2022-01-09
Boeri: la gola profonda di Gedi esca allo scoperto
G.D, dipendente Elemedia, si rivolse alla Rai e al sindacato senza ottenere ascolto. Poi scrisse all’Inps e iniziò l’inchiesta.Come abbiamo raccontato nei giorni scorsi l’incubazione dell’indagine penale sulla presunta truffa ai danni dello Stato del gruppo Gedi è stata piuttosto laboriosa e non ha sempre trovato orecchie pronte ad ascoltare le denunce di dipendenti dell’azienda. Nel 2012, quando ci sono stati i primi casi sotto inchiesta di demansionamenti e conseguenti prepensionamenti di dirigenti, qualche valoroso anonimo segnalò la cosa all’Inps. Ma un dirigente dell’istituto informò, forse troppo frettolosamente, i vertici che «il controllo effettuato a livello amministrativo sulle posizioni dei dipendenti del Gruppo editoriale l’Espresso (oggi Gedi, ndr) è risultato regolare e, pertanto, non sembrano esserci elementi tali da suffragare la segnalazione anonima».Dopo quattro anni, nel maggio del 2016, è arrivata la svolta: un altro impavido, un controller di Elemedia, la società che raggruppa le emittenti radiofoniche del gruppo Gedi, si mise davanti al computer e scrisse una mail all’allora presidente dell’Inps Tito Boeri. Inviò una specie di quesito della Sfinge destinato ad aprire gli occhi dei vertici dell’istituto: «Poniamo per assurdo che qualche azienda nel Paese dei furbi dicesse che ha oggi 3 esuberi di personale, però 1 dei 3 è stato assunto ieri proprio per poter usufruire di vantaggiosissimi ammortizzatori sociali, qualcosa del tipo pensione anticipata o cassa integrazione», scrisse G.D.. E concluse: «Guarda caso questo assunto ieri, arriva (ironia della sorte?) da una azienda perfettamente in utile dello stesso gruppo. Questa potrebbe essere considerata una truffa?».Un mese dopo il dipendente di Gedi svela a Boeri che la sua ipotesi «per assurdo» nasce da un caso concreto, concretissimo dentro al suo gruppo: «Ho già segnalato tutto alla trasmissione Report che spero approfondisca e presto farò formale esposto alla Guardia di finanza, ma sono fiducioso che lei farà le dovute verifiche e che procederà senza esitazione, a differenza di quanto ha fatto la Cgil, per riportare giustizia». Ma se il denunciante accusa la sigla sindacale più a sinistra della Triplice di aver fatto come le tre scimmiette, anche la trasmissione d’inchiesta della Rai, così incisiva nel cercare le magagne dei vari Berlusconi, Salvini e Renzi, questa volta sembrerebbe aver avuto le polveri bagnate. Nonostante l’inchiesta, come ammetterà l’allora direttore generale dell’Inps Massimo Cioffi, in una lettera al ministero del Lavoro fosse già bella infiocchettata. Infatti nella mail di G.D., c’era scritto praticamente tutto e i segugi di Report avrebbero dovuto fare ben poca fatica per portare a casa una «grande inchiesta» giornalistica (in libreria si trova quella della redazione sulla pandemia), anticipando l’indagine penale che ha portato la Procura di Roma a congelare oltre 30 milioni di euro di Cigs e pensioni indebitamente erogate (a giudizio dell’accusa) a una settantina di ex dipendenti del gruppo. Il conduttore della trasmissione Sigfrido Ranucci ieri ci ha rimbalzato spiegando di essere in piena registrazione del programma e si è limitato a farci sapere che nel 2016 lui non conduceva il programma. Tradotto: se dovete fare delle contestazioni dovete rivolgervi all’indirizzo di Milena Gabanelli. Quest’ultima ci ha risposto senza problemi: «Fino a fine 2016 ho condotto io Report, ma non ricordo di una segnalazione su prepensionamenti Gedi. In quel periodo via mail arrivava tanta roba, dalle questioni più