2024-09-08
Così nascevano i dossier sulla destra
L’accusa di Raffaele Cantone: 10 anni di presunto spionaggio, Lega nel mirino. La lunga interazione tra Pasquale Striano e la stampa, ricostruita nell’accusa di Perugia, tra i cronisti di Carlo De Benedetti e il finanziere indagato. Il «bersaglio» preferito dai giornalisti di sinistra era il Carroccio. E le stesse informazioni finivano alle Procure.Grazie alle nuove carte dell’inchiesta di Perugia sui presunti dossieraggi, emerge in maniera ancora più clamorosa di quanto risultasse fino a oggi l’interazione tra indagati per colpire alcune formazioni politiche, in particolare la Lega.Un attacco portato avanti, secondo l’accusa, dai giornalisti del quotidiano Domani (gli indagati Giovanni Tizian, Stefano Vergine e Nello Trocchia e il direttore Emiliano Fittipaldi, non indagato), di proprietà dell’imprenditore Carlo De Benedetti, insieme con il tenente della Guardia di finanza Pasquale Striano, ex addetto all’analisi delle segnalazioni di operazioni sospette presso la Direzione nazionale antimafia. I cronisti, a volte, appaiono andare a rimorchio degli investigatori, al punto che un poliziotto un giorno dice a Striano: «Tizian con i suoi articoli fa solo lo squalo, dovrebbe stare a secco fino a quando non capisce che scrivere di mafia non significa copiare». Ma poi diventano bulimici quando c’è da buttare dentro al cervellone che contiene le segnalazioni di operazioni sospette dell’Antiriciclaggio i nomi dei nemici politici: numerosi esponenti della Lega e di Fratelli d’Italia, Matteo Renzi, Silvio Berlusconi e i suoi. Un’attività che è costata ai giornalisti e a Striano l’accusa di accesso abusivo a banca dati informatica e rivelazione di segreto. Una sinergia che è durata per almeno dieci anni, a partire, secondo l’accusa, dal 2012 e che si è conclusa quando il ministro della Difesa Guido Crosetto, nell’autunno del 2022, ha presentato un esposto in Procura su alcuni articoli che lo riguardavano e che contenevano informazioni riservate sui suoi redditi.La Procura ha dimostrato che quelle informazioni erano state scaricate da Striano dall’archivio Serpico dell’Agenzia delle entrate. Per l’accusa il principale contatto del tenente era Tizian. Gli inquirenti lo hanno ricostruito grazie alle mail sequestrate al finanziere, dal momento che sul cellulare di Striano non è stata trovata alcuna chat tra i due, un’assenza considerata «anomala» in considerazione dell’«assiduo e stretto rapporto» che legava la coppia. A pagina 153 della richiesta di arresto per Striano e Antonio Laudati, ex pm della Procura nazionale antimafia, inizia un lungo elenco di articoli che sarebbero stati realizzati grazie all’accesso abusivo alla banca dati delle sos.Per Cantone «emerge uno dato inquietante, ovvero la ricorrenza di articoli di giornale concernenti partiti politici o personaggi politici, le cui informazioni sarebbero state acquisite da Striano illecitamente. E così, ad esempio, sono stati individuati una serie di articoli di stampa, a firma ora del solo Tizian, ora di Tizian e Vergine ovvero di Tizian e Fittipaldi, concernenti movimentazioni di denaro del partito Lega Nord i cui dati, effettuando un raffronto tra l'informazione pubblicata e quella estraibile dalla banca dati prima consultata, rendono evidente come la fonte non possa essere altri, se non Striano».Di seguito il documento riporta «alcuni esempi, concernenti proprio gli articoli afferenti alla Lega Nord, per comprendere la gravità e fondatezza di quanto sopra rappresentato». Ecco alcuni titoli: «Esclusivo, così Matteo Salvini ha fatto sparire tre milioni»; «La Regione paga e la Lega incassa: l’affare ha arricchito gli amici di Matteo Salvini»; «Lega di governo e di riciclaggio: il rapporto dell’indagine di Bankitalia che inguaia Salvini». Seguono le sos che hanno ispirato gli «scoop» di Tizian