anziani debbano essere costretti a vedere i propri cari sempre imbavagliati? Come si può privarli all’infinito delle espressioni dei parenti? Tutto ha un limite: non si può trasformare l’ipocondria di pochi in disumanità. Anche la vecchiaia e le malattie, almeno nella maggior parte dei casi, devono tornare a godere di rapporti faccia a faccia. Il ministro ci riporti definitivamente alla normalità.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)