2023-03-25
Il ricatto di Cospito: «Via il 41 bis ai boss e inizio a mangiare»
Il terrorista anarchico prova a scendere a patti con lo Stato: «Interrompo lo sciopero della fame in cambio dei domiciliari».Cassazione ha già stabilito che non sia accoglibile. Ma la vera novità è la conferma della trattativa più scabrosa che il terrorista ha portato avanti, anche con l’avallo, si spera inconsapevole, di alcuni maggiorenti del Pd. Stiamo parlando del negoziato condotto da Cospito e compagni per far abolire il 41 bis con il sostegno più o meno esplicito della criminalità organizzata.Ieri all’ospedale San Paolo, dove Cospito è detenuto nel reparto penitenziario, si sono tenute due udienze fotocopia davanti ai tribunali di sorveglianza di Milano (i giudici si sono recati in ospedale) e di Sassari (in questo caso si è trattato di un videocollegamento) per discutere l’istanza di «differimento della pena alla detenzione domiciliare» presentata dal bombarolo. All’uscita l’avvocato Flavio Rossi Albertini, ripreso dalle telecamere, ha riferito la clamorosa doppia novità in quella che ritiene «una battaglia politica d’avanzamento dell’umanità». Ha fatto sapere che il suo assistito «sarebbe anche disposto a recedere dallo sciopero della fame purché il Tribunale di sorveglianza liberasse altri detenuti che sono sottoposti al 41 bis che hanno molte più ragioni valide per essere comunque messi in detenzione domiciliare e riportati a casa e magari fatti morire nel loro letto». Poi, dopo aver specificato che Cospito è «tanto stanco e tanto provato» e che avrebbe addirittura rischiato l’infarto (episodio, però, minimizzato dalla direzione sanitaria, che avrebbe parlato di «un errore del tracciato della macchina») ha fatto riferimento all’opzione B per cui sarebbe disposto a interrompere lo sciopero della fame: scontare la pena a casa, condizione in cui potrebbe riprendere a studiare. Infatti a Cospito la salute del «somaro» non interessa e ritiene che solo «attraverso lo studio e la lettura c’è vita, altrimenti non è vita». «Potrebbe arricchirsi, potrebbe crescere, potrebbe rafforzare le sue opinioni, ragionare, scrivere, partecipare a progetti editoriali» ha soggiunto il legale. Peccato che proprio i suoi progetti editoriali, le sue interviste dal carcere, i suoi continui inviti alla violenza contro i rappresentanti dello Stato lo abbiano portato al 41 bis. Spargendo perle come questa: «Il padrone può e deve sanguinare. In compagnia o da soli colpire e mirare bene». Per il procuratore generale di Torino Francesco Saluzzo c’è tutto «un “mondo” che si muove su “input” di Cospito e a suo sostegno» e «quel sostegno si esplica attraverso azioni violente e di grave intimidazione». Concetti ripresi ieri dal Pg di Milano Francesca Nanni che ha dato parere negativo ai domiciliari. L’alto magistrato ha citato la «giurisprudenza di Cassazione» secondo la quale «non si può concedere» il differimento della pena, «nel caso in cui la patologia sia autodeterminata», ma ha anche chiesto al Tribunale di sorveglianza di collocare in maniera stabile Cospito nel reparto penitenziario dell’ospedale. Ma torniamo alla lotta comune di anarchici e mafiosi contro il 41bis. Un rischio emerso nelle osservazioni fatte dalla polizia penitenziaria sulla vita in carcere di Cospito, condannato per associazione eversiva e per azioni come la gambizzazione del manager dell’Ansaldo nucleare Roberto Adinolfi. Da quelle relazioni si apprendeva che lo sciopero della fame di Cospito era condiviso dallo stesso con alcuni boss in regime di 41 bis. Una saldatura pericolosissima stigmatizzata in Parlamento dal deputato Giovanni Donzelli, per questo impallinato dalla sinistra e dai giornali progressisti. In effetti venne considerata più grave la rivelazione di quelle annotazioni («a limitata divulgazione») che non il loro contenuto. La richiesta presentata ieri dall’anarchico smaschera l’ipocrisia di chi ha negato durante il dibattito di questi mesi il collegamento tra i due mondi solo apparentemente distanti. Torna alla mente la comunicazione fatta dal Reparto operativo mobile di Sassari su quanto accaduto l’11 gennaio, durante un presidio di solidarietà per il detenuto. Nell’occasione il camorrista Francesco Di Maio, anche egli sottoposto al regime 41 bis, colpito dalle campagne a favore dell’anarchico, aveva esortato quest’ultimo a continuare la sua «battaglia» perché «pezzetto dopo pezzetto si arriverà al risultato». Al che, Cospito, aveva replicato: «Questi vengono a rompere il cazzo, ma deve essere una lotta contro il regime 41 bis e contro l’ergastolo ostativo: non deve essere una lotta solo per me. Per me noi 41 bis siamo tutti uguali». Di Maio a questo punto «continuava replicando che bisogna andare avanti e che “questa miccia non deve essere spenta […] noi ti siamo solidali” e ridendo affermava “nel caso anche noi faremo lo sciopero della fame”». A questo punto Cospito avrebbe ribadito: «Non voglio che sia una lotta per me». Appena tre giorni dopo il detenuto ricevette anche la visita di una delegazione dem composta dall’ex Guardasigilli Andrea Orlando, dal tesoriere Walter Verini, dalla capogruppo alla Camera Debora Serracchiani e dall’esponente sardo Silvio Lai. Cospito li bloccò subito: «Io non ho niente da dire se prima non parlate con gli altri detenuti, solo dopo avrò qualcosa da dire». E i quattro obbedirono facendo visita a Di Maio, il quale lamentò con Orlando che «il regime 41 bis equivale alla condanna a morte». Anche il capomafia Pino Cammarata avrebbe protestato per la sua condizione, mentre l’artificiere «nero» di Capaci, Pietro Rampulla, ristretto da trent’anni, non avrebbe dato corda al quartetto. Uscito dal carcere Orlando aveva twittato: «È urgente trasferire Cospito e revocare il 41bis», arrivando a paragonare il carcere duro per il cinquantacinquenne pescarese «a una sorta di ritorsione» di Stato. Nelle stesse ore sul sito di Soccorso rosso internazionale, un blog che sostiene i terroristi imprigionati, era apparsa questa teoria: «La vera mafia non sta certo in carcere, ma nei consigli d’amministrazione capitalistici e nelle strutture statali, nella più oscena impunità». Adesso il Tribunale di sorveglianza di Milano, entro 5 giorni, dovrà esprimersi sui domiciliari per Cospito. A decidere saranno la presidente Giovanna Di Rosa e il magistrato Ornella Anedda coadiuvate da due esperti.Importanti, ma non vincolanti anche i pareri dei pg di Torino e Milano e della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo. «Un coro di opposizioni» li ha definiti l’avvocato Rossi Albertini.