2021-07-22
La coppia anti Nagel punta ad azioni Generali
Francesco Gaetano Caltagirone (Ansa)
Francesco Gaetano Caltagirone, che ha prenotato oltre il 5% di Mediobanca, insieme con Leonardo Del Vecchio avrebbe i numeri per chiedere un'assemblea straordinaria e un extra dividendo in titoli del Leone. Una mossa mirata anche a destabilizzare l'equilibrio di Piazzetta Cuccia.La strana coppia Francesco Gaetano Caltagirone e Leonardo Del Vecchio torna alla ribalta delle cronache finanziarie. L'ultima mossa, in ordine di tempo, l'ha fatta il primo che a marzo scorso era salito all'1% di Mediobanca e ora ha rafforzato la propria partecipazione prenotando il 5,055% dell'istituto milanese. Con il 20% del patron di Luxottica, i due possono contare sul 25% del capitale per chiedere l'assemblea straordinaria di Piazzetta Cuccia, alzare la voce con l'ad Alberto Nagel e magari chiedere anche la distribuzione di un dividendo extra in azioni Generali. Che dunque, secondo l'opinione ormai diffusa nelle sale operative, è il vero obiettivo finale della coppia. Con un occhio - chissà - anche a Rcs dove si sta combattendo un'altra battaglia, quella tra il fondo Blackstone e Urbano Cairo (con Intesa, vigile, a bordo campo). Mediobanca, Generali, Rcs. Le protagoniste di quello che un tempo era definito il capitalismo di relazione sono sempre al centro dei riflettori (manca Telecom che ha preso un'altra strada, più francese). Il panorama oggi, rispetto alle estati ruggenti dei primi anni Duemila, è completamente stravolto, sia in termini di alleanze sia di strategie industriali. A muoversi sullo scacchiere sono due imprenditori astuti e navigati, Caltagirone e Del Vecchio, ma comunque di 78 e 86 anni. Eppure con ancora la voglia di fare incursioni in quel che resta dei vecchi salotti. Il costruttore romano, nonché editore deI Messaggero, ha così costruito una posizione composta per il 2,88% da azioni e per il 2,18% da opzioni put con scadenze 16 luglio, 20 agosto e 17 settembre. Un modus operandi simile a quello usato in Generali. I pacchetti, secondo quanto riferito ieri da Consob, risultano parcheggiati presso i veicoli Istituto finanziario 2012, Capitolium, Mantegna 87 e Calt 2004. Al momento detiene azioni per il 3%. Quanto alle finalità dell'investimento, ufficialmente si fa riferimento all'opportunità di investire l'abbondante liquidità disponibile in una buona banca e di ricostituire la storica presenza del gruppo nel settore creditizio. È vero che Piazzetta Cuccia rappresenta un'ottima opportunità di investimento e che Caltagirone negli ultimi 15 ha comprato e poi venduto quote robuste in Mps (di cui è stato anche vicepresidente), Bnl e Unicredit, ma non si può non pensare che lo shopping guardi anche al futuro delle assicurazioni. Ossia al rinnovo del board delle Generali che dovrà essere votato dall'assemblea di aprile 2022 (ma è al consiglio di settembre che si dovrà arrivare con un'idea su quale strada seguire per stendere la lista dei candidati, a partire dall'ad). Del resto, Caltagirone è il primo socio privato del Leone con circa il 5,6% e a fine aprile non ha partecipato all'ultima assemblea di bilancio in parallelo all'alzarsi della tensione con il management del Leone e con la stessa Mediobanca, primo azionista di Trieste con quasi il 13%. A maggio aveva inviato una lettera ai consiglieri d'amministrazione del Leone per sottolineare quello che a suo parere non funziona e per chiedere una discussione approfondita sui problemi rilevati. Nella mail spedita al cda, l'imprenditore romano avrebbe anche ipotizzato modelli diversi di governance da quella attuale: in particolare la creazione di un comitato esecutivo dove un numero ristretto di consiglieri avrebbe un potere decisionale più forte, l'introduzione della figura del direttore generale con deleghe attribuite allo stesso dal cda, e un rafforzamento dei poteri del presidente. Tutte ipotesi che ridimensionerebbero i poteri dell'ad, Philippe Donnet, in scadenza l'anno prossimo. Intanto anche Del Vecchio, altro socio forte del Leone con il 4,8% nonché azionista di Unicredit (con l'1,9%), ha incrementato ancora la propria quota in Mediobanca (dopo aver comprato a maggio il 2% venduto ai blocchi da Fininvest) portandola al 19%, a un soffio dal 19,99% autorizzato dalla Bce. L'imprenditore di Agordo ha catalogato l'investimento come finanziario, quindi si è impegnato a non modificare la governance dell'istituto milanese fino al 28 ottobre del 2023. Non a caso a ottobre 2020 sul rinnovo del board aveva scelto una posizione «democristiana»: su consiglio di due consulenti di peso come l'avvocato Sergio Erede e l'ex ministro del Tesoro, Vittorio Grilli, ora in Jp Morgan, non aveva votato la lista presentata dal management uscente ma nemmeno quella contestatrice del fondo attivista Bluebell. Né, tantomeno, si era astenuto, decidendo di convergere sui candidati proposti da Assogestioni in rappresentanza dei fondi istituzionali. Quanto alle Generali, lo statuto della compagnia ha da poco accolto la possibilità che il cda uscente rediga una propria lista di amministratori, mentre Caltagirone e Del Vecchio potrebbero chiedere un ruolo più attivo nella definizione del consiglio. Realizzando, nel frattempo, una sorta di minoranza di blocco in Mediobanca dove eventuali operazioni straordinarie necessitano del voto favorevole del 67% del capitale. Di certo, il titolo di Piazzetta Cuccia ha chiuso la seduta ieri con un balzo del 3,29% a 9,85 euro e quello del Leone ha guadagnato il 2,17% attestandosi a 16,7 euro. Il primo appuntamento in agenda a Trieste è il cda del 2 agosto sui conti semestrali che saranno presentati il giorno successivo alla comunità finanziaria.