2022-06-12
Il futuro è sempre più digitale
True
Con l'apparizione di bitcoin e blockchain nel 2009 è nata l'era digitale. Dapprima snobbata, si è sviluppata gradatamente sino al 2016, per poi passare a un ulteriore stadio di sviluppo esponenziale dal 2020. E se al momento sono le criptovalute - e il mondo blockchain adiacente - a catturare l'attenzione di imprenditori e investitori (non solo retail), la nuova generazione è già oltre: tuffatasi a piè pari nel metaverso e nel mondo degli Nft, dove idee e immaginazione rappresentano il nuovo sogno realizzabile e nuovi mercati possono essere creati da zero. Un ambiente virtuale (ecosistema) che sviluppa effetti pratici sul mondo reale (in campo finanziario, industriale e nei servizi).
Con le cryptovalute, partendo da bitcoin - con future quotato al Cme - a Ethereum, transitando per dogecoin, altcoin e defi si è in presenza di una nicchia di mercato finanziario altamente volatile ed in rapida evoluzione. Ma la tecnologia Blockchain (letteralmente «catena di blocchi») non è limitata al settore crypto, anzi... sfrutta le caratteristiche della rete informatica e consente di gestire e aggiornare in maniera condivisa un registro con dati e informazioni, distribuendoli senza la necessità di un’ente centrale di emissione, controllo e verifica. Le applicazioni della Blockchain sono praticamente infinite e già ora si utilizzano in numerosi settori che necessitano di disintermediazione e decentralizzazione. In finanza le transazioni avvengono in modo più rapido e semplice e nell'ambito produttivo industriale la blockchain consente - tramite la rete - di eseguire la maggior parte dei processi all’interno della produzione (per esempio l’approvvigionamento di pezzi di ricambio, la consegna di componenti per la produzione) con il vantaggio che tutti i soggetti coinvolti possono visualizzare e valutare le singole fasi in qualsiasi momento ed aiuta quindi anche ad identificare e rimediare a guasti od errori all’interno delle fasi di produzione. Con l’aiuto della tecnologia blockchain, è possibile non solo automatizzare ulteriormente i processi di produzione ma possono anche sorgere nuovi modelli di business.
Relativamente al metaverso (termine coniato da Neal Stephenson nel libro Snow crash del 1992 e tornato alla ribalta con a decisione di Mark Zuckerberg di chiamare Meta la holding del gruppo che controlla le piattaforme Facebook, Whatsapp, Instagram) si tratta di una ibridazione tra il mondo reale e i vari mondi digitali che possono essere creati grazie alle tecnologie 3D (contenuti che possono essere salvati anche in cloud), un universo digitale con realtà virtuale e realtà aumentata, condivisa tramite internet dove si è rappresentati da un avatar. Nel metaverso si accede tramite visori 3D e si vivono esperienze virtuali (interagire, creare oggetti o proprietà virtuali, andare a concerti, conferenze, viaggiare). Anche Microsoft si è già attivato tramite la piattaforma Mesh su Teams con cui si può creare un avatar con cui, per esempio, partecipare alle riunioni. Per quanto concerne gli Nft, da sei mesi hanno iniziato a riscuotere un successo clamoroso: la nuova frontiera dell'arte come investimento. Via via riusciamo a comprendere sempre più ciò che questo nuovo mondo digitale può offrire. Ma molti ne restano fuori per mancanza di dati, poca conoscenza, difficoltà all'approccio pratico tra criptovalute, bitcoin, wallet, piattaforme blockchain, smart contract, Nft.
