2018-11-15
Quando Renzi e Cottarelli facevano i No Tav
Il M5s chiede tempo sull'alta velocità per valutare costi e benefici. Fra chi critica c'è l'ex premier, che la definiva «inutile», e Mr Forbici, che firmò appelli contro.Danilo Toninelli, in accordo con l'omologo francese, vuole studiare i costi. Bruxelles preme: «Sovvenzioni a rischio».Lo speciale contiene due articoliNo Muos e no a un lungo numero di infrastrutture. Questa è spesso la posizione della base grillina. Poi qualcuno va al governo e capisce che le valutazioni delle opere pubbliche si devono fare secondo due criteri. Il primo che è in assoluto il migliore è quello legato alla stima ex ante dei costi e dei benefici. Si pesa una infrastruttura al di là delle posizioni politiche. Se vale la pena perché i ritorni dicono di Sì si fa, altrimenti si accantona. L'altro criterio di valutazione è geopolitico. Basta prendere come esempio il Muos. Si tratta della grande antenna che da Mazzarino (Sicilia) collegherà altri pilastri del sistema di sorveglianza dei militari americani. Un sistema che consente agli Usa di garantire la sicurezza nazionale. I 5 stelle se vogliono il sostegno di Trump devono piegarsi alla ragion di Stato. Il tema della Tav rientra invece nel primo parametro. Quello dei costi e dei benefici. Al di là delle enormi difficoltà che il governo ha nel comunicare in modo univoco, sull'alta velocità Torino-Lione è stato abbastanza lineare. Sia Giuseppe Conte sia il ministro alle Infrastrutture, Danilo Toninelli, hanno rimandato a uno studio in fase di realizzazione. A guidare il team dei docenti incaricati di fare l'analisi dei costi e benefici delle grandi opere (quindi anche la Tav) c'è il professore Marco Ponti. Con lui anche Francesco Ramella, proveniente dal Politecnico di Torino. Solo per aver accettato l'incarico, Ponti è stato accusato di piegarsi al volere dei 5 stelle. Mentre il commissario all'opera, Paolo Foietta, si è più volte scontrato con il governo e il messaggio passato è quello che i pentastellati hanno già deciso per il No, che ci saranno le penali e che da gennaio dovremo pagare 75 milioni al mese ai fornitori (Non si decide una grande opera solo per questi motivi). «Foietta si rassereni», ha risposto il ministro, «stiamo per completare sulla Tav una analisi costi-benefici finalmente oggettiva, così da indirizzare i soldi dei cittadini verso le vere priorità infrastrutturali del Paese». Una posizione che andrebbe elogiata: prima si fanno le valutazioni e poi si paga. Eppure riconoscere questo sarebbe segno di un'onestà intellettuale oggi alquanto rara. A cominciare dall'ex premier Matteo Renzi: «Non credo a quei movimenti di protesta che considerano dannose iniziative come la Torino-Lione. Per me è quasi peggio: non sono dannose, sono inutili. Sono soldi impiegati male», scriveva nel 2013. Il 10 novembre, al termine della manifestazione di piazza, ha twittato: «Grazie #Torino #SiTav». Le frasi non necessitano commento. Ma a pensarla come oggi la pensano i grillini c'è anche un folto gruppo di professori e competenti. A cominciare da Carlo Cottarelli. Poco più di un anno e mezzo fa, Marco Ponti sul sito Voce.info scriveva esattamente ciò che oggi sostiene. «Valutare le grandi opere è una necessità sempre dimenticata» (leggi qui il documento). Titolo del post: «È in corso un massiccio rilancio politico delle grandi opere. I denari pubblici in gioco sono moltissimi e potrebbero arrivare a 70 miliardi. Una cifra enorme se si pensa agli stretti vincoli di bilancio». L'ultimo passaggio è quello che ha spinto molti professori, e soprattutto Mr Forbici, a prendere carta e penna e scrivere a Graziano Delrio un appello per invitarlo a fermarsi e fare valutazioni ex ante. «Meno arbitrio nell'uso delle risorse pubbliche», firmava Cottarelli, approvando in pieno lo schema Ponti. «Analisi indipendenti», scriveva Cottarelli in compagnia di altri 42 professori del Politecnico di Milano, «evidenziano come due opere - la nuova Torino-Lione e la linea Napoli-Bari - mostrino flussi di traffico, attuali e prospettici, così modesti da poter escludere che sia opportuno realizzarle nella forma prevista». Parole tombali, però