2024-06-11
Così Renzi e Calenda si sono fatti fuori l’uno contro l’altro
Matteo Renzi e Carlo Calenda (Imagoeconomica)
Il capo di Azione ai suoi: «Pronto a dimettermi». Può essere la conclusione di un percorso in cui i due si sono eliminati da soli.Da anni in Italia, in politica, si parla del centro e anche durante le elezioni europee se ne è parlato. Ormai al centro è rimasta solo Forza Italia che ha superato la Lega. Azione di Calenda (che ieri si è detto pronto a dimettersi da segretario del partito) e Stati Uniti d’Europa, di Renzi e Bonino, non sono riusciti, nessuno dei due, a raggiungere il 4% e non saranno rappresentati nel nuovo Europarlamento. Perché è successo questo? Perché Calenda e Renzi sono rimasti fuori? Forse perché in Italia non c’è sufficiente domanda di partiti di centro per cui non ci sono stati voti a sufficienza per superare lo sbarramento del 4%? Forse in Italia non ha più senso – o non ne ha più come ne aveva – parlare di un partito di centro? Basta Forza Italia per rappresentare tutti coloro – e vedremo cosa vuol dire – che desiderano votare al centro? Nel nostro Paese esiste un elettorato che desidera posizioni di centro e moderate, ma Calenda e Renzi, dividendosi, scontrandosi, per la verità più Calenda che Renzi, si sono auto-destinati al fallimento. Leggendo i programmi di Azione e di Stati Uniti d’Europa si poteva giocare a quel giochino che c’è sulla Settimana Enigmistica: «Trova le differenze», tante erano le similitudini e tanto pochi erano i punti che li differenziavano, più convergenze che divergenze, più radici comuni che diverse. Se si fosse nell’ambito del diritto matrimoniale si parlerebbe di separazione per incompatibilità di caratteri. Per carità, non è la prima volta che succede in politica sia tra partiti che all’interno dei partiti ma, in vista delle elezioni, pur rimanendo le diversità, nella prima Repubblica, e in parte nella fase berlusconiana e prodiana, si faceva di conto e i conti prevalevano sulla valutazione di indigesto che caratterizzava i vari leader e le varie componenti politiche delle coalizioni. Questa volta Calenda e Renzi non lo hanno fatto e gli è costato caro. Tutti a casa. Dicevamo sopra che in Italia, per tutto il Novecento e anche nel nostro secolo, c’è sempre stata una domanda politica di centro, di moderazione. Bene ha fatto Tajani a scrivere sui manifesti che invitavano al voto per Forza Italia «una forza rassicurante». In questo senso moderazione non significa né assenza di proposte né mancanza di attributi, significa che c’è una parte di popolo che, soprattutto dopo questi anni terribili del dopo Covid, scossa da guerre che sembrano non vedere fine e anzi allargarsi fino al mostro di una terza guerra mondiale, ebbene, di fronte a tutto questo vuole un linguaggio che la rassicuri, che in qualche modo la protegga dalla confusione e dalla conseguente paura che ne deriva. Occorre sempre pensare che gli elettori che per anni hanno votato Democrazia cristiana, Partito socialista, Partito liberale, Partito repubblicano, Partito social-democratico (il cosiddetto pentapartito) votano ancora, non sono morti. E comunque, indipendentemente da questi, ci sono anche nuove generazioni che desiderano un linguaggio rassicurante. Il linguaggio che rassicura non è un linguaggio debole né privo di contenuto, è un linguaggio che sa dire cose importanti con un tono di voce che non scuote e non impaurisce. E non si tratta di un elettorato fatto di ometti e donnicciole, ma di un elettorato che, per vari motivi, desidera questo modo di proporsi. Per questo Calenda e Renzi hanno perso un’occasione e cioè quella di creare, oltre a Forza Italia, un’altra forza di centro che avesse le stesse caratteristiche linguistiche e che proponesse progetti comprensibili e percepiti dai cittadini come utili, come in effetti erano, leggendo i loro programmi elettorali. In politica si può essere un po’ galli, senza essere capponi, ma l’essere gallo non può essere la caratteristica principale in base alla quale si decidono le alleanze, perché tutto diventa un pollaio e alla fine si fanno male anche i galli stessi. Se la politica è l’arte del possibile lo è anche nelle alleanze che, come in tutti i tipi di rapporti umani e sociali, richiedono alle varie parti che si uniscono la consapevolezza di dover cedere qualcosa per ottenere, insieme, maggiore forza. Ha ragione Renzi ad aver affermato che distruggere il Terzo Polo è stato profondamente sbagliato. Insieme avrebbero potuto avere sei o sette parlamentari, praticamente un decimo della delegazione italiana. Considerando chi è stato eletto, a partire dall’eroina Salis, certamente i candidati di Azione e Stati Uniti d’Europa non avrebbero sfigurato, anzi.