Dalla coalizione europea pro Israele può uscire la nuova maggioranza Ue

Tre giorni fa c’è stata una riunione telefonica tra Joe Biden, Giorgia Meloni e e gli altri capi di Stato di Germania, Francia e Gran Bretagna. All’indomani, nei palazzi romani, ha cominciato a diffondersi l’ipotesi che da questo nucleo di Paesi possa nascere una coalizione anti Hamas a sostegno di Israele. Un po’ come è avvenuto contro l’Isis in Iraq e in territorio curdo.
Una premessa. Israele non ha bisogno di sostegno militare, semmai di supporto logistico e tecnologico. Ma per quello possono bastare un paio di portaerei statunitensi. Secondo noi è molto più probabile (e auspicabile) che la coalizione tra Usa e i quattro Paesi europei possa essere di natura prettamente politica per fornire sostegno su scelte condivise e su metodi di approccio agli altri Paesi del Golfo. In queste ore l’esercito israeliano sta terminando di bonificare le zone di confine con Gaza dai terroristi che si sono infiltrati. Sta, inoltre, mettendo in sicurezza altre aree contigue alla Cisgiordania e probabilmente sta monitorando Gerusalemme. Nel frattempo ha tolto corrente e acqua alla Striscia di Gaza per evitare che Hamas ne faccia il consueto uso. Serve anche a prendere le misure prima di fare l’ingresso militare via terra nei territori in mano ai terroristi palestinesi.
È comunque chiaro che ci sarà una invasione e un tentativo di portare le lancette indietro nel tempo. A prima che qualcuno s’inventasse la teoria dei due popoli e due Stati. L’assalto militare sarà certamente sanguinoso. Moriranno molti civili, che - è bene sempre ribadirlo - sono di fatto usati da Hamas come scudi umani. Il fatto è, però, che moriranno. E quello sarà il bivio che l’Europa e la coalizione a cinque (inclusi gli Usa) saranno chiamate ad affrontare. Sarà il momento in cui andrà tenuta la barra dritta e si dovrà confermare il sostegno politico a Gerusalemme. Non sarà facile per i diversi governi. Ci siamo svegliati in questi giorni e abbiamo capito che le nostre piazze sono state infiltrate da migliaia di musulmani che inneggiano alle bandiere palestinesi per sostenere Hamas contro Israele.
Hanno avuto il coraggio di manifestare a sostegno dei terroristi di fronte alle foto di ebrei trucidati, bambini fatti a pezzi e donne rapite. Figuratevi che cosa potrà accadere quando pure l’opinione pubblica descriverà Israele come aggressore. Come l’esercito colonialista che invade Gaza. La Francia ha già negato la possibilità di scendere in piazza. Lo ha fatto perché le sue leggi sono decisamente più assertive delle nostre e forse perché Macron ha colto il bivio verso cui sta andando incontro. Le foto dei bambini sgozzati nel kibbutz saranno sostituite online dalle ambulanze a Gaza e a quel punto pure in Italia gli elettori di sinistra e di destra che si nascondono dietro ai distinguo usciranno allo scoperto e manifesteranno - dietro giochi di prestigio lessicali - il loro antisionismo e antiebraismo.
Questo sarà il momento, per chi governa e decide, di tenere la barra dritta e di difendere la democrazia. Di far capire alle migliaia di immigrati che sui principi dell’Occidente non si tratta e non si scende a compromessi. Sappiamo che la storia non si fa con i «se». Ma fatta tale premessa, si potrà andare avanti per questa strada e, a quel punto, il centrodestra italiano e la destra europea potrebbero scoprire che attorno alla coalizione pro Israele c’è il quid giusto per sviluppare la prossima maggioranza di Bruxelles, i prossimi equilibri della Commissione ancor più che del Consiglio Ue.
Come La Verità ha spiegato nei giorni scorsi, sono i dem e i socialisti europei ad aver avviato un percorso che ha dato forza all’Iran e al Qatar. È quella parte politica che ha contribuito a smantellare gli accordi di Abramo. Adesso i socialisti con un bel pezzo di Commissione rischiano il cortocircuito. A parole magari sostengono Israele, ma nei fatti sono nel totale ricatto. Hanno favorito gli investimenti dei petroldollari e hanno taciuto difronte all’immigrazione clandestina che adesso riempie le piazze e sventola bandiere palestinesi e vessilli verdi pro Hamas. Quando ci sarà il bivio dell’assalto a Gaza, la sinistra europeo che cosa farà? Si spaccherà come lo è già l’Europa?
E qui torniamo al fatto che Biden (il quale ieri è stato preso per le orecchie ed è stato costretto a rimangiarsi i fondi all’Iran) tre giorni fa ha chiamato i capi di Stato dei tre Paesi Ue più Gran Bretagna. Non Josep Borrell né Ursula von der Leyen. Non rappresentano la politica internazionale del Vecchio Continente, né sono in grado di fornire a Israele l’appoggio politico che merita. Ecco che la tragedia, come sempre, ha risvolti politici oltre che sociali. Come ha scritto Maurizio Belpietro, in queste ore c’è in ballo la democrazia. La sola democrazia del Medio Oriente, ma anche la nostra.
Ma ci sarà, forse, anche una scossa per il riequilibrio. A Roma, per fare un esempio, si stanno riunendo i giorvani sovranisti. C’è la Lega, un gruppo di repubblicani Usa, rappresentanti del Rassemblement national e di Afd. Il Likud manderà un video messaggio da Tel Aviv. Ecr e Ppe non potranno non tenere presente la nuova postura sulla guerra. Non quella ucraina, ma quella contro Hamas. Le elezioni europee sono vicine e imporranno una sintesi.






