2025-04-17
Da Vance all’Iran. Per 48 ore la Capitale sarà al centro della politica globale
Dopo l’incontro con Donald Trump, Giorgia Meloni tornerà a Roma dove domani vedrà il suo vice. Al via sabato il summit sul nucleare di Teheran.Un blitz vero e proprio quello di Giorgia Meloni a Washington: l’aereo di Stato con a bordo il presidente del Consiglio è decollato ieri mattina alle 11 ed è atterrato alla Joint base Andrews camp spring alle 16 locali, le 22 circa in Italia. L’agenda della Meloni prevede il bilaterale con Donald Trump alla Casa Bianca all’ora di pranzo, con arrivo alle 12 (ora americana); successivamente dovrebbe tenersi il briefing con la stampa, e poi il presidente del Consiglio ripartirà immediatamente alla volta di Roma, dove domani riceverà a Palazzo Chigi il vicepresidente James David Vance, insieme con il vicepremier Matteo Salvini. Un tour de force per la Meloni a Washington, e ieri in molti si chiedevano se ci sarà il tempo per un saluto con Elon Musk: propendiamo per il sì considerati i rapporti cordiali tra i due. Al centro del colloquio tra la Meloni e Trump i dazi, l’acquisto di gas naturale liquido americano, le spese per la Difesa. La missione è estremamente delicata, l’imprevedibilità di Trump è già diventata proverbiale, e sulla Meloni poggiano anche le speranze di una gran parte della Unione europea, che confida sui buoni rapporti tra il presidente Usa e il nostro capo del governo per «ammorbidire» la posizione del tycoon verso l’intero continente (i dazi sono stati sospesi per tre mesi). C’è chi gufa, leggi Emmanuel Macron, ma per il resto possiamo dire che l’Europa fa il tifo per Giorgia. Nella tarda serata dell’altro ieri, la Meloni ha sentito nuovamente al telefono la Presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen: «La presidente Von der Leyen è stata in contatto con il premier Meloni», ha detto ieri a Bruxelles la portavoce della Commissione europea Arianna Podestà, «come avevamo già detto nei giorni scorsi, in preparazione della visita. Ieri sera (l’altro ieri, ndr) hanno avuto una nuova conversazione telefonica. Non riveleremo alcun dettaglio specifico ma il messaggio è in linea con quanto detto nei giorni precedenti, e cioè che hanno coordinato questa visita. Come è noto», ha aggiunto la portavoce, «abbiamo già detto più volte che qualsiasi contatto con l’amministrazione statunitense è molto gradito. La stessa presidente Von der Leyen lo ha affermato. Naturalmente, la competenza per quanto riguarda il negoziato spetta alla Commissione, ma i contatti sono estremamente positivi, e quindi la presidente e la premier si sono coordinate». La Podestà dice una mezza verità: come abbiamo più volte sottolineato, se è vero che le tariffe imposte dalla Ue valgono per tutti i Paesi membri non è vero il contrario, e quindi Trump in teoria potrebbe decidere un trattamento privilegiato per l’Italia. L’atteggiamento dell’Europa nei confronti dell’amicizia tra Trump e la Meloni, visto con una certa diffidenza in diverse cancellerie, è cambiato ora che i Paesi membri sono terrorizzati dai dazi, come testimonia l’articolo apparso su Politico.eu, nel quale si legge che «il coinvolgimento personale di Meloni con Trump ha creato tensione in altre capitali dell’Ue. Ma mentre l’Unione si trova ad affrontare una guerra commerciale potenzialmente rovinosa, anche le sue controparti più caute stanno iniziando a credere che lei potrebbe essere l’unica leader europea che Trump sia disposto ad ascoltare». «Il viaggio di Meloni a Washington in questo momento è un segnale importante», ha affermato Johann Wadephul, esponente dei Cristiano-Democratici molto vicino al cancelliere tedesco in pectore Friedrich Merz, «il primo ministro italiano ha un buon rapporto con il presidente americano Trump, che ora può mettere al servizio dell’Europa». Roma insomma torna ad essere il fulcro della politica internazionale: il 18 aprile a Palazzo Chigi arriva J. D. Vance, convertitosi al cattolicesimo nel 2019, che incontrerà anche il segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, e prenderà parte insieme con la sua famiglia alle cerimonie di Pasqua. Considerato che la Santa sede, attraverso l’impegno di papa Francesco, è stata tra i più incessanti sostenitori della ricerca di un percorso di pace per l’Ucraina, è probabile che Vance e Parolin discutano anche di questo. Non è escluso che Vance riesca a incontrare anche lo stesso Bergoglio. Sempre a Roma, sabato, è in programma il secondo colloquio, importantissimo, della trattativa sul nucleare iraniano, dopo il primo del 12 aprile in Oman. Nella capitale (dove già ci sarà J. D. Vance) arriveranno l’inviato di Donald Trump, Steve Witkoff, il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi e il ministro degli Esteri dell’Oman, Badr Albusaidi, mediatore tra Washington e Teheran. Un incontro ancora più delicata se si pensa che ieri l’Aiea ha lanciato l’allarme dicendo che l’Iran «non è lontano» dal possedere la bomba atomica. Tutte le strade portano a Roma, dunque, e la stabilità del governo italiano è certamente un valore aggiunto a livello internazionale. La finanza è sempre un indicatore prezioso, e non è certo un caso se ieri il Tesoro ha collocato complessivamente in due tranche Btp per 11 miliardi (uno a 7 anni e uno a 30 anni) a fronte di una domanda che ha superato i 103 miliardi di euro, dimostrazione di quanto siano appetitosi i titoli italiani sul mercato globale.