2022-09-23
Il Csm delle correnti pende ancora a sinistra
L’elezione dei membri togati ha sancito una vittoria (risicata) del cartello delle toghe progressiste: eletti 11 consiglieri sui 20 totali. Magistratura indipendente al primo posto con Area per numero di voti (558). Ora mancano i membri laici scelti dal Parlamento.Il secondo giorno di consultazioni elettorali del Consiglio superiore della magistratura conferma l’andamento del primo di votazioni, che aveva già evidenziato un chiaro bipolarismo tra le correnti, con un leggero sbandamento a sinistra.L’elezione dei membri togati del Csm al momento, in attesa della nomina dei componenti laici scelti dal Parlamento, disegna infatti una maggioranza di centrosinistra. Infatti, le toghe progressiste del cartello di Area Dg, Md e dei centristi di Upc, la vecchia Unicost depalamarizzata, hanno totalizzato, tra giudici di legittimità, giudici di merito e la parte scrutinata dei magistrati requirenti (i pubblici ministeri), 11 consiglieri su 20 totali. Mi, la corrente di destra, al primo posto insieme ad Area per numero di voti (558) nel primo collegio, potrebbe quindi rimanere isolata. Sempre che non arrivi a darle man forte il gran numero di laici di centrodestra, che probabilmente verranno scelti da Camera e Senato. Saranno componenti del Csm anche il primo presidente e il procuratore generale della Cassazione, che sono entrambi membri di diritto. In base alla nuova legge elettorale introdotta dalla riforma Cartabia. I 13 giudici di merito eletti ieri sono stati scelti in 4 collegi maggioritari: in ciascuno passano i primi due mentre gli altri 5 posti saranno assegnati con un meccanismo proporzionale su base nazionale. Nel collegio unico che ha eletto i togati provenienti dalla Cassazione, la candidata di Mi, Paola D’Ovidio, ha ottenuto 1.860 voti (più della collega Loredana Micciché nel 2018) mentre il candidato di Area Dg, Antonello Cosentino, secondo classificato, ha ottenuto 1.226 voti. Entrambi sono entrati a Palazzo dei marescialli. I 13 giudici di merito, che in base alla nuova legge elettorale introdotta dalla riforma, vengono scelti in quattro collegi maggioritari: in ciascuno passano i primi due mentre gli altri cinque posti saranno assegnati con un meccanismo proporzionale su base nazionale. Una riforma che ieri, sentito dalla Verità durante lo spoglio, l’ex pm (ed ex uomo forte di Unicost al Csm) Luca Palamara ha demolito descrivendola quasi come una sorta di Rosatellum in versione togata: «È indubbio che al ministero una manina esperta dei meccanismi elettorali ha ben congegnato alla Ministra Cartabia, evidentemente estranea alle logiche di potere interne alla magistratura, un sistema che con logica dei resti finisce con il privilegiare sempre e comunque chi appartiene ad una corrente impedendo di fatto ogni velleità agli indipendenti. Quella che è stata venduta agli italiani come riforma delle correnti in realtà le ha rafforzate ancor di più». Sta di fatto che il risultato di ieri, ha portato a una maggioranza di tre eletti nei collegi binominali per Area, Genantonio Chiarelli (giudice penale a Brindisi), Francesca Abenavoli (Gip a Torino) e Marcello Basilico (giudice a Genova) ; 3 collegi a Magistratura Indipendente per Maria Luisa Mazzola (giudice a Bergamo), Bernadette Nicotra (giudice a Roma), Edoardo Cilenti (consigliere d’appello a Napoli) ) ; 2 collegi a UpC per Antonino Laganà (giudice di appello a Reggio Calabria) e Roberto D’Auria (giudice a Napoli). I cinque seggi da assegnare con i resti vanno uno ciascuno a Magistratura democratica (879 voti: Domenica Miele, giudice penale a Napoli), agli indipendenti di Articolo 101 (621 resti; Andrea Mirenda, giudice di sorveglianza a Verona), a Upc (592 resti, Michele Forziati consigliere di appello a Roma); MI (491 resti Maria Vittoria Marchianó , presidente del Tribunale di Crotone) - Area (461 resti, Tullio Morello, presidente di sezione a Napoli Nord). Restano a bocca asciutta senza ottenere seggi: Autonomia & indipendenza (già evaporata nell’elezione di legittimità dopo essersi proposta come alternativa alle correnti) e gli indipendenti del cosiddetto listino Ferri, nome che fa riferimento al parlamentare di Azione (e magistrato in aspettativa) Cosimo Ferri. I togati di merito saranno quindi 5 di Mi (nel 2018 erano 2), 5 di Area (3 nel 2018), 3 di Upc (5 nel 2018, come Unicost) 1 di Md ( che non aveva nessun togato di merito) ed 1 ad Articolo 101. Tra i requirenti nel primo collegio sono stati eletti il pm di Firenze Eligio Paolini di Magistratura indipendente) che è risultato il candidato più votato con 986 preferenze. Lo segue, con 675 voti, il pm di Milano Roberto Fontana, candidato indipente di Md. L’ufficio elettorale della Cassazione ieri ha interrotto i lavori dopo lo scrutinio del primo collegio elettorale relativo ai pm e procederà oggi con quello del secondo collegio per la medesima categoria), concludendo così lo spoglio delle schede. La commissione elettorale centrale procederà quindi all’assegnazione dei cinque posti rimanenti per i giudici di merito, con un meccanismo proporzionale su base nazionale, e del quinto pm attraverso il ripescaggio del miglior terzo, completando il quadro dei nuovi 20 togati che siederanno a Palazzo dei marescialli nella prossima consiliatura. In attesa dell’arrivo dei nuovi laici, che, come i loro predecessori, dovranno probabilmente sgomitare molto per frenare lo strapotere delle correnti.
Giancarlo Giorgetti (imagoeconomica)