2022-03-03
Pare un film di Sordi. Prima piazza le armi poi dà la colpa a noi
Cresciuto a pane e Pci, l’ex leader della Quercia assomiglia a un Marchese del Grillo con la passione per il business.«Finché c’è guerra c’è speranza» è il titolo di un vecchio film in cui Alberto Sordi recitava la parte di un mercante d’armi che andava in giro per il mondo cercando di piazzare aerei e carri armati. Pietro Chiocca, questo il nome del pittoresco personaggio, era la caricatura di un commerciante di pompe idrauliche trasformato in faccendiere per soddisfare le esigenze economiche di famiglia. Massimo D’Alema non è un ex venditore di macchine per aspirare o pompare liquidi e, conoscendo la tenuta umbra in cui produce un famoso vino, non mi pare che abbia urgenti necessità di far quadrare il bilancio domestico. Tuttavia, a leggere la trascrizione di una lunga conversazione in cui, in cambio di commissioni milionarie, si propone come intermediario con la Colombia nella fornitura di corvette, sommergibili e caccia, sembra di scorrere la sceneggiatura di un film interpretato dal mitico Albertone, con l’ex presidente del Consiglio un po’ nella parte di Chiocca e un po’ nella parte del Marchese del Grillo. Pare di vederlo mentre spiega agli interlocutori che senza il suo intervento non si può concludere l’affare. Anzi, sembra di sentirlo dire, con quel suo tono un po’ saccente, «io so’ io e voi non siete un cazzo». Sì, quando descrive la particolarità dei contratti che propone, D’Alema scandisce le parole: «Io sono in grado di ga-ran-ti-re nel modo più assoluto che i contratti si stanno facendo e saranno fatti». Chiaro, no? C’è la sua parola.Ma di quali contratti si tratta? Come detto di una fornitura militare, ma con una particolarità che l’ex premier tiene a sottolineare. «Normalmente i contratti di promozione commerciale hanno un tetto, un cap. In questo caso no. In questo caso è un contratto commerciale al 2 per cento del business, dell’ammontare del bu-si-ness». L’ex segretario dei Ds strascica il termine in inglese che indica l’affare proprio come avrebbe fatto Sordi: bisnèss. E che diamine! Non stiamo parlando di noccioline, ma di un’operazione di altissimo livello, di finanza e industria internazionali messe assieme. «Questa è una decisione straordinaria, che non è stata facile da conseguire. È chiaro? Perché il valore di questo contratto è più di 80 milioni». O meglio, gli 80 milioni sono il compenso da pagare ai mediatori, cioè allo studio legale e alla parte colombiana che deve patrocinare l’affare. A dire il vero c’è una legge che impedisce di intermediare materiale militare, per evitare che in questo genere di operazioni si inseriscano personaggi tipo Chiocca, la caricatura interpretata da Sordi. Infatti, per scongiurare traffici loschi si è stabilito che la compravendita di aerei, navi e sommergibili sia fatta fra Stato e Stato, senza che nessuno ci metta il becco, ma soprattutto senza che ci siano trasferimenti di denaro poco chiari. Per questo D’Alema consiglia di rivolgersi a uno studio legale americano di sua conoscenza. Perché mettendo di mezzo un avvocato degli Stati Uniti, quando il contratto sarà sottoposto al controllo delle autorità, visto che stiamo parlando di un Paese chiacchierato come la Colombia a causa del narcotraffico e del riciclaggio, sarà garantita la necessaria riservatezza. «La legge americana protegge il rapporto tra il legale e il suo cliente con il segreto», dice l’ex premier nella versione del piazzista. «Se invece è un contratto puramente commerciale non c’è segreto».Ma bisogna fare in fretta, perché presto a Bogotà ci saranno le elezioni, e D’Alema non ha intenzione di aspettare e va in cerca di rassicurazioni. «Ma davvero il Parlamento e il governo della Colombia possono fare questo acquisto senza una gara internazionale, senza tender?». Il tutto, insomma, doveva essere concluso subito, nello scorso mese di febbraio, dopo un incontro tra lo stesso D’Alema e il ministro della Difesa colombiano. Ma poi, per un inghippo burocratico, l’appuntamento saltò e, stranamente, l’ex premier che era in grado di ga-ran-ti-re nel modo più assoluto la conclusione dell’affare, non rispose più alle sollecitazioni.Dopo le rivelazioni della Verità, che in esclusiva ha ricostruito la faccenda e pubblicato le conversazioni dell’agente di commercio specializzato in sommergibili e caccia, l’ex presidente del Consiglio non ha negato i fatti, ma anzi ha rivendicato per sé un ruolo di promotore degli affari nazionali. «Non è un attacco a me, ma alle aziende italiane, purtroppo andato a segno con l’aiuto del sistema dell’informazione». In pratica, colpa nostra se l’operazione è sfumata. Colpa nostra se il premier trasformato in piazzista di armamenti non ha incassato la commissione milionaria, una «succes fee» ovviamente dovuta a chi con generosità ha cercato di sostenere le imprese italiane. «Mi fu chiesto di dare una mano per prendere una commessa importante e sia il governo sia l’ambasciata colombiana erano chiaramente avvertiti». Ancora pare di vederlo l’ex segretario dei Ds mentre dice queste cose. E mentre parla di affari milionari. Lui, l’uomo cresciuto a pane e Pci, somiglia a un altro personaggio interpretato da Sordi, quando ne I vitelloni fa il gesto dell’ombrello a un gruppo di operai: «Lavoratori! Lavoratori della malta! Prrrr…»
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