2020-06-27
Da Nord a Sud, la sinistra lucra sui disperati
A leggere le pagine dell'inchiesta di Bergamo si capisce la fregola della sinistra di cambiare i decreti Salvini. Il Pd ne ha fatto un cavallo di battaglia, sostenendo che i provvedimenti sulla sicurezza sono liberticidi. In realtà, dall'indagine della Procura lombarda, si comprende che le norme volute dall'ex ministro dell'Interno hanno messo la parola fine a «un gioco sporco» (la definizione non è nostra, ma agli atti del fascicolo giudiziario) pagato con i soldi dei contribuenti e con cui tanti hanno campato.agli atti del fascicolo giudiziario) pagato con i soldi dei contribuenti e con cui tanti hanno campato. A differenza di ciò che comunemente vogliono far credere i giornaloni, le belle parole sull'accoglienza degli extracomunitari si concludono sempre con un risvolto economico, nel senso che ospitare un cosiddetto profugo rende(va) 35 euro al giorno, vale a dire 1.000 euro al mese, e dieci profughi fanno 120.000 euro in un anno, più o meno quello che incassano una piccola azienda o un negozio. Sì, i migranti sono un affare, come diceva Salvatore Buzzi, che nelle intercettazioni spiegava come accogliere gli extracomunitari renda più della droga. Nel caso di Bergamo, si capisce che le cooperative sgomitavano per averne assegnati sempre di più, perché grazie agli immigrati potevano moltiplicare gli introiti. Addirittura si davano da fare per trattenerli anche quando gli stranieri non avrebbero più dovuto essere ospitati; e se qualcuno faceva le valigie si chiudeva un occhio, anzi tutti e due, sulle partenze, fingendo che la fonte di reddito fosse sempre in sede. La macchina da soldi era ben oliata e poteva contare su diverse coperture, in particolare si presentava con la benedizione della Caritas e di alcuni prelati, oltre che con il consenso della politica e la copertura di alcuni funzionari dello Stato. Ma poi è arrivato Salvini con i suoi decreti, e il meccanismo perfettamente funzionante è andato in tilt, perché sono cominciati i controlli e le norme si sono fatte più stringenti. Ieri abbiamo riportato le parole di un viceprefetto che, ben conscio della gravità di ciò che gli viene richiesto dal presidente di una cooperativa, minaccia di denunciare tutto. «Basta con questo gioco sporco», dice, «non si può più fare». E manda a quel paese il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, ma anche il prefetto Morcone, ossia colui che per un decennio almeno ha gestito l'immigrazione in Italia. Che entrambi siano del Pd è naturalmente un dettaglio, così come è un particolare insignificante il fatto che una parlamentare del Pd si rivolga alla cooperativa che ospita i migranti per trovare delle «braccia» (sì, dice proprio così) che imbustino i volantini di partito. Altro che fabbrica del bene, quella su cui hanno messo gli occhi i magistrati di Bergamo era una fabbrica che si mangiava i soldi dei contribuenti e i decreti sicurezza l'hanno fatta fallire. Tuttavia, a dimostrazione di come la questione immigrazione sia manovrata da certa politica con altri scopi e come non rispondano al vero molte delle asserzioni che vengono fatte sul tema, non c'è solo il caso Bergamo, ma pure il caso Mondragone. Ricordate mesi fa, quando la maggioranza giallorossa s'impuntò per imporre una sanatoria dei migranti? Secondo il governo e i suoi sostenitori, regolarizzare i clandestini era un atto necessario non solo per consentire la raccolta nel settore ortofrutticolo, ma anche un fatto di legalità, per evitare che gli immigrati fossero sfruttati e sottopagati, costretti a vivere in baraccopoli. Non bastava una legge contro il caporalato, varata tempo fa dalla sinistra e spacciata come risolutiva: ci voleva anche il permesso di soggiorno. Così, con le lacrime agli occhi della ministra Bellanova, ex bracciante agricola, ecco arrivare la sanatoria per tutti. Peccato che la legge per regolarizzare i clandestini, così come quella che doveva abolire la povertà, non abbia abolito i clandestini, che continuano a essere tali e a vivere in baraccopoli senza alcuna garanzia. Lo si registra a Mondragone, dove nei palazzi sorti attorno all'ex stabilimento della Cirio si sono insediati i rom provenienti dalla Bulgaria i quali, sanatoria o no, continuano a essere impiegati nei campi e a vivere in condizioni igienico-sanitarie precarie. Con l'arrivo del Covid la situazione è poi precipitata e in paese la situazione, sia dal punto di vista della salute che da quello della sicurezza, rischia di sfuggire di mano. Valeva la pena dunque di perdere tempo con una sanatoria che non ha sanato nulla? Vale la pena di cancellare, come vuol fare la sinistra, i decreti sicurezza per tornare a fare il «gioco sporco»? La risposta mi pare scontata. Qui l'unica cosa che vale la pena di fare sono le elezioni, per mandare a casa una banda di incapaci al governo.