2024-08-30
Dai testi di Bergoglio sparisce Gesù. Ma intanto lui firma libri con Damilano
Niente «avanti Cristo» nella lettera tradotta in inglese del Papa. Che sigla la presentazione del testo di Ferrari, parroco pro Ong.Attenti: a quanto pare, l’evento più importante per l’umanità non è stata l’incarnazione di Gesù. Lo spartiacque storico per eccellenza non è la nascita del Redentore. Il tempo non si deve misurare più in un «avanti Cristo» e in un «dopo Cristo», bensì in un «avanti l’era volgare» e in un’«era volgare» vera e propria. Chi lo sostiene? Indovinate. Forse il matematico ateo Piergiorgio Odifreddi? No. Il genetista materialista Richard Dawkins? Nemmeno. Il filosofo marxista Slavoj Zizek? Figuriamoci. E allora, da chi è arrivata la brillante idea? Magari non ci crederete, ma la denominazione «Bce», «before the common era», l’equivalente inglese di «avanti l’era volgare», espressione che, come sottolinea Wikipedia, «evita riferimenti a una particolare religione», è comparsa in un documento firmato da Jorge Mario Bergoglio. Il Papa che ha appena introdotto l’undicesimo comandamento - ricordati di accogliere il migrante - aveva scritto, poco più di un mese fa, una «Lettera sul ruolo della letteratura nella formazione». Un bel saggio sull’importanza dei romanzi e della poesia, che ci aprono alle profondità dell’animo umano, consentendoci di percepire meglio anche quei vuoti e quelle debolezze che la fede e la teologia, poi, hanno il compito di riempire e curare. Di qui, l’invito rivolto anzitutto ai seminaristi a nutrirsi di libri, non soltanto di filosofia e studio della dottrina. Il testo è stato tradotto in sette lingue oltre all’italiano. Ed è in una delle altre versioni, quella per il pubblico britannico, che è spuntata la denominazione politically correct.Se ne sono accorti per primi gli esperti della Fondazione Lepanto: a un certo momento, il Pontefice cita i poeti Epimenide e Arato di Soli. Lì, tra parentesi, viene indicata la datazione delle loro opere: «Sixth century Bce» per il primo, «Third century Bce» per il secondo. La bizzarra denominazione è, in realtà, molto antica: risale almeno a Giovanni Keplero, l’astronomo che scoprì le leggi che regolano i movimenti dei pianeti. A partire dall’Ottocento, essa è stata in voga tra gli ebrei, con il chiaro scopo di eliminare ogni allusione al Messia. Oggi, è adottata soprattutto dagli accademici nello standard anglosassone: alcuni di loro sono convinti che evitare di riferirsi a Cristo renda il loro eloquio più asettico, più oggettivo. In una parola, più scientifico.Ora, che degli studiosi conino una sorta di neolingua laica può irritare, oppure apparire ridicolo. Ma lascia di stucco che, in una lettera del Papa, sparisca la formula più congrua al mandato della Chiesa. Non vogliamo insinuare che il Pontefice si vergogni del Salvatore: in fondo, nel brano in questione, menziona «Gesù» sette volte e «Cristo» cinque. Con ogni probabilità, la dicitura pensata per non urtare la sensibilità di atei e fedeli di confessioni diverse è stata inserita da uno zelante, dispettoso, o semplicemente improvvido traduttore.Dopodiché, è stato il Papa, mercoledì, ad assicurare che il Signore «non è con quelli che respingono» i migranti. È stato lui a spiegare che «non è attraverso leggi più restrittive» che si salveranno vite nel Mediterraneo. È stato lui a lodare «l’impegno di tanti buoni samaritani» delle Ong, compresa «Mediterranea saving humans», che aveva affidato la sua nave Mare Jonio a Luca Casarini e adesso ha incassato l’appoggio della Fondazione Migrantes, emanazione della Cei. Ed è stato lui a benedire le imprese del parroco di bordo, don Mattia Ferrari.Costui, il prossimo 13 settembre, anziché in qualche porto con nordafricani al seguito, approderà in libreria. Uscirà il suo saggio, Salvato dai migranti, edito da Edb e impreziosito da una presentazione redatta da Francesco stesso. Il vicario di Cristo che non parla più di «avanti Cristo» avrà una compagnia discutibile: la postfazione del volume è stata affidata a Marco Damilano, ex direttore dell’Espresso. Il capo della Chiesa è a suo agio tra chi va a raccoglierei i migranti tra i flutti. Coloro i quali provano a fermare i clandestini, a impedirne le partenze e, in accordo con le tesi dei vescovi africani, a creare le condizioni affinché i giovani rimangano nel continente, senza privarlo delle loro energie, sono destinati all’inferno. I respingimenti sono peccato mortale. Ormai, la mitizzazione degli attivisti ha toccato tali vette, che si potrebbe proporre una nuova forma di periodizzazione: l’«avanti Casarini» e il «dopo Casarini». Il «buon samaritano» diventerà più importante di Cristo.