- Rispuntano i «mostri» del green pass: giornali ed «esperti» pregustano il ritorno al regime della pandemia e alle sue imposizioni. Malgrado anni di bugie, di fronte a contagi in normale risalita servono solamente un medico e i farmaci. Che oggi ci sono: ecco quali.
- Il dottor Paul Allan Offit, membro di Fda, si era opposto all’autorizzazione dei bivalenti. Oggi sconsiglia i booster a chi non è un fragile: «C’è già la memoria immunitaria».
Rispuntano i «mostri» del green pass: giornali ed «esperti» pregustano il ritorno al regime della pandemia e alle sue imposizioni. Malgrado anni di bugie, di fronte a contagi in normale risalita servono solamente un medico e i farmaci. Che oggi ci sono: ecco quali.Il dottor Paul Allan Offit, membro di Fda, si era opposto all’autorizzazione dei bivalenti. Oggi sconsiglia i booster a chi non è un fragile: «C’è già la memoria immunitaria».Lo speciale contiene due articoli.sarebbe ora di investire seriamente sulle terapie domiciliari. I protocolli esistono, di farmaci siamo pieni. Se gli anziani e i fragili, già stravaccinati, sono comunque in pericolo, bisogna schierare i medici di famiglia come soldati in battaglia. Organizzare una rete capillare e tempestiva di assistenza ai pazienti a rischio. È questa l’arma per l’autunno e l’inverno, se davvero ci preoccupano il rialzo dei contagi e le nuove sottovarianti di Omicron. Non è una soluzione che esclude ulteriori richiami per le persone che li desiderino. Ma lo scenario, adesso, è cambiato: non è più tempo di rifilare a tutti la presunta panacea, per poi incolpare la minoranza di renitenti se, nonostante la profilassi di massa, le infezioni continuano ad aumentare e qualcuno finisce in ospedale. O, peggio, all’altro mondo.Ieri, su Repubblica, Daniela Minerva s’è lasciata scappare quella che, da tabù impronunciabile, è diventata una verità sacrosanta: chi contrae il coronavirus va curato. La firma del quotidiano romano ha sottolineato che «i cittadini abbandonati a loro stessi si ammalano»; ha ricordato che si sono versati fiumi di parole, a proposito del «tentativo di creare delle strutture territoriali»; e ha lamentato che, nonostante le lunghe discussioni, «niente di quello che serve per portare le cure a casa degli italiani è stato realizzato». È vero. Lo è anche per colpa di chi, per mesi, per anni, ha finto che il Covid fosse intrattabile. Magari, perché l’unica preoccupazione era promuovere le dosi a mRna. Ricordate il ritornello? Le terapie domiciliari non sono alternative ai vaccini. Lo disse, tra gli altri, Pierpaolo Sileri, ex sottosegretario alla Salute. E si premurò di ribadirlo persino il professor Giuseppe Remuzzi, pioniere degli studi sugli antinfiammatori. Altri si sono resi protagonisti di ardite acrobazie. Matteo Bassetti era partito contestando l’immobilismo di Roberto Speranza - paracetamolo e vigile attesa. Poi, avviata la crociata contro i no vax, se l’è presa con «ciarlatani e mistificatori», rei di aver citato The Lancet: la prestigiosa rivista aveva appena pubblicato il lavoro della squadra di Remuzzi, sul facile ed economico trattamento precoce del Sars-Cov-2. Massimo Galli ha seguito una traiettoria ancora più stupefacente: a gennaio 2022, nonostante le tre dosi ricevute, fu salvato da una repentina somministrazione di monoclonali; cinque mesi dopo, ebbe il coraggio di affermare che le terapie mirate alla cura «non hanno senso». Salti della quaglia e strafalcioni sono custoditi dagli implacabili archivi del Web. Intanto, per chi gestisce l’endemia, la priorità è un’altra. L’esecutivo può cedere alle prefiche delle mascherine, ai nostalgici dei lockdown. Tutte misure, dati alla mano, inutili nonché dannose. Per paura dei processi mediatici, può lasciarsi travolgere dall’ondata di terrore, che è il volano pubblicitario dell’ennesima tornata di punture. Oppure, può compiere il passo che gli elettori del centrodestra si aspettavano: puntare sulle terapie. Il loro lavoro, i vaccini lo hanno fatto. Se hanno funzionato, significa che il panico è ingiustificato; se, al contrario, siamo davvero in emergenza nonostante quattro o, in alcuni casi, cinque dosi, sarà meglio cambiare strategia. Anche perché, ormai, sappiamo come curare chi prende il Covid.Senza addentrarci nelle diatribe sull’ivermectina, l’idrossiclorochina e gli integratori, citiamo una fonte incontestabile: il ministero. L’ultima circolare risale a febbraio 2022 e suggerisce di usare «farmaci antinfiammatori non steroidei - Fans - in caso di febbre o dolori articolari o muscolari», senza escludere il paracetamolo, «di utilità per il suo effetto antipiretico e analgesico»; prescrive, inoltre, appropriate idratazione e nutrizione; e invita a svolgere attività fisica a domicilio, nei limiti del possibile, per evitare il ricorso all’eparina. Lo step successivo presuppone l’accesso a «strutture abilitate alla prescrizione». Il medico curante, infatti, può valutare la «possibilità di trattamento precoce con anticorpi monoclonali o farmaci antivirali (nirmatrelvir/ritonavir, remdesivir, molnupiravir)». Gli antibiotici