2021-03-16
Cure domiciliari, i medici ormai fanno da sé
Il presidente dell'Aifa, Giorgio Palù (S.Montesi/Getty Images)
Mancano ancora indicazioni chiare dal ministero su come assistere a casa i malati di Covid e prevenire i peggioramenti. I consumi di eparina e azitromicina, tuttavia, crescono. È il segnale che sempre più dottori si ribellano al protocollo «Tachipirina e vigile attesa».«Dobbiamo puntare sulle cure domiciliari, perché questo impedirebbe di avere quelle saturazioni che abbiamo nei Pronto soccorso». Incisivo come sempre, il presidente dell'Aifa, Giorgio Palù, ha ricordato una priorità tutt'oggi ignorata. Durante il collegamento con la trasmissione domenicale Mezz'ora in più condotta su Rai 3 da Lucia Annunziata, il responsabile dell'Agenzia italiana del farmaco è tornato a ripetere un concetto cui tiene molto: «Serve un medico che visiti l'ammalato, che abbia delle linee guida per curarlo a casa». Invece un protocollo anti Covid per i medici di famiglia ancora manca. Il professore un mese fa aveva dichiarato alla Verità di averle «sollecitate direttamente al ministro della Salute, Roberto Speranza, e mi ha confortato sapere che ha già affidato il compito all'Agenas, l'agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali che si occupa di salute pubblica ed entra proprio nel merito dell'assistenza territoriale». Di fatto, se ogni giorno dobbiamo leggere il catastrofico bollettino dell'emergenza nei reparti Covid e nelle terapie intensive, è anche perché le persone non ricevono assistenza nelle loro abitazioni. Quando vanno in ospedale, l'infezione è ormai in fase avanzata. I pazienti vanno curati con terapie adeguate a domicilio. E, in assenza di linee guida, già sta accadendo con decisioni prese dal singolo medico di medicina generale o dal cittadino stesso, come risulta dall'ultimo monitoraggio pubblicato dall'Aifa. Il consumo a livello territoriale di eparine a basso peso molecolare, definiti «farmaci di prima linea per la terapia anti Covid-19», è infatti aumentato «di oltre il 19% in quasi tutte le Regioni italiane nel trimestre ottobre-dicembre 2020 rispetto al medesimo trimestre del 2019». Questo significa un «fai da te» diffuso, per evitare l'aggravamento delle condizioni del paziente lasciato a casa a curarsi da solo. Nel documento si legge inoltre che «sebbene Aifa non ne abbia mai approvato l'uso per Covid-19, l'azitromicina continua a registrare aumenti notevoli sia a livello territoriale che ospedaliero, in particolar modo in Campania (+250%) e Lazio (+300%)». L'azitromicina è un antibiotico della famiglia dei macrolidi, autorizzato per il trattamento di infezioni delle alte e basse vie respiratorie. Studi in vitro hanno indicato che i macrolidi mitigano l'infiammazione e modulano il sistema immunitario, uno studio francese ne aveva dimostrato l'accresciuta efficacia (poi contestata da altri ricercatori) in combinazione con idrossiclorochina nel ridurre la produzione di citochine proinfiammatorie. Nella scheda relativa a questo farmaco, l'Aifa però scrive che «la mancanza di un solido razionale e l'assenza di prove di efficacia nel trattamento di pazienti Covid-19, non consente di raccomandare l'utilizzo dell'azitromicina», da sola o associata all'idrossiclorochina. Domenica, il presidente dell'Agenzia italiana del farmaco ha detto che bisogna intervenire «in tempi molto rapidi, soprattutto in ambiente domestico, sull'infiammazione, sulla coagulazione». E «svolgere quei pochi esami che servono a indirizzarci se è possibile trattare con il cortisone» il paziente, «e quando utilizzare l'eparina a basso peso molecolare», ha precisato il virologo. Parole accolte con entusiasmo da Andrea Stramezzi, uno dei medici di Terapiadomiciliarecovid19.org che curano i pazienti a casa prima che il virus li costringa all'ospedalizzazione. In un Tweet rivolto a «tutti gli imbecilli che mi hanno insultato», ha scritto: «Ora che il presidente dell'Aifa dice le stesse mie stesse cose, vergognatevi». Stramezzi sostiene l'importanza dell'utilizzo immediato di un antinfiammatorio: «L'aspirina va benissimo», dice, per bloccare la progressione dell'infezione. Da evitare, invece «la Tachipirina che non è un antinfiammatorio e abbassa i livelli di glutatione (il più importante antiossidante a livello cellulare, ndr) fondamentali per proteggersi dal Covid». La pensa così anche il presidente dell'Aifa: «La Tachipirina è del tutto inutile per non dire dannosa». Domenica il professor Palù è tornato a ribadire l'importanza pure degli anticorpi monoclonali, che andrebbero somministrati «nelle prime 72 ore dall'esordio dei sintomi e ancora non li abbiamo disponibili». Eppure ieri, sul Corriere della Sera, l'infettivologo del Sant'Orsola di Bologna, Pierluigi Viale, per le cure a casa faceva sempre riferimento alla circolare del ministero della Salute dello scorso 30 novembre che raccomanda «paracetamolo (principio attivo contenuto nella Tachipirina, ndr) per abbassare la febbre». Sempre Viale ha definito l'idrossiclorochina «il fallimento più clamoroso» nella cura contro il coronavirus e ha ricordato che «l'Oms ha emesso una “forte raccomandazione" a non avvalersi» di questo farmaco. Già c'era stato nei giorni scorsi l'attacco del virologo Roberto Burioni contro la Regione Piemonte che ha modificato il protocollo per la presa in carico a domicilio dei pazienti Covid, inserendo l'idrossiclorochina nella fase precoce della malattia. «Se qualche “medico" ve la prescrive, buttatela nel cesso», aveva twittato il virologo. È solo un esempio, dei pareri discordanti e devastanti per i pazienti, che viaggiano amplificati dai media e dai social, nel silenzio di un protocollo nazionale. Nel frattempo i cittadini si devono arrangiare e per restare calmi prendono tranquillanti. Nel 2020, ricorda sempre l'Aifa, si è registrato un aumento di farmaci ansiolitici (+12%) con picchi nelle Marche (+68%) e Umbria (+73%).