2020-10-24
Dalle cure mediche ai motivi climatici. Riecco i permessi facili per migranti
Il nuovo decreto immigrazione allarga i cordoni della protezione umanitaria. Mentre spariscono i requisiti economici voluti da Matteo Salvini, anche per i ricorsi pendenti. Il sindacato di polizia: «Sicurezza in ginocchio».Era scontato che il nodo prima o poi sarebbe venuto al pettine. Si ricorderà che, prima dei decreti Salvini, l'escamotage utilizzato in Italia per allargare a dismisura le maglie dell'accoglienza era quello della protezione umanitaria (con relativo permesso di soggiorno). In altre parole, accanto alle due forme tradizionali di protezione (lo status di rifugiato e la cosiddetta protezione sussidiaria), ne era stata inventata - in una sorta di unicum all'italiana - una terza, che, al di là di ogni considerazione teorica, era divenuta nei fatti uno strumento abusato e slabbrato, spesso concesso troppo largamente e quasi in automatico, concretamente sconnesso - in troppi casi - dalle reali caratteristiche individuali della persona «protetta». Basterà ricordare tre efferati casi di violenza: erano titolari di protezione umanitaria alcuni tra gli immigrati clandestini accusati dello stupro e dell'uccisione di Desirée Mariottini (la sedicenne di Cisterna di Latina); o ancora gli immigrati illegali coinvolti nello stupro sulla spiaggia di Rimini o nell'assassinio brutale di Pamela Mastropietro, uccisa e poi fatta letteralmente a pezzi. Curioso che una sinistra abituata a gridare contro Matteo Salvini, accusandolo di rendere «invisibili» alcuni immigrati, non sia resa conto - per quella via - di aver concesso silenziose «patenti di invisibilità» a persone che non necessariamente e non sempre la meritavano. Sta di fatto che, con il recente provvedimento giallorosso che ha fatto a brandelli i decreti Salvini, si sia tornati alla situazione precedente, con alcuni effetti pericolosi e paradossali. Eccone uno: le domande e i ricorsi dei richiedenti asilo che sono ancora pendenti in vista del riconoscimento dello status di protezione umanitaria verranno giudicati in base alle norme introdotte con il nuovo decreto Sicurezza e non sulla base di quelle più restrittive dei decreti Salvini. Il cambiamento - apparentemente piccolo e tecnico, ma dagli effetti numerici potenzialmente enormi - è stato previsto da una norma inserita nel nuovo decreto varato un paio di settimane fa dal governo Conte bis, con il risultato di ampliare larghissimamente le categorie di soggetti che possono richiedere la protezione umanitaria: nell'elenco delle circostanze che possono giustificare la richiesta, si evoca la possibilità di subire «trattamenti inumani e degradanti» nel proprio Paese, chi necessiti di cure mediche, chi provenga da Paesi in cui siano avvenute gravi calamità. Tutte circostanze che, se interpretate in senso vago ed estensivo, possono portare la quasi totalità degli immigrati illegali a sperare in questo terzo ombrello protettivo. Morale: chi - sulla base dei più rigorosi decreti Salvini - si sia già visto respingere il ricorso contro la reiezione della sua domanda iniziale, non potrà fare nulla. Ma, se invece ci sono ancora ricorsi pendenti, le commissioni territoriali chiamate a decidere dovranno, d'ora in poi, adottare la nuova normativa, quella più larga e permissiva, che amplia la protezione cosiddetta «speciale» fino a ripristinare di fatto la protezione umanitaria. Circostanza - quella del sostanziale ripristino del terzo canale - che è riconosciuta da tutti come un dato acclarato: sia da chi ovviamente critica il passo indietro (la Lega) sia da chi invece lo rivendica (i giallorossi). Contro tutto questo si è tra l'altro espresso Domenico Pianese, segretario generale del sindacato di polizia Coisp: «Il nuovo decreto immigrazione metterà in ginocchio l'intero comparto sicurezza del nostro Paese». E ancora, più in dettaglio: «Con l'ampliamento delle ipotesi in cui non potrà più essere operato il respingimento, l'espulsione o l'estradizione di un clandestino, seppur gli sia stata respinta la richiesta di protezione internazionale, e con i permessi di soggiorno che verranno concessi praticamente a chiunque ne faccia richiesta, le forze dell'ordine, già sotto organico di uomini e mezzi, si troveranno a dover gestire tante nuove emergenze». Il rappresentante delle forze dell'ordine indica un esempio concreto: «Con la decadenza dei requisiti economici per l'ottenimento del permesso di soggiorno, anche chi non è in grado di condurre uno stile di vita dignitoso grazie a una fonte di reddito seppur minima, potrà comunque restare in Italia. Questo, inevitabilmente, si tradurrà in un aumento della microcriminalità nelle città e nei punti di approdo: un'emergenza che sarà davvero difficile da gestire». Fino alla conclusione, che inevitabilmente punta alla prossima primavera ed estate, visto che ora tutto sarà abbastanza congelato sia dal Covid sia dalla stagione invernale. Ma, spiega Pianese, con la bella stagione e la fine dell'emergenza coronavirus, ci sono tutte le premesse per una nuova impennata dell'immigrazione clandestina: «Tra pochi mesi, quando riprenderanno sistematicamente gli sbarchi dal Nord Africa, il sistema italiano di gestione dei flussi migratori collasserà e il comparto sicurezza si troverà a dover fronteggiare un'emergenza senza precedenti».