2024-08-15
La crociata contro le idee non in linea si combatte su mente e corpo dei bambini
Il ministro Uk dell’Istruzione, Bridget Phillipson (Ansa)
In Uk arrivano le lezioni anti fake news a scuola. Un’iniziativa che in mano ai governi diventa lotta alle opinioni non conformi.La battaglia, quella vera, si gioca sui corpi dei bambini. E sulle loro menti. Cioè su quello che è più facile modellare secondo i dettami del pensiero prevalente.Prenderli da piccoli, e formare prima i pensieri e poi la carne, in una inquietante benché surrettizia riedizione della fabbrica degli «uomini nuovi». Nel Regno Unito il ministro dell’Istruzione laburista, Bridget Phillipson, ha annunciato con entusiasmo un nuovo programma di educazione per i ragazzini affinché possano riconoscere e rifiutare le fake news che circolano online. «È più importante che mai dare ai giovani le conoscenze e le competenze per essere in grado di affrontare ciò che vedono online», ha detto la Phillipson al Telegraph. «Ecco perché la nostra revisione del curriculum svilupperà piani per incorporare competenze critiche nelle lezioni, al fine di dare armi ai nostri figli contro la disinformazione, le notizie false e le putride teorie del complotto che inondano i social media». Il tutto nasce sull’onda emotiva delle rivolte razziali esplose in Gran Bretagna e divampate parallelamente pure online. Sulla carta, l’idea di sviluppare il pensiero critico e di fornire ai giovani strumenti per affrontare la fogna digitale è anche condivisibile. Il punto è che nelle mani dei governi la lotta alle fake news diviene inevitabilmente una battaglia contro le notizie e le opinioni non in linea con la «versione ufficiale», cioè quella riveduta, corretta e approvata dalla politica. In questo quadro, le lezioni «anti fake news» nelle classi si rivelano un clamoroso meccanismo di controllo sociale e di rieducazione: invece di promuovere la critica, sembrano orientate a sopprimerla sul nascere più di quanto già non faccia normalmente la scolarizzazione. Anche perché, se davvero si dovesse mettere in atto una potente campagna per smontare le false notizie bisognerebbe cominciare proprio da quelle diffuse negli ultimi anni dai governi e in particolare da quelli progressisti che si dichiarano nemici giurati delle bufale. Un esempio lampante arriva in questi giorni dagli Stati Uniti. Per anni ci è stato ripetuto dai media di ogni ordine e grado e dagli osservatori di sinistra che esisteva una emergenza riguardante i bambini transgender. Emarginati e vilipesi da una società affetta da transfobia sistemica - così recitava il copione - questi disgraziati minori erano a rischio della vita, abbandonati a sé stessi e prossimi al suicidio. Ora, però, scopriamo che le cose stanno in maniera leggermente diversa. Come scrive sulla rivista City Journal Leor Sapir, fellow del Manhattan Institute, a luglio l’American Society of Plastic Surgeons, «una grande associazione medica che rappresenta 11.000 membri e oltre il 90 per cento del settore negli Stati Uniti e in Canada», ha rifiutato di «approvare le raccomandazioni delle organizzazioni per il trattamento di adolescenti con disforia di genere». L’Asps ha riconosciuto che c’è «una notevole incertezza sull’efficacia a lungo termine dell’uso di interventi chirurgici al torace e ai genitali» e che l’attuale base scientifica di questi interventi «è considerata di bassa qualità/bassa certezza». In buona sostanza, la principale associazione di categoria dei chirurghi plastici nordamericani ha rifiutato le linee guida sulla «affermazione del genere» proposte dalle associazioni transgender come la contestatissima Wpath e da altre organizzazioni mediche che negli ultimi anni si sono un po' troppo velocemente adeguate a quanto richiesto dalla correttezza politica. Difficile affermare che questi chirurghi plastici siano tutti dei pericolosi conservatori transfobici. Semplicemente, a quanto pare, gli specialisti non ritengono che esista la tanto sbandierata emergenza trans. Allo stesso modo la pensano esperti al servizio di governi di ogni colore in Europa. Come nota Sapir, «il crescente consenso internazionale contro l’approccio gender asserting per i minori è tutt'altro che partigiano. In Finlandia e Svezia, ad esempio, i governi di sinistra hanno implementato restrizioni in seguito a revisioni sistematiche delle prove da parte di agenzie indipendenti per la qualità dell’assistenza sanitaria. Nel Regno Unito, la revisione indipendente commissionata dal Nhs del Gender Identity Development Service, guidata da Hilary Cass, ha spinto il governo conservatore a vietare i bloccanti della pubertà, una mossa successivamente approvata dal nuovo governo laburista». Sul cambiamento di genere, come risulta evidente, le certezze sono pochissime e per lo più non vanno nella direzione indicata dal pensiero attualmente dominante. Eppure ancora adesso chiunque si permetta di elaborare una visione critica della questione viene considerato un pericoloso retrogrado e spesso è additato dai media come un odiatore. Quali sono, dunque, le fake news? Quali «bugie» andrebbero smentite nelle scuole? Nel mondo anglosassone gli scontri che abbiamo appena raccontato si chiamano «guerre culturali», ma in gioco c’è molto di più. Come dicevamo, siamo nel pieno di una lotta che si combatte sulla carne e sulla mente dei più piccoli. C’è chi pretende di controllare e instradare i loro pensieri, e chi vorrebbe montare e smontare i loro corpi inventando una inesistente fluidità fisica. In alcune nazioni si fanno passi avanti (ad esempio si vietano i bloccanti della pubertà) ma l’ideologia cosiddetta woke resiste e continua a fare danni. Tra questi, i corsi anti fake news. O le sciagurate leggi che in alcuni Stati americani permettono alle scuole di non informare i genitori qualora i loro figli manifestino l’intenzione di cambiare sesso. In California, una norma varata meno di un mese fa di fatto impone di mantenere le famiglie all’oscuro riguardo ai mutamenti di genere dei minori. Nel Colorado una coppia di genitori ha appena fatto causa a una scuola e ad alcuni funzionari statali dopo che un consulente scolastico ha indirizzato la loro figlia quattordicenne alla transizione di genere senza informarli. Questo consulente della Brighton High School di Denver pare abbia addirittura messo in contatto la ragazza con un terapeuta transgender, il quale le avrebbe suggerito di assumere ormoni maschili e di sottoporsi a un intervento chirurgico per rimuovere i seni.Carne e pensieri, appunto: questa è la linea del fronte. E proprio lì, in prima fila, c’è un esercito di ragazzini e ragazzine che molti, troppi, vorrebbero mandare al macello in nome dell’ideologia.
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