Imperativo ora è quindi conoscere perché bitcoin, blockchain, smart contract, Nft permeano ormai anche la nostra quotidianità. La conoscenza ci consente di valutare e decidere come muoverci (od anche di restare alla finestra). Molti gli eventi in calendario da sfruttare per cogliere queste opportunità: il prossimo interessante evento è Metaforum Lugano: si terrà lunedì 13giugno (accessibile anche in streaming) e tratterà di crypto, blockchain, Nft (e non solo) con un fitto programma di conferenze, tavole rotonde e relatori di livello internazionale, game changer e nomi rilevanti. Oltre all'area espositiva vi sarà l'opportunita di acquistare opere d'arte uniche e insostituibili, Nft e token di risorse digitali attraverso un'asta di beneficenza. A seguire il Crypto Expo Milan (dal 23 al 26 Giugno 2022): una delle più influenti conferenze italiane dedicata all’adozione della tecnologia blockchain e cryptovalute, ecosistemi di DeFi, Nft, metaverso (quattro giorni di full immersion). Da segnalare anche il Bitcoin Networking Meetup (28 giugno 2022 Austin, Texas) e il Crypto Expo Dubai (5-6 ottobre 2022).
Melanion Capital quota in Borsa il primo Etf a tema crypto

Tra le novità presentate recentemente da Borsa Italiana, dal 7 giugno è partita la quotazione a Piazza Affari del primo Etf Exchange-traded fund a tema crypto, con il nome Btc Im ed Isin: FR0014002IH8. Realizzato da Melanion Capital, società indipendente francese specializzata nella gestione di investimenti alternativi. Alla presentazione a Palazzo Mezzanotte sono intervenuti Cyril Sabbagh, amministratore delegato di Melanion Capital e Nicolas Bertrand, consulente e ambasciatore del Global Blockchain Business Council ed ex membro del consiglio di Borsa Italiana. Il sottostante di questo Etf è costituito da azioni di aziende operanti nell'ecosistema crypto (sostanzialmente società miners Usa e Canadesi, e di società che presentano asset in crypto nei loro bilanci, quali Tesla e Coinbase). Inizialmente quotato su Paris Euronext ed ora anche su Borsa Italiana con un Ter di 0.75%. È opportuno evidenziare come alla Borsa di Toronto siano già disponibili Etf su bitcoin spot; a Wall Street la Sec ha autorizzato sinora diversi Etf che replicano il prezzo di bitcoin (ma non sono collateralizzati da Btc spot) ed alcuni Etf basati sul contratto future quotato al Cme.
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Cryptovalute e blockchain: la nuova generazione è già oltre e si è tuffata nel metaverso e nel mondo degli Nft, dove idee e immaginazione rappresentano il nuovo sogno realizzabile e nuovi mercati possono essere creati da zero. Un ambiente virtuale che sviluppa effetti pratici sul mondo reale, in campo finanziario, industriale e nei servizi.Il primo Etf quotato in Borsa italiana è stato presentato pochi giorni fa a Milano. Si tratta di titoli che hanno crypto nei loro bilanci.Lo speciale contiene due articoli.Con l'apparizione di bitcoin e blockchain nel 2009 è nata l'era digitale. Dapprima snobbata, si è sviluppata gradatamente sino al 2016, per poi passare a un ulteriore stadio di sviluppo esponenziale dal 2020. E se al momento sono le criptovalute - e il mondo blockchain adiacente - a catturare l'attenzione di imprenditori e investitori (non solo retail), la nuova generazione è già oltre: tuffatasi a piè pari nel metaverso e nel mondo degli Nft, dove idee e immaginazione rappresentano il nuovo sogno realizzabile e nuovi mercati possono essere creati da zero. Un ambiente virtuale (ecosistema) che sviluppa effetti pratici sul mondo reale (in campo finanziario, industriale e nei servizi).Con le cryptovalute, partendo da bitcoin - con future quotato al Cme - a Ethereum, transitando per dogecoin, altcoin e defi si è in presenza di una nicchia di mercato finanziario altamente volatile ed in rapida evoluzione. Ma la tecnologia Blockchain (letteralmente «catena di blocchi») non è limitata al settore crypto, anzi... sfrutta le caratteristiche della rete informatica e consente di gestire e aggiornare in maniera condivisa un registro con dati e informazioni, distribuendoli senza la necessità di un’ente centrale di emissione, controllo e verifica. Le applicazioni della Blockchain sono praticamente infinite e già ora si utilizzano in numerosi settori che necessitano di disintermediazione e decentralizzazione. In finanza le transazioni avvengono in modo più rapido e semplice e nell'ambito produttivo industriale la blockchain consente - tramite la rete - di eseguire la