2019-04-21
I Comuni battono la lobby delle Ong. Controllare i migranti non è reato
Assolto il sindaco di