2024-12-13
Corona senza freni sulle punture coatte: «Obbligo dittatoriale che mi ha rovinato»
Mauro Corona (Getty images)
L’alpinista, ospite della Berlinguer su Rete4, rompe il tabù e parla di effetti avversi: «Dopo le iniezioni non sono stato più lo stesso».«Pagare le multe per un obbligo dittatoriale non aveva senso». Dalle vette dolomitiche lo sguardo arriva lontano e spazia anche nel tempo. Sollecitato dalla decisione governativa di annullare le ammende ai non vaccinati, Mauro Corona ricorda gli anni amari della pandemia, dei dpcm di Giuseppe Conte, della dittatura sanitaria di Roberto Speranza, del «non ti vaccini, ti ammali, muori» di Mario Draghi, delle intemerate dei Burioni boys, del Green pass liberticida. E con la schiettezza dell’orso di montagna fa carta straccia del conformismo dottrinale: «È stato giusto annullare quelle multe, ci mancherebbe altro. Ti sottoponi a un obbligo dittatoriale oppure paghi la multa, dicevano. Quella era una mini-dittatura della salute». L’alpinista trentino di 74 anni che ha scalato lo scalabile, ha aperto 300 nuove vie fra i giganti di pietra e ha scritto una quarantina di libri, non ha nessun problema a procurare una smorfia di fastidio a Bianca Berlinguer su Rete 4. Anzi ci prova gusto, come altre volte. La conduttrice tenta di limitarlo ma Corona ha i ramponi incorporati e sale di tono: «Non è che non mi sembri una cosa giusta togliere le multe. Mi sembrava una cosa ingiusta infliggerle a suo tempo a coloro che non volevano farsi il vaccino. Questa era un’imposizione dittatoriale, quindi chi ha preso la multa fa bene a non pagarla». Per proprietà transitiva Corona mette tutti i politici dentro la stessa fascina: «Hanno intuito la scelleratezza che avevano combinato. Almeno condonano le multe a coloro che erano «attinti», come dice la polizia, da questo provvedimento».La posizione di Corona, uomo dal pensiero svelto e non condizionato da intellettualismi di bottega, è comune a molti italiani. E l’indignazione politica che la decisione del governo di Giorgia Meloni ha suscitato nell’opposizione è la conferma plastica della bontà di un atto semplice, liberale. All’alpinista con la bandana, della stagione dei lockdown non è piaciuto proprio niente. Men che meno l’imposizione del vaccino, alla quale a suo tempo si era disciplinatamente sottoposto nonostante il fastidio nei confronti degli esibizionisti da punturina («sono fatti miei, non voglio essere strumentalizzato»). Per la prima volta a È sempre Cartabianca ha deciso di parlarne a cuore aperto. «Io mi sono trovato la vita rovinata col vaccino, la vita rovinata fisicamente. Non sono più stato lo stesso. Prima avevo 110 di salute, come una laurea con lode, adesso ho 90. E prima o poi vi spiegherò anche i postumi che mi ha lasciato questo disgraziato vaccino al quale mi hanno obbligato». Berlinguer si accorge che il discorso sta scivolando su una china pericolosa («ne parleremo in un’altra puntata»), ma fermare Corona è come chiedere a un candelotto di dinamite di scoppiare meno. Lui a questo punto apre il libro delle critiche alla gestione politico-mediatica del virus. «Guardi, Bianchina, io mi auguro che le nefandezze perpetrate durante la pandemia, con le medicine, con i vaccini, con le mascherine, vengano alla luce. Tutte le nefandezze fatte con la scusa del Covid». La conduttrice ribatte di non avere visto alcuna nefandezza ma Corona ha una memoria di ferro, risale all’emergenza della prima ora, quella delle mascherine. E degli scandali sugli acquisti, sui mediatori, sugli accordi sottobanco internazionali. «Vado oltre il problema fisico di indossare la mascherina. Lei lo sa che ci sono state aziende rovinate, con 5-6 milioni di pezzi promessi da comprare e invece lasciati lì per favorire altre cose? Questo gli italiani lo devono sapere».Anche se dall’ultima uscita così muscolare sono passati oltre due anni, non è la prima volta che l’alpinista si esprime senza mezzi termini nel giudicare con schiettezza una stagione di penombre, ambiguità, reati passati sotto silenzio. Se in questa occasione ha demolito le multe ai renitenti al vaccino e ha sottolineato gli effetti avversi anche personali, allora si schierò contro un altro pilastro liberticida di quella stagione surreale: il green pass obbligatorio. «È una dittatura infame», disse parlando del certificato verde in un’intervista alla Stampa. E nel periodo caldo dei divieti e della vergogna espresse la volontà di non partecipare a eventi. «Non vado da nessuna parte. Con grande dispiacere ho annullato molte presentazioni di libri, anche quella al Salone di Torino. Non voglio sentirmi un evaso dal carcere. Certo che sono contrario al green pass così com’è stato imposto. È una dittatura infame; se una persona non vuole vaccinarsi perché ha paura o ha delle perplessità, non può rimetterci lo stipendio». Saggezza ruvida da uomo di montagna. Mauro Corona sarebbe una guest star perfetta nella Commissione Covid.
Jose Mourinho (Getty Images)