nelle sue numerose apparizioni in tivù, sempre attente al bilancio pubblico, non ha trovato il tempo di elogiare il fatto che finalmente un governo fa quanto lui stesso si era auspicato, affidando per giunta la pratica a un fior di docenti come Ponti e Ramella. A breve Ponti pubblicherà un libro e lo stesso Cottarelli dovrebbe vergarne la prefazione. Non sappiamo quali posizione prenderà. Se quella dell'appello o quella pubblica di due settimane fa, quando a un convegno torinese di Confartigianato ha invitato il Comune grillino a tenere conto «del fatto che alcune infrastrutture sono già partite e, quindi, degli investimenti che sono già stati fatti». Siamo curiosi di ascoltare le prossime dichiarazioni. Così come quelle degli altri firmatari. Tra i quali spicca il nome di Alessandro De Nicola della Adam Smith Society, anch'egli spesso in tivù a spiegare l'importanza del rispetto dei vincoli di bilancio. Su Repubblica due anni fa scriveva: «Certo è che nell'allegato sulle infrastrutture al recentissimo Def, annunciando nuovi criteri di valutazione e velocizzazione delle opere pubbliche, il governo ha sottolineato carenza nella progettazione che porta a polverizzazione delle risorse». Critica condivisibile, che impone oggi un cambio di prospettiva che va ancora definito. Nell'elenco, infine, c'è anche il nome di Riccardo Puglisi, il docente più attivo di twitter e grande sostenitore del partito dei competenti. Un tweet a sostegno di Ramella e Ponti e del loro lavoro non sarebbe male. Difendono i soldi dei contribuenti dallo spreco. Esattamente ciò che i competenti chiedono. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/da-renzi-fino-a-cottarelli-lelenco-dei-no-tav-che-ora-saltano-sul-treno-2619745346.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="lue-ci-mette-fretta-finite-lopera-o-vi-tagliamo-i-fondi" data-post-id="2619745346" data-published-at="1758160376" data-use-pagination="False"> L’Ue ci mette fretta: finite l’opera o vi tagliamo i fondi Toninelli aveva ribadito la necessità di attendere il risultato della valutazione costi-benefici, il ministro dei Trasporti francese, Élisabeth Borne, si era detta d'accordo, ma adesso a tentare di metter fretta all'Italia sulla questione Tav arriva la Commissione europea, che minaccia una riduzione dei fondi per l'opera se i lavori non verranno sbloccati a breve. A riportare l'ennesima incursione dell'Ue nelle decisioni di governo è stato il portavoce della commissione di Bruxelles responsabile del dossier trasporti, Enrico Brivio: «È importante che tutte le parti facciano sforzi per completare nei tempi la Tav», ha riferito commentando l'incontro bilaterale tra i due ministri, in quanto «come per tutti i progetti della Connecting Europe Facility, se ci sono ritardi nella loro realizzazione questi possono vedere una riduzione dei fondi» forniti dall'Unione. «È un progetto importante non solo per Francia e Italia ma per l'intera Europa», ha aggiunto, «speriamo che le parti siano in grado di eseguirla nei tempi previsti». L'incontro tra il ministro Toninelli e il ministro Borne dedicato al tema si era concluso a Bruxelles, tre giorni fa, con un sostanziale accordo sulla necessità di attendere le valutazioni sulla Tav affidate agli esperti internazionali dal governo gialloblù e sul conseguente congelamento dei bandi di assegnazione dei lavori. Pur ribadendo la «necessità di non perdere i finanziamenti europei» Borne si era allineata, confermando che «la Francia aspetterà che il governo italiano faccia le sue valutazioni sulla Tav». Ora, però, la posizione dell'Unione europea rafforza quella degli industriali di Torino, già forti dei numeri della manifestazione a favore della Tav che si è tenuta la scorsa domenica e che ha portato in piazza oltre 30.000 persone. Che fondi mette Bruxelles? Sostanzialmente la metà del budget di spesa previsto per la grande opera. Attraverso il Connecting Europe Facility (Cef) il programma di investimento europeo mette a disposizione 813,8 milioni di euro su 1,9 miliardi, che sono il costo complessivo dell'opera previsto fino al 2019. Alessia Pedrielli
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)