sono generalmente sconsigliati; tuttavia, l’azitromicina può servire a combattere eventuali infezioni polmonari batteriche. Tanto dovrebbe bastare per fare in modo che l’infettato non finisca in ospedale. Infine, per chi fosse alle prese con gli strascichi del contagio - il temuto long Covid - buone speranze arrivano da un’indagine tutta italiana: un mix di vecchi antistaminici e antiulcera mostra risultati promettenti.I moventi di chi cavalca Eris e Pirola, rispolverando i bavagli, l’Amuchina e le iniezioni a raffica, sono chiari. Da un lato, il Covid è uno dei tanti alleati - insieme all’inflazione, all’Europa, agli sbarchi, alla cronaca nera - per picconare Giorgia Meloni; dall’altro, rinnegare i mantra del regime sanitario porterebbe a indesiderate confessioni. Ad esempio, che il green pass fu una violenta fesseria, o che sfruttare i non vaccinati come capro espiatorio fu un’operazione disonesta e riprovevole. Ci sarà tempo per le analisi retrospettive. Ma ora la palla ce l’ha il governo. Che fa? Va in porta? O si rifugia nel catenaccio?<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/covid-cura-non-vogliono-dirlo-2665145242.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="altre-dosi-inutili-agli-under-75-sani" data-post-id="2665145242" data-published-at="1694284267" data-use-pagination="False"> «Altre dosi inutili agli under 75 sani» La maggior parte delle persone di età inferiore ai 75 anni non ha bisogno di un altro richiamo di vaccino anti Covid. A dirlo è niente meno che il dottor Paul Allan Offit, pediatra americano e membro del comitato consultivo sui vaccini della Food and drug administration (Fda), già intervistato l’anno scorso dalla Verità quando votò contro l’autorizzazione dei bivalenti contro l’Omicron. Secondo il medico, la maggior parte dei suoi connazionali, cioè gli americani di mezza età oppure i giovani che non presentano malattie croniche, hanno un’immunità già sufficientemente forte grazie alle infezioni contratte in passato e alle precedenti dosi. I vaccini aggiornati, dunque, andrebbero destinati solo ai soggetti più fragili. «Chi ha più di 75 anni, coloro che hanno problemi di salute tali da essere ad altissimo rischio di contrarre malattie gravi (come obesità, malattie croniche ai polmoni, malattie cardiache croniche e diabete), gli immunodepressi e le donne incinte». Questi gli individui che, secondo le dichiarazioni del dottor Offit al Daily Mail, dovrebbero sottoporsi alla vaccinazione. Tutti gli altri no. L’opinione, tra l’altro, è arrivata proprio mentre l’Fda si prepara ad approvare i nuovi richiami aggiornati di Pfizer e Moderna, concepiti per proteggere dalle nuove varianti. In molti pensano che Joe Biden approverà ancora una somministrazione indiscriminata su scala nazionale, invitando ogni cittadino al di sopra dei 5 anni a vaccinarsi. E questo nonostante altri Paesi come il Regno Unito abbiano indicato il richiamo solo agli adulti oltre i 65 anni, per dire - ancora una volta - di quanto la cosiddetta scienza sia in fin dei conti ben poco unanime. I regali alle Big pharma, dunque, non si fermano. Pfizer e Moderna hanno annunciato che le nuovi dosi costeranno tra i 110 e i 130 dollari. Il governo americano non coprirà il costo dei richiami per tutti i cittadini, ma la maggior parte di essi potrà comunque ottenerli gratuitamente grazie alle assicurazioni sanitarie. Per i 28 milioni di americani non assicurati, invece, è già pronto un piano da oltre un miliardo di dollari. Tra l’altro, l’articolo online del Daily Mail riporta che la commissione di cui è membro il dottor Offit, composta - oltre che da lui - da altri 13 esperti, aveva votato contro il richiamo del vaccino Pfizer per tutti gli americani già a fine 2021, sostenendo che fosse necessario solo per i soggetti di età superiore ai 65 anni. In quell’occasione un comitato del Cdc (Centers for disease control and prevention) aveva seguito tale indicazione, ma il direttore dell’agenzia aveva poi sovvertito la decisione e imposto che l’inoculazione fosse offerta anche tutti gli adulti che lavoravano in ambienti ad alto rischio. Ad ogni modo, il comitato del dottor Offit non sarà consultato quest’anno. Le raccomandazioni verranno nei prossimi giorni da un’altra commissione, interna al Cdc, che si occupa di immunizzazione. Già in passato, infatti, in un articolo apparso sul Wall Street Journal, il medico si era espresso in maniera critica riguardo all’approccio del governo sulla vaccinazione anti Covid. Ovviamente si era tirato addosso gli improperi dei sacerdoti del dogma vaccinale, a cui aveva reagito, nell’intervista rilasciata ad Alessandro Rico, con parole che quantomeno denotano una certa onestà intellettuale: «Se siamo così preoccupati di favorire le tesi dei no vax da non voler mettere in discussione nessuna decisione riguardante la salute pubblica, significa che abbiamo già perso». Ma la verità è che la scienza (quella vera) ha perso da tempo, perché l’inoculazione ormai non è un evento sanitario, bensì un rito per esorcizzare la paura, un’emozione che inibisce il pensiero.
