2020-03-28
Da «Zanna bianca» alla razza bianca il lato scorrettissimo di Jack London
Jack London (Gettyimages)
Romanzi, biografie, un nuovo film: l'autore americano oggi è più attuale che mai. E conquista ancora il grande pubblico nonostante la sua parte oscura, fatta di teorie razziste, misoginia, alcolismo e violenza.Come tutti i mostri sacri, non è mai passato veramente di moda. Ma in questi giorni strani la mistica presenza di Jack London (1876-1916) è più forte che mai. In aprile Mondadori pubblicherà una nuova edizione de Il tallone di ferro, romanzo distopico del 1907 che ha sicuramente influenzato George Orwell e il suo 1984, anche se il testo londoniano aveva un indirizzo politico decisamente diverso. Se il totalitarismo del Grande Fratello è del tutto sovrapponibile a quello sovietico, il Tallone di Ferro è invece l'oligarchia plutocratica, che il socialista rivoluzionario London avrebbe gradito abbattere con grande spargimento di sangue. Questo libro fantapolitico è un forte indizio: mostra chi sia davvero il vecchio Jack, e che cosa si nasconda sotto la patina di «autore per ragazzi amante della natura». Che London fosse un uomo ribollente di passioni lo conferma il bel romanzo di Romana Petri (appena pubblicato anch'esso da Mondadori) intitolato Figlio del lupo, che di fatto è una biografia estremamente scorrevole del grande scrittore statunitense, forte di un piglio cinematografico che potrebbe fornire l'ispirazione per una bella serie televisiva. Il libro della Petri, per andare con l'accetta, racconta London attraverso le donne che lo hanno amato e che lui ha amato. In particolare Charmian Kittredge, che fu al suo fianco dal 1905 al 1916 circa, prima come amica e poi come moglie. Lei stessa, dopo la morte del marito, ne ha prodotto una biografia, uscita qualche mese fa per l'editore Castelvecchi: s'intitola Il libro di Jack London, e vale la pena intrecciarne la lettura a quella del romanzo della Petri. Infine, proprio ieri è stato reso disponibile in digitale Il richiamo della foresta, versione Disney con Harrison Ford del capolavoro londoniano. Con la chiusura dei cinema dovuta all'epidemia, la pellicola rischiava di perdere decine di milioni di dollari, così la casa produttrice ha deciso di anticiparne la diffusione online. Come è facile immaginare, il film con Harrison Ford è quanto di più edulcorato possibile. Per quanto godibile, è un prodotto «per tutta la famiglia» che mostra la storia di una grande amicizia tra un uomo e un animale. Mostra molto meno, invece, il lato animalesco dell'uomo che invece London ha sempre tenuto in primo piano. Come ricorda Romana Petri, fu Jack stesso a fornire una calzante definizione del suo lavoro: «Al mio pubblico faccio un effetto molto simile a quello che ha provato Mabel (Applegarth, uno dei suoi svariati amori, ndr) il giorno in cui mi ha conosciuto: finto ribrezzo e una irrefrenabile, autentica attrazione». Repulsione e attrazione: ecco che cosa si prova per il brutale Jack. Un autore capace di ferocia inaudita e dolcezza infinita. Da molti punti di vista, potremmo considerarlo la bestia nera del politicamente corretto. Amava gli animali e la natura, questi sì, ma era lontanissimo dalle infatuazioni green dei giorni nostri. Per lui, la natura era una madre severa e senza pietà, che costringeva i figli a una massacrante lotta per la vita (così si intitola una raccolta dei suoi racconti più belli edita tempo fa da Cargo). A London questa lotta non dispiaceva affatto. Anzi, gli dava l'opportunità di esibire le sue doti. Egli era, dopotutto, un perfetto esemplare di «maschio selvatico». Figlio di una strampalata madre aristocratica poi rovinatasi con le sue mani, appassionata di esoterismo e con tendenze suicide, dovette combattere fin da bambino. Burrascoso in tutto, smodato nel bere, amante dello scontro fisico e dell'incontro - sempre fisico, ma non solo - con le donne. Perse la testa come un bambinetto per Anna Strusnky, a cui scriveva affranto: «Non riesco a classificarti, non riesco ad afferrarti. Posso indovinare, nove volte su dieci, a seconda delle circostanze, posso prevedere le reazioni, quelle nove volte su dieci, dalle parole o dai gesti, posso riconoscere le pulsazioni dei cuori. Ma al decimo tentativo rinuncio. Non ci arrivo. Tu sei il decimo tentativo. Mai sono esistite due anime così simili e così incomprensibilmente assortite!». Non si fece problemi, però, a liquidare frettolosamente la prima moglie Bessie, ricavandone non poche grane. La lasciò su due piedi con prole e tutto, ottenne la separazione legale nel 1905 e un secondo dopo si precipitò a maritare Charmian. Come racconta la Petri, molti lettori gli voltarono le spalle, i nemici del partito socialista ne approfittarono per fare polemica sul rosso sfascia famiglie, e i giornali pestarono duro sul romanziere già famoso che si lascia andare ai colpi di testa. Lo Averill Women Club chiese addirittura di vietare i suoi libri nelle università. Oggi verrebbe considerato un simbolo della «maschilità tossica», e un misogino. E non è tutto: il nostro Jack era anche razzista, e mica poco. Fu Joan, figlia avuta da Bessie, a raccontare che un giorno il padre diede in escandescenze con un compagno socialista che gli rimproverava le idee sulla razza: «Che diavolo!», gridò London, «sono prima di tutto un uomo bianco e poi un socialista!». Nel noto articolo del 1902, The salt of the Earth, celebrò esplicitamente la superiorità della razza anglosassone. E, benché fosse un difensore del sottoproletariato e fosse stato cresciuto da una balia nera sfuggita a una piantagione, Jack continuò sempre a professare idee da suprematista bianco. In particolare, ce l'aveva con gli asiatici, di cui temeva la formidabile espansione. Il romanzo Guerra alla Cina (ripubblicato di recente da Obarrao) è un concentrato di astio anticinese, e immagina (anzi, forse si augura) un attacco americano al Dragone. Riletto ora, però, quel libro contiene impressionanti previsioni sulla crescita cinese, che rendono l'opera di London ancora più attuale. In questi giorni di epidemia, dicevamo, lo sentiamo più vicino che mai. Non tanto per le sue intemerate sul «pericolo giallo» quanto piuttosto per due formidabili scritti che meritano immediata rilettura. Il primo, per i coraggiosi, è La peste scarlatta, che immagina un'umanità funestata da una temibile malattia. Assieme al male, però, ecco la cura: Il vagabondo delle stelle. Racconta di un uomo imprigionato che compie meravigliosi viaggi con la mente e lo spirito. Viste le circostanze, può servire come preziosa guida per qualche peregrinazione dell'anima.