spicciole ai grandi casi. A ogni modo, tutto quello che abbiamo trattato poi finiva sul nostro sito web. Se non è lì e se Sigfrido neanche ricorda questa segnalazione, vuol dire che non l’abbiamo seguita». Boeri, storico collaboratore della Repubblica, è, invece, orgoglioso di aver risposto e dato seguito alle mail di G.D. e ci ha fatto sapere di essere rimasto in rapporti con il dipendente del gruppo Gedi: «Gli ho anche mandato un sms nei giorni scorsi chiedendogli di parlargli per chiedere che uscisse pubblicamente e spiegasse come è andata tutta la vicenda... non mi ha risposto, per cui non so... ho qualche problema a dare a voi, mi capite? Insomma è una persona che mi ha dato per fiducia il suo cellulare...». Alla nostra richiesta di fare da trait d’union con lui, Boeri ci ha annunciato di essere pronto a contattarlo per farlo venire allo scoperto: «Penso che sia anche nel suo interesse parlarne... provo a cercarlo...».Poi l’ex presidente si è un po’ rammaricato per i nostri ultimi articoli: «Vedo purtroppo che continuate a pubblicare in evidenza foto mie e io francamente non capisco perché dobbiate cercare di mischiare me in questa vicenda, detto molto sinceramente. Mettere una mia foto con persone che sono coinvolte in un’indagine […] perché […] credo solo di aver avuto un ruolo molto importante nel far uscire questa vicenda».Nell’estate 2016 l’ex dg dell’Inps Massimo Cioffi ordina l’apertura di un tavolo tecnico sulla questione, avviato a settembre. Il 4 novembre viene inviata una nota alla direzione generale degli ammortizzatori sociali e degli incentivi all’occupazione del ministero del Lavoro e delle politiche sociali, guidata da Ugo Menziani, oltre che alla direzione generale per l’attività ispettiva, presieduta da Danilo Papa. Nella lettera Cioffi cita l’eroica gola profonda di Elemedia e forse anche altri denuncianti in questi termini: «Sono giunte a questo Istituto alcune dettagliate segnalazioni inerenti a presunte irregolarità in materia di Cigs e prepensionamenti in editoria […].In particolare, le segnalazioni riguardano il Gruppo editoriale l’Espresso e nello specifico la società Manzoni Spa (concessionaria del gruppo)». Nel documento si fa riferimento a due ristrutturazioni aziendali che avrebbero permesso di gestire 117 esuberi «attraverso l’assunzione di personale che aveva maturato requisiti di anzianità (30/35 persone) nei mesi precedenti la richiesta dello stato di crisi, personale proveniente da tutte le società appartenenti al medesimo gruppo e, in taluni casi, proveniente dall’esterno rispetto alle stesse aziende del gruppo». Cioffi continua nell’elenco dei meriti dell’ignoto giustiziere di Elemedia e probabilmente dei suoi anonimi predecessori: «Inoltre le segnalazioni rappresentano che il gruppo avrebbe messo in crisi, alternativamente, società che applicavano contratti dei settori grafico e poligrafico (si fa riferimento anche alla testata giornalistica La Repubblica) e che, nei periodi appena precedenti lo stato di crisi, avrebbero attinto al personale di tutte le società della gruppo l’Espresso, come Elemedia, Finegil, Somedia, Rete A, All music». Le segnalazioni hanno messo nel mirino sette dirigenti demansionati «al solo fine di poter beneficiare della normativa che consente il prepensionamento» e trasferimenti fittizi. La nota si conclude così: «Nelle predette comunicazioni, infine, viene anche affermato che tutti questi elementi informativi sono stati comunicati ad organizzazioni sindacali e ai media». Qui il riferimento e alla trasmissione Report e alla Cgil, che, però, come detto non sarebbero stati particolarmente reattivi.