maggior parte dei processi all’interno della produzione (per esempio l’approvvigionamento di pezzi di ricambio, la consegna di componenti per la produzione) con il vantaggio che tutti i soggetti coinvolti possono visualizzare e valutare le singole fasi in qualsiasi momento ed aiuta quindi anche ad identificare e rimediare a guasti od errori all’interno delle fasi di produzione. Con l’aiuto della tecnologia blockchain, è possibile non solo automatizzare ulteriormente i processi di produzione ma possono anche sorgere nuovi modelli di business.Relativamente al metaverso (termine coniato da Neal Stephenson nel libro Snow crash del 1992 e tornato alla ribalta con a decisione di Mark Zuckerberg di chiamare Meta la holding del gruppo che controlla le piattaforme Facebook, Whatsapp, Instagram) si tratta di una ibridazione tra il mondo reale e i vari mondi digitali che possono essere creati grazie alle tecnologie 3D (contenuti che possono essere salvati anche in cloud), un universo digitale con realtà virtuale e realtà aumentata, condivisa tramite internet dove si è rappresentati da un avatar. Nel metaverso si accede tramite visori 3D e si vivono esperienze virtuali (interagire, creare oggetti o proprietà virtuali, andare a concerti, conferenze, viaggiare). Anche Microsoft si è già attivato tramite la piattaforma Mesh su Teams con cui si può creare un avatar con cui, per esempio, partecipare alle riunioni. Per quanto concerne gli Nft, da sei mesi hanno iniziato a riscuotere un successo clamoroso: la nuova frontiera dell'arte come investimento. Via via riusciamo a comprendere sempre più ciò che questo nuovo mondo digitale può offrire. Ma molti ne restano fuori per mancanza di dati, poca conoscenza, difficoltà all'approccio pratico tra criptovalute, bitcoin, wallet, piattaforme blockchain, smart contract, Nft.Imperativo ora è quindi conoscere perché bitcoin, blockchain, smart contract, Nft permeano ormai anche la nostra quotidianità. La conoscenza ci consente di valutare e decidere come muoverci (od anche di restare alla finestra). Molti gli eventi in calendario da sfruttare per cogliere queste opportunità: il prossimo interessante evento è Metaforum Lugano: si terrà lunedì 13giugno (accessibile anche in streaming) e tratterà di crypto, blockchain, Nft (e non solo) con un fitto programma di conferenze, tavole rotonde e relatori di livello internazionale, game changer e nomi rilevanti. Oltre all'area espositiva vi sarà l'opportunita di acquistare opere d'arte uniche e insostituibili, Nft e token di risorse digitali attraverso un'asta di beneficenza. A seguire il Crypto Expo Milan (dal 23 al 26 Giugno 2022): una delle più influenti conferenze italiane dedicata all’adozione della tecnologia blockchain e cryptovalute, ecosistemi di DeFi, Nft, metaverso (quattro giorni di full immersion). Da segnalare anche il Bitcoin Networking Meetup (28 giugno 2022 Austin, Texas) e il Crypto Expo Dubai (5-6 ottobre 2022).<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/cryptovalute-blockchain-metaverso-futuro-digitale-2657495365.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="melanion-capital-quota-in-borsa-il-primo-etf-a-tema-crypto" data-post-id="2657495365" data-published-at="1654963109" data-use-pagination="False"> Melanion Capital quota in Borsa il primo Etf a tema crypto Tra le novità presentate recentemente da Borsa Italiana, dal 7 giugno è partita la quotazione a Piazza Affari del primo Etf Exchange-traded fund a tema crypto, con il nome Btc Im ed Isin: FR0014002IH8. Realizzato da Melanion Capital, società indipendente francese specializzata nella gestione di investimenti alternativi. Alla presentazione a Palazzo Mezzanotte sono intervenuti Cyril Sabbagh, amministratore delegato di Melanion Capital e Nicolas Bertrand, consulente e ambasciatore del Global Blockchain Business Council ed ex membro del consiglio di Borsa Italiana. Il sottostante di questo Etf è costituito da azioni di aziende operanti nell'ecosistema crypto (sostanzialmente società miners Usa e Canadesi, e di società che presentano asset in crypto nei loro bilanci, quali Tesla e Coinbase). Inizialmente quotato su Paris Euronext ed ora anche su Borsa Italiana con un Ter di 0.75%. È opportuno evidenziare come alla Borsa di Toronto siano già disponibili Etf su bitcoin spot; a Wall Street la Sec ha autorizzato sinora diversi Etf che replicano il prezzo di bitcoin (ma non sono collateralizzati da Btc spot) ed alcuni Etf basati sul contratto future quotato al Cme.
