2024-05-29
Dalle frodi fiscali alla criminalità organizzata: l'anno nero dei supermercati in Italia
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Nicola Gratteri, capo della procura di Napoli ha lanciato l'allarme la scorsa settimana. «Tutti i supermercati dell’hinterland milanese sono in mano alla ‘ndrangheta». Da due anni le grandi catene sono nel mirino della procura di Milano per evasione. Nei giorni scorsi a finire in carcere è stato Chen Wen Xu, detto Sandro, proprietario della catena cinese Aumai. E’ il periodo nero dei supermercati in Italia. Citati nell’ultima inchiesta ligure Giovanni Toti, con Esselunga indagata perché tra i finanziatori del governatore, ormai da tempo la procura di Milano sta portando avanti diverse inchieste che riguardano fatture false ma anche la frode fiscale, in questo caso sulla manodopera. A gettare altra benzina sul fuoco è stato la settimana scorsa Nicola Gratteri, numero uno della procura di Napoli. Durante un convegno a Palermo ha spiegato che «tutti i supermercati dell’hinterland milanese sono in mano alla ‘ndrangheta, idem i locali di divertimento dove vanno i vip». Una frase, detta da un esperto in materia come lui, che ha fatto subito pensare all’ultima inchiesta della Dda di Milano sul clan Piromalli, con l’arresto di 14 persone accusate di far parte di un sodalizio mafioso di matrice ‘ndranghetista. In pratica i boss aprivano attività imprenditoriali servendosi di prestanomi, con ben quattro locali (dove era evidente il valore sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati dall’amministratore di fatto) del "Mercato Comunale Isola", struttura di proprietà del Comune di Milano e oggetto di concessione ad un raggruppamento temporaneo di imprese […]». Gratteri poi in parte ha corretto il tiro, spiegando che chiaramente non tutte queste strutture sono in mano alla criminalità organizzata, ma spiegando anche come proprio in questo settore ci si sia spesso riciclaggio di denaro frutto di spaccio di cocaina. 'Ndrangheta a parte, nei giorni scorsi a finire in carcere è stato Chen Wen Xu, detto Sandro, proprietario della catena di supermercati cinese Aumai, molto nota in Lombardia con 37 punti vendita tra Brescia e Milano. La procura della Repubblica di Monza ha emesso ordinanze di custodia cautelare nei confronti di cinque persone cinesi. Gli inquirenti hanno ricostruito una rete di imprese fittizie che attraverso una serie di fatture false per un valore complessivo di 20 milioni di euro avrebbero aiutato Aumai Shopping a evadere imposte per 6 milioni di euro, tra il 2019 e il 2020. Insieme al re degli store cinesi è finita ai domiciliari anche la compagna Hu Xuelian, soprannominata Serena, braccio destro di Sandro e amministratore di fatto del gruppo Aumai. Il meccanismo di frode avrebbe permesso di «evadere, tra il 2019 ed il 2020, imposte per oltre 6 milioni di euro». Del resto esistevano società cartiere senza personale e senza persino un conto corrente. Documenti che secondo gli inquirenti rappresentano falsi per operazioni inesistenti tanto che nessuna di queste fatture sarebbe mai stata pagataLo scorso anno era toccato anche a Esselunga che si era vista sequestrare dalla Guardia di Finanza, la cifra di 47.765.684,45 euro. Il provvedimento era stato disposto dal Paolo Storari, in un’indagine che era stata portata avanti dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Milano con la collaborazione del Settore Contrasto Illeciti dell'Agenzia delle Entrate, nell'ambito del fenomeno della somministrazione illecita di manodopera. In pratica gli inquirenti milanesi avevano scoperto una complessa frode fiscale caratterizzata dall'utilizzo, da parte di Esselunga, di fatture per operazioni giuridicamente inesistenti e dalla stipula di fittizi contratti di appalto per la somministrazione di manodopera, in violazione della normativa di settore. Sul tavolo ci sarebbe stato l’utilizzo di fatture inesistenti per un ammontare complessivo di oltre 221 milioni di euro, più Iva superiore a 47 milioni di euro.Stessa cosa è accaduta nell’aprile di quest'anno con il sequestro preventivo d'urgenza di 64,7 milioni di euro a carico della Gs spa del gruppo dei supermercati Carrefour Italia. Anche qui lo schema era simile, ricostruendo «la filiera della manodopera», era stato ricostruito come i rapporti di lavoro con Gs venissero «schermati da società filtro» che, a loro volta, si sono avvalse di diverse cooperative , «le quali avrebbero sistematicamente omesso il versamento dell'Iva, nonché degli oneri di natura previdenziale e assistenziale ai lavoratori». Sempre nel 2022 la procura aveva avviato una maxi inchiesta per evasione fiscale sempre nei confronti di Gs e Auchan Italia (che nel frattempo è diventata Margherita distribuzione, parte del gruppo Conad). Quell’indagine aveva portato a galla una frode carosello con fatture false per 1,8 miliardi di euro e una evasione di Iva per oltre 260 milioni di euro. In pratica venivano acquistati beni da un fornitore comunitario senza pagamento delle imposte fiscale per poi rivendere le merci ad un altro soggetto operante sul proprio territorio nazionale con l’applicazione dell’Iva con un profitto netto pari a circa il 5-6 %.Nella sua analisi l’Agenzia delle entrate aveva scoperto come Auchan fosse solita acquistare beni da fornitori in Bulgaria, Spagna e Repubblica Ceca per poi farli rientrare in Italia tramite intermediari «dal profilo fiscale particolarmente critico». La merce arrivava nei depositi Auchan e non veniva neppure spacchettata o depositata sugli scaffali. In pratica tutto doveva avvenire il più velocemente possibile, in modo da esentare da ogni responsabilità la stessa catena di supermercati francese. In questo modo, però, scrive l’Agenzia delle entrate nel suo report, Auchan operava in totale assenza di rischio imprenditoriale, dal momento che non effettuava alcun controllo sul contenuto degli imballi. Ora bisognerà aspettare l'esito dei processi.
Charlie Kirk (Getty Images)