2019-09-08
Dal nuovo inviato Usa nei Balcani l’alt all’avanzata cinese in Adriatico
Matthew Palmer si occuperà anche di Serbia e Kosovo. Sfiducia nella futura Commissione Ue.Ha avuto luogo in Slovenia, ai piedi delle Alpi Giulie, il quattordicesimo Bled strategic forum, ovvero l'oramai tradizionale incontro diplomatico multilaterale organizzato dal ministero per gli Affari esteri sloveno. Quest'anno, per rimediare ai lunghi anni di latitanza della presenza italiana, l'ambasciata locale, guidata da Paolo Trichilo, è riuscita a coinvolgere anche l'Istituto per gli affari internazionali cui è stato affidata la gestione di parte del programma dedicato alla sezione giovani. Il forum ha offerto molti spunti di riflessione su potenziali sviluppi geopolitici dell'Europa centrale e dei Balcani ma soprattutto ha permesso a molti attori internazionali di chiarire le proprie posizioni. A Bled ha fatto la sua prima apparizione il nuovo inviato speciale della Casa Bianca per i Balcani Matthew Palmer. La sua nomina, dopo i disastrosi anni di gestione dell'era Obama, alza il calibro della presenza politica americana nella regione, che da ora non sarà più gestita da un sostituto del Segretario di Stato, e rinfocola le speranze per una soluzione finale delle varie questioni ancora aperte tra Serbia e Kosovo. Ancora pochi giorni addietro Palmer, sposato con una signora serba, era l'assistente del Segretario di Stato Mike Pompeo. La sua nomina si può facilmente leggere come una vittoria della diplomazia di Belgrado in seguito all'incontro avvenuto tra il presidente serbo Aleksander Vučić e Mike Pompeo il 21 agosto scorso. Il nuovo inviato speciale ha spiegato senza mezzi termini che dal prossimo governo kosovaro pretenderà la rimozione degli astronomici dazi doganali sui beni importati dalla Serbia e il ritorno al tavolo delle trattative con la Serbia in modo da trovare un compromesso che chiuda ogni pendenza tra i due Paesi. La mossa americana va letta in un'ottica di sfiducia nei confronti della prossima Commissione europea il cui Alto rappresentate per la politica estera sarà Josep Borell, cioè uno spagnolo che non riconosce la secessione di Pristina da Belgrado, nonché come un chiaro avvertimento alla Merkel che ha fermato nei mesi scorsi l'accordo basato sullo scambio territoriale a cui gli Usa non erano contrari. L'attività di Palmer si concentrerà anche sul ruolo dei cinesi nei porti adriatici. L'impegno sarà quello di cercare di limitare in tutti i modi l'avanzata dei cinesi sugli scali croati, ma soprattutto su Trieste.Infine, le rivelazioni sulla corruzione presente nel sistema politico e giudiziario macedone lanciate dalla Verità lo scorso mese sono state una presenza costante tanto nei dibattiti informali, quanto nelle discussioni pubbliche. Durante la sessione di chiusura il moderatore della tavola rotonda dedicata ai Balcani ha chiesto al ministro degli affari esteri della Macedonia, Nikola Dimitrov, se il suo Paese, per entrare a pieno titolo nell'Ue, sia pronto a combattere la corruzione, anche quella legata al caso Racket da noi resa pubblica. Assicurando che tutti i responsabili dovranno essere puniti e che l'ex pubblico ministero speciale Katica Janeva si trova già in galera, ha voluto aggiungere che il primo a chiedere un'indagine sui fatti legati alle estorsioni portate innanzi da Boki 13 era stato, molto prima che lo scandalo venisse a galla grazie alla Verità, il primo ministro Zoran Zaev. Aggrappato alla correttezza formale Dimitrov ha tuttavia mancato di spiegare per quale motivo fino al nostro intervento nessuna autorità, pur possedendo esattamente la stessa documentazione probatoria, non avesse preso i provvedimenti necessari e abbia lasciato ai presunti responsabili dei crimini la più assoluta libertà d'azione. Quella stessa libertà d'azione immediatamente revocata in seguito alla pubblicazione dei nostri articoli. Per il resto fortissime sono state, da parte di tutti i ministri degli esteri balcanici presenti alla sessione di chiusura, le critiche nei confronti del lavoro della Commissione guidata da Jean-Claude Junker e del lavoro svolto dalla sua vice Federica Mogherini. Tanto il ministro degli Esteri serbo Ivica Dačić, quanto quello kosovaro Behgjet Pacolli e montenegrino Srdan Darmanović hanno rinfacciato alla commissione uscente la più assoluta mancanza di rispetto nei confronti degli sforzi fatti dai loro Paesi sulla strada di avvicinamento all'Ue unitamente alla mancanza di lealtà per le promesse fatte e mai rispettate.
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Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
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