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Di fronte a questa ondata di insicurezza, i labour propongono più telecamere nelle città più importanti del Paese, applicando così, in modo massiccio, il riconoscimento facciale dei criminali. Oltre 45 milioni di cittadini verranno riconosciuti attraverso la videosorveglianza. Secondo la proposta avanzata dai labour, la polizia potrà infatti utilizzare ogni tipo di videocamera. Non solo quelle pubbliche, ma anche quelle presenti sulle auto, le cosiddette dashcam, e pure quelle dei campanelli dei privati cittadini. Come riporta il Telegraph, «le proposte sono accompagnate da un’iniziativa volta a far sì che la polizia installi telecamere di riconoscimento facciale “live” che scansionino i sospetti ricercati nei punti caldi della criminalità in Inghilterra e in Galles. Anche altri enti pubblici, oltre alla polizia, e aziende private, come i rivenditori, potrebbero essere autorizzati a utilizzare la tecnologia di riconoscimento facciale nell’ambito del nuovo quadro giuridico».
Il motivo, almeno nelle intenzioni, è certamente nobile, come sempre in questi casi. E la paura è tanta. Eppure questa soluzione pone importanti interrogativi legati alla libertà della persone e, soprattutto, alla loro privacy. C’è infatti già un modello simile ed è quello applicato in Cina. Da tempo infatti Pechino utilizza le videocamere per controllare la popolazione in ogni suo minimo gesto. Dagli attraversamenti pedonali ai comportamenti più privati. E premia (oppure punisce) il singolo cittadino in base ad ogni sua singola azione. Si tratta del cosiddetto credito sociale, che non ha a che fare unicamente con la liquidità dei cittadini, ma anche con i loro comportamenti, le loro condanne giudiziarie, le violazioni amministrative gravi e i loro comportamenti più o meno affidabili.
Quella che sembrava una distopia lì è diventata una realtà. Del resto anche in Italia, durante il Covid, è stato applicato qualcosa di simile con il Green Pass. Eri un bravo cittadino - e quindi potevi accedere a tutti i servizi - solamente se ti vaccinavi, altrimenti venivi punito: non potevi mangiare al chiuso, anche se era inverno, oppure prendere i mezzi pubblici.
Per l’avvocato Silkie Carlo, a capo dell’organizzazione non governativa per i diritti civili Big Brother, «ogni ricerca in questa raccolta di nostre foto personali sottopone milioni di cittadini innocenti a un controllo di polizia senza la nostra conoscenza o il nostro consenso. Il governo di Sir Keir Starmer si sta impegnando in violazioni storiche della privacy dei britannici, che ci si aspetterebbe di vedere in Cina, ma non in una democrazia». Ed è proprio quello che sta accadendo nel Regno Unito e che può accadere anche da noi. Il sistema cinese, poi, sta potenziando ulteriormente le proprie capacità. Secondo uno studio pubblicato dall’Australian strategic policy institute, Pechino sta potenziando ulteriormente la sua rete di controllo sulla cittadinanza sfruttando l’intelligenza artificiale, soprattutto per quanto riguarda la censura online. Un pericolo non solo per i cinesi, ma anche per i Paesi occidentali visto che Pechino «è già il maggiore esportatore mondiale di tecnologie di sorveglianza basate sull’intelligenza artificiale». Come a dire: ciò che stanno sviluppando lì, arriverà anche da noi. E allora non saranno solamente i nostri Paesi a controllare le nostre azioni ma, in modo indiretto, anche Pechino.