e Vergine, gli stessi autori del Libro nero della Lega e del caso Metropol, un’esclusiva che, come ha scoperto la Procura di Milano, si basava sul rapporto personale dei cronisti con un chiacchierato avvocato massone, trasformatosi in una sorta di agente provocatore. A scorrere l’elenco degli articoli incriminati si comprende che i cronisti dovevano avere una particolare interesse per gli affari degli uomini del Carroccio: «Ecco il tesoro all’estero di Fontana (Attilio, governatore della Lombardia, ndr). Conti off-shore e scudi fiscali, i segreti di casa Fontana»; «Attilio Fontana è indagato per il soldi in Svizzera»; «Condoni fiscali e fiduciarie. I sospetti sui conti di Fontana»; «Mascherine e milioni, indagine sull’ex socio di Giorgetti (Giancarlo, attuale ministro dell’Economia, ndr)». Le ricerche nell’archivio delle sos hanno riguardato, tra gli altri, anche l’ex portavoce di Salvini, Gianluca Savoini (coinvolto nel caso della presunta trattativa per il petrolio russo), il tesoriere della Lega Giulio Centemero, alcuni commercialisti d’area e un arcipelago di società. Gli stessi nomi sono stati inseriti nella «griglia complessiva dell’attività svolta al 22 novembre 2022» consegnata da Striano quando ha lasciato la Dna e hanno permesso di estrarre diversi atti di indagine riferibili alla Lega e inviati in diverse Procure. Per esempio si trova un appunto (un atto di impulso) sui «flussi finanziari anomali riconducibile al partito politico Lega» protocollato e inviato con ogni probabilità alle Procure di Bergamo, Genova, Milano e Roma. Risale al novembre del 2019 e sarebbe un «approfondimento» di «elementi informativi provenienti da un’unità di intelligence finanziaria estera». Ce n’è anche uno del 2020 sui rapporti tra l’imprenditore Luca Parnasi (condannato in un processo romano) e Lega destinato al «procuratore nazionale antimafia per audizione presso la Procura generale». Nell’oggetto della prima annotazione c’è un riferimento anche a un procedimento della Dda di Napoli, a un fascicolo aperto a modello 45 (senza indagati, né ipotesi di reato), associato sempre a Parnasi. Per la Procura di Perugia «Striano avrebbe approfondito alcuni contesti (quale quello afferente al flussi finanziari anomali riconducibili al partito Lega Nord) per poi girare le informazioni al giornalisti».L’elenco degli articoli sotto esame, in gran parte firmati da Fittipaldi e Tizian, non coinvolge solo i leghisti, ma anche politici di centro come l’ex governatore ligure Giovanni Toti, l’ex presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati e Matteo Renzi. Qualche esempio? «Chi finanzia Giovanni Toti, sospetti e conflitti di interesse»; «Toti e i soldi dell’armatore. Grandi affari per chi paga i comitati del presidente»; «Dal ministero 270.000 euro per i lavori di villa Casellati»; «La villa di Matteo Renzi comprata col prestito da 700.000 euro del finanziatore di Open»; «Intrigo a casa Renzi». Ma nel mirino della presunta banda dei dossier sono finiti pure Fratelli d’Italia, Silvio Berlusconi e Forza Italia, come dimostrano le attenzioni e gli articoli sul governatore della Calabria Roberto Occhiuto e sul sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, sempre contenenti informazioni provenienti dall’Antiriciclaggio. Attenzioni particolari sono state riservate pure all’ex editore dell’Espresso Danilo Iervolino, settimanale da cui provenivano i giornalisti di Domani indagati, al partito di estrema destra Forza nuova, e a Frédéric Chatillon, omaggiato dell’articolo intitolato «Gli affari dell’amico di Marine Le Pen con i filorussi italiani: i sospetti dell’antiriciclaggio»Per Cantone, dunque, Striano «avrebbe effettuato migliaia di accessi abusivi trasmettendo poi molti dei dati acquisiti ai giornalisti e, in particolar modo, a Giovanni Tizian». Il procuratore aggiunge: «Non è un caso allora che Tizian e Vergine abbiano poi supportato Striano nella redazione di una memoria difensiva in cui venivano fatti emergere, ex post, i rapporti tra Crosetto e i Mangione (gli imprenditori Gaetano e Giovanni, ndr), per cercare di giustificare gli accessi ed evitare che venisse in realtà scoperto quello che era il reale e consolidato rapporto di collaborazione e scambio di informazioni, assai più grave e risalente nel tempo».Nel marzo del 2023 Striano, già sotto indagine, consegna alla Procura di Roma, che per prima lo interroga, e al capo della Dna, Giovanni Melillo, una memoria difensiva avente questo oggetto: «Presunta attività di riciclaggio di capitali illeciti nel tessuto economico imprenditoriale di Roma. Accertamenti preliminari nei confronti di Mangione Giovanni e Mangione Gaetano».Ufficialmente sarebbe questo il dossier che avrebbe giustificato i successivi controlli su Crosetto, essendo i Mangione sodali del ministro in alcune società che gestiscono bed and breakfast. Ma Cantone puntualizza subito che «gli esiti delle analisi tecniche hanno evidenziato in particolare come la memoria difensiva depositata (da Striano, ndr) in sede di interrogatorio sia stata creata ad hoc in data 23 febbraio 2023 da terzi, verosimilmente i giornalisti Giovanni Tizian e Stefano Vergine». Per l’accusa «è in sostanza provato» che si tratti di «una memoria posticcia volta semplicemente a tentare di vestire di liceità le interrogazioni alle banche dati relative al ministro Crosetto». Documento definito anche «un vero e proprio alibi fallito». Nel pc di Striano è stato trovato anche un file intitolato «crosetto mangione.doc» che contiene appunti sui Mangione e la significativa frase: «Che abbiamo citato ieri nel pezzo». Il documento, secondo gli inquirenti, sarebbe stato «creato il 15 gennaio 2023 da Vergine con il contributo di Giovanni Tizian». Nel computer del tenente i magistrati hanno scovato pure alcuni file con le partecipazioni societarie di Crosetto e le visure camerali delle società sotto osservazione, tutti creati il 27 settembre 2022 e modificati il 17 gennaio. Appaiono successivi i controlli su Gaetano Mangione, ovvero la scheda personale e la storia delle partecipazioni. Queste risalgono al 15 febbraio 2023 e sono state estratte a ridosso della consegna della memoria.Gli inquirenti fanno notare che Striano non ha mai scaricato quel materiale, mentre lo avrebbe fatto al suo posto Stefano Vergine, utilizzando utenze di accesso alle banche dati riconducibili al gruppo l’Espresso e al Fatto quotidiano, testate con cui il cronista collabora.PerCantone «tali circostanze dimostrano non solo che la ricerca su Mangione è una ricerca successiva e sganciata dagli accessi abusivi sulla posizione di Crosetto, ma anche la collaborazione Striano-Vergine nel cercare di dare veste legaleagli accessi in precedenza effettuati». Non è finita: quando Striano consegna la già citata griglia «non appare alcun riferimento al lavoro sui Mangione e su Crosetto, circostanza del tutto anomala considerata la potenziale rilevanza dell’indagine che, al contrario, Striano nemmeno censisce e rendiconta in un file che avrebbe dovuto evidentemente riepilogare tutte le sue attività svolte in Dna». C’è un ultimo indizio: il 14 gennaio 2023 Striano ha informato la moglie di dover andare da Giovanni (secondo la Procura, Tizian) «per la cosa mia». Per la Procura «in sintesi, tali elementi avvalorano dunque l’ipotesi che i due giornalisti avrebbero elaborato un file in cui facevano emergere il possibile collegamento, fino ad allora verosimilmente non conosciuto a Striano, tra Mangione e la criminalità organizzata e che, dunque, avrebbe giustificato, ovviamente ex post l’effettuazione di visure a carico di Crosetto».
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L'amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)