2025-09-05
L’Europa non si regge in piedi ma vuol farci cambiare sesso
Corte di Giustizia europea (Getty)
L’avvocato della Corte di giustizia Ue: bisogna imporre agli Stati di riconoscere il cambio di identità pure a chi non si è sottoposto a un’operazione. Va bene giocare con le parole o i diritti, ma la realtà ha un limite.A complicarci la vita non ci sono solo i giudici nazionali ed europei, con le loro discutibili sentenze sui migranti, sulle adozioni gay e sul fine vita: adesso ci si mette pure l’avvocatura della Corte di giustizia della Ue. Immagino che molti di voi nemmeno sapessero finora dell’esistenza di un’istituzione del genere. Di solito si fa riferimento all’avvocatura dello Stato, ovvero all’ufficio legale che si occupa di tutelare gli interessi del Paese e delle pubbliche amministrazioni davanti ai tribunali. Invece, oltre ai difensori dello Stato esistono anche quelli che si occupano del diritto dell’Unione presso la Corte di giustizia europea e, purtroppo per noi, ogni tanto se ne escono con idee strampalate.L’ultima genialata porta la firma di Jean Richard de la Tour, un simpatico francese uscito dalla scuola in cui si laurea l’élite parigina e che attualmente ricopre l’incarico di avvocato generale presso la Corte suprema che vigila sull’osservanza del diritto comunitario. De la Tour ha proposto ai giudici della Cgue (è questo il nome abbreviato) di dichiarare che il diritto dell’Unione riconosce giuridicamente il cambio di identità di genere dei suoi cittadini a prescindere dal cambiamento di sesso. In altre parole, l’avvocato generale chiede alla Corte di giustizia di mettere fuori legge le normative nazionali che non consentono di dichiararsi uomo o donna senza essere uomo o donna. Oggi riscrivere la propria identità è permesso in molti Paesi solo se vi è quella che in termine tecnico viene chiamata riattribuzione di genere, ovvero se ci si sottopone a un’operazione chirurgica di cambio di sesso. Ma per de la Tour questo deve diventare ininfluente perché, se un uomo si sente donna, a prescindere che conservi il pene, deve poter adottare un’identità femminile, ossia avere una carta d’identità che la definisca donna. Il caso portato davanti alla Corte prende spunto da una vicenda discussa in Bulgaria, di un uomo che alla nascita è stato registrato all’anagrafe come maschio, ma essendosi con il tempo sottoposto a cure ormonali oggi ha un aspetto femminile. Dal punto di vista del genere, l’uomo non avendo cambiato sesso riporta sui documenti la propria identità maschile. Ma questo, secondo l’avvocato generale della Corte di giustizia europea, non va bene. Secondo de la Tour, il diritto dell’Unione consente il riconoscimento del nuovo sesso, e dunque anche di una nuova carta d’identità indicante un genere diverso da quello reale. Dunque la Bulgaria, che ha respinto la richiesta dell’uomo, il quale pur non essendosi sottoposto a intervento di riassegnazione del genere si sente donna, deve essere condannata a riconoscere l’identità femminile.Vi pare una gran confusione? Anche a me, perché, come ha spiegato tempo fa la Corte suprema inglese (tenete presente che la Gran Bretagna non fa parte dell’Unione), i generi sessuali sono solo due e non tre, quattro, cinque o sei come pretenderebbe il movimento Lgbt. O sei maschio o sei femmina. Ti puoi travestire mostrandoti donna anche se sei uomo e viceversa. Puoi perfino prendere gli ormoni per farti crescere il seno o la barba. Ma se hai il pene resti un uomo e se hai la vagina una donna. Per l’avvocato generale dello Stato della Ue no: si può essere l’uno o l’altra a prescindere.Tempo fa anche un tribunale italiano consentì l’iscrizione all’anagrafe con un’identità femminile di un tizio che si sentiva donna. Il tutto in nome della libertà e dei diritti. Allora, come oggi grazie a de la Tour, ci si chiede che cosa succederà quando un uomo che si sente donna vorrà essere ricoverato nel reparto femminile di un ospedale. Oppure cosa accadrà quando un maschio che si sente femmina chieda di poter scontare una condanna in cella con delle detenute invece che con dei detenuti. Alcuni casi, in America e anche in Inghilterra, ci sono già stati e non mi paiono finiti benissimo, perché il carcerato, con la o, poi si è comportato come tale, anche se sulla carta d’identità risultava carcerata, con la a. Certo, si può giocare con le parole e anche con i diritti, ma poi la realtà resta tale e non c’è nessun de la Tour che la possa cambiare. Al massimo l’avvocato può solo far aumentare la confusione nella testa di qualcuno.
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