C’è una frase di Benjamin Franklin che viene ripresa in Captain America e che racconta bene quest’ansia da controllo. Un’ansia che nasce dalla paura, spesso provocata da politiche fallaci. «Baratteranno la loro libertà per un po’ di sicurezza». Come sta succedendo nel Regno Unito, dopo anni di accoglienza indiscriminata. O come è successo anhe in Italia durante il Covid. Per anni, ci siamo lasciati intimorire, cedendo libertà e vita. Oggi lo scenario è peggiore, visto l’uso massiccio della tecnologia, che rende i Paesi occidentali sempre più simili alla Cina. E non è una bella notizia.
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Il ministro ha ricordato che il concorrente europeo Fcas (Future combat aircraft system) avanza a ritmo troppo lento per disaccordi tra Airbus (Francia-Germania) e Dassault (Francia) riguardanti i diritti e la titolarità delle tecnologie. «È fallito il programma franco-tedesco […], probabilmente la Germania potrebbe entrare a far parte in futuro di questo progetto [...]. Abbiamo avuto richieste da Canada, Arabia Saudita, e penso che l’Australia possa essere interessata. Più nazioni salgono più aumenta la massa critica che puoi investire e meno costerà ogni esemplare». Tutto vero, rimangono però perplessità su un possibile coinvolgimento dei sauditi per due ragioni. La prima: l’Arabia sta incrementando i rapporti industriali militari con la Cina, che così avrebbe accesso ai segreti del nuovo caccia. La seconda: l’Arabia Saudita aveva finanziato anche altri progetti e tra questi persino uno con la Turchia, nazione che, dopo essere stata espulsa dal programma F-35 durante il primo mandato presidenziale di Trump a causa dell’acquisto dei missili russi S-400, ora sta cercando di rientrarci trovando aperture dalla Casa Bianca. Anche perché lo stesso Trump ha risposto in modo possibilista alla richiesta di Riad di poter acquisire lo stesso caccia nonostante gli avvertimenti del Pentagono sulla presenza cinese.
Per l’Italia, sede della fabbrica Faco di Cameri (Novara) che gli F-35 li assembla, con la previsione di costruire parti del Gcap a Torino Caselle (dove oggi si fanno quelle degli Eurofighter Typhoon), significherebbe creare una ricaduta industriale per qualche decennio. Ma dall’altra parte delle Alpi la situazione Fcas è complicata: un incontro sul futuro caccia che si sarebbe dovuto tenere in ottobre è stato rinviato per i troppi ostacoli insorti nella proprietà intellettuale del progetto. Se dovesse fallire, Berlino potrebbe essere colpita molto più duramente di Parigi. Questo perché la Francia, con Dassault, avrebbe la capacità tecnica di portare avanti da sola il programma, come del resto ha fatto 30 anni fa abbandonando l’Eurofighter per fare il Rafale. Ma l’impegno finanziario sarebbe enorme. Non a caso il Ceo di Dassault, Eric Trappier, ha insistito sul fatto che, se l’azienda non verrà nominata «leader indiscusso» del programma, lo Fcas potrebbe fallire. Il vantaggio su Airbus è evidente: Dassault potrebbe aggiornare ancora i Rafale passando dalla versione F5 a una possibile F6 e farli durare fino al 2060, ovvero due decenni dalla prevista entrata in servizio del nostro Gcap. Ma se Berlino dovesse abbandonare il progetto, non è scontata l’adesione al Gcap come partner industriale, mentre resterebbe un possibile cliente. Non a caso i tedeschi avrebbero già chiesto di poter assumere lo status di osservatori del programma. Senza Fcas anche la Spagna si troverebbe davanti decisioni difficili: in agosto Madrid aveva dichiarato che non avrebbe acquistato gli F-35 ma gli Eurofighter Typhoon e poi i caccia Fcas. Un mese dopo il primo ministro Pedro Sánchez espresse solidarietà alla Germania in relazione alla controversia tra Airbus e Dassault. Dove però hanno le idee chiare: sarebbe un suicidio industriale condividere la tecnologia e l’esperienza maturata con i Rafale, creata da zero con soldi francesi, impiegata con l’aviazione francese e già esportata con successo in India, Grecia ed Emirati arabi.