Il toro iconico di Wall Street a New York (iStock)
Democratici spaccati sul via libera alla ripresa delle attività Usa. E i mercati ringraziano. In evidenza Piazza Affari: + 2,28%.
Il più lungo shutdown della storia americana - oltre 40 giorni - si sta avviando a conclusione. O almeno così sembra. Domenica sera, il Senato statunitense ha approvato, con 60 voti a favore e 40 contrari, una mozione procedurale volta a spianare la strada a un accordo di compromesso che, se confermato, dovrebbe prorogare il finanziamento delle agenzie governative fino al 30 gennaio. A schierarsi con i repubblicani sono stati sette senatori dem e un indipendente affiliato all’Asinello. In base all’intesa, verranno riattivati vari programmi sociali (tra cui l’assistenza alimentare per le persone a basso reddito), saranno bloccati i licenziamenti del personale federale e saranno garantiti gli arretrati ai dipendenti che erano stati lasciati a casa a causa del congelamento delle agenzie governative. Resta tuttavia sul tavolo il nodo dei sussidi previsti ai sensi dell’Obamacare. L’accordo prevede infatti che se ne discuterà a dicembre, ma non garantisce che la loro estensione sarà approvata: un’estensione che, ricordiamolo, era considerata un punto cruciale per gran parte del Partito democratico.
2025-11-10
Indivia belga, l’insalata ideale nei mesi freddi per integrare acqua e fibre e combattere lo stress
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In autunno e in inverno siamo portati (sbagliando) a bere di meno: questa verdura è ottima per idratarsi. E per chi ha l’intestino un po’ pigro è un toccasana.
Si chiama indivia belga, ma ormai potremmo conferirle la cittadinanza italiana onoraria visto che è una delle insalate immancabili nel banco del fresco del supermercato e presente 365 giorni su 365, essendo una verdura a foglie di stagione tutto l’anno. Il nome non è un non senso: è stata coltivata e commercializzata per la prima volta in Belgio, nel XIX secolo, partendo dalla cicoria di Magdeburgo. Per questo motivo è anche chiamata lattuga belga, radicchio belga oppure cicoria di Bruxelles, essendo Bruxelles in Belgio, oltre che cicoria witloof: witloof in fiammingo significa foglia bianca e tale specificazione fa riferimento al colore estremamente chiaro delle sue foglie, un giallino così delicato da sfociare nel bianco, dovuto a un procedimento che si chiama forzatura. Cos’è questa forzatura?
Zohran Mamdani (Ansa)
Nella religione musulmana, la «taqiyya» è una menzogna rivolta agli infedeli per conquistare il potere. Il neosindaco di New York ne ha fatto buon uso, associandosi al mondo Lgbt che, pur incompatibile col suo credo, mina dall’interno la società occidentale.
Le «promesse da marinaio» sono impegni che non vengono mantenuti. Il detto nasce dalle numerose promesse fatte da marinai ad altrettanto numerose donne: «Sì, certo, sei l’unica donna della mia vita; Sì, certo, ti sposo», salvo poi salire su una nave e sparire all’orizzonte. Ma anche promesse di infiniti Rosari, voti di castità, almeno di non bestemmiare, perlomeno non troppo, fatte durante uragani, tempeste e fortunali in cambio della salvezza, per essere subito dimenticate appena il mare si cheta. Anche le promesse elettorali fanno parte di questa categoria, per esempio le promesse con cui si diventa sindaco.
Ecco #DimmiLaVerità del 10 novembre 2025. Il deputato di Sud chiama Nord Francesco Gallo ci parla del progetto del Ponte sullo Stretto e di elezioni regionali.