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Guido Crosetto (Ansa)
Tornando alla leva, «mi consente», aggiunge Crosetto, «di avere un bacino formato che, in caso di crisi o anche calamità naturali, sia già pronto per intervenire e non sono solo professionalità militari. Non c’è una sola soluzione, vanno cambiati anche i requisiti: per la parte combat, ad esempio, servono requisiti fisici diversi rispetto alla parte cyber. Si tratta di un cambio di regole epocale, che dobbiamo condividere con il Parlamento». Crosetto immagina in sostanza un bacino di «riservisti» pronti a intervenire in caso ovviamente di un conflitto, ma anche di catastrofi naturali o comunque situazioni di emergenza. Va precisato che, per procedere con questo disegno, occorre prima di tutto superare la legge 244 del 2012, che ha ridotto il personale militare delle forze armate da 190.000 a 150.000 unità e il personale civile da 30.000 a 20.000. «La 244 va buttata via», sottolinea per l’appunto Crosetto, «perché costruita in tempi diversi e vanno aumentate le forze armate, la qualità, utilizzando professionalità che si trovano nel mercato».
Il progetto di Crosetto sembra in contrasto con quanto proposto pochi giorni fa dal leader della Lega e vicepremier Matteo Salvini: «Sulla leva», ha detto Salvini, «ci sono proposte della Lega ferme da anni, non per fare il militare come me nel '95. Io dico sei mesi per tutti, ragazzi e ragazze, non per imparare a sparare ma per il pronto soccorso, la protezione civile, il salvataggio in mare, lo spegnimento degli incendi, il volontariato e la donazione del sangue. Sei mesi dedicati alla comunità per tutte le ragazze e i ragazzi che siano una grande forma di educazione civica. Non lo farei volontario ma per tutti». Intanto, Crosetto lancia sul tavolo un altro tema: «Serve aumentare le forze armate professionali», dice il ministro della Difesa, «e in questo senso ho detto più volte che l’operazione Strade sicure andava lentamente riaffidata alle forze di polizia». Su questo punto è prevedibile un attrito con Salvini, considerato che la Lega ha più volte sottolineato di immaginare che le spese militari vadano anche in direzione della sicurezza interna. L’operazione Strade sicure è il più chiaro esempio dell’utilizzo delle forze armate per la sicurezza interna. Condotta dall’Esercito italiano ininterrottamente dal 4 agosto 2008, l’operazione Strade sicure viene messa in campo attraverso l’impiego di un contingente di personale militare delle Forze armate che agisce con le funzioni di agente di pubblica sicurezza a difesa della collettività, in concorso alle Forze di Polizia, per il presidio del territorio e delle principali aree metropolitane e la vigilanza dei punti sensibili. Tale operazione, che coinvolge circa 6.600 militari, è, a tutt'oggi, l’impegno più oneroso della Forza armata in termini di uomini, mezzi e materiali.
Alle parole, come sempre, seguiranno i fatti: vedremo quale sarà il punto di equilibrio che verrà raggiunto nel centrodestra su questi aspetti. Sul versante delle opposizioni, il M5s chiede maggiore trasparenza: «Abbiamo sottoposto al ministro Crosetto un problema di democrazia e trasparenza», scrivono in una nota i capigruppo pentastellati nelle commissioni Difesa di Camera e Senato, Arnaldo Lomuti e Bruno Marton, «il problema della segretezza dei target capacitivi concordati con la Nato sulla base dei quali la Difesa porta avanti la sua corsa al riarmo. Non è corretto che la Nato chieda al nostro Paese di spendere cifre folli senza che il Parlamento, che dovrebbe controllare queste spese, conosca quali siano le esigenze che motivano e guidano queste richieste. Il ministro ha risposto, in buona sostanza, che l’accesso a queste informazioni è impossibile e che quelle date dalla Difesa sono più che sufficienti. Non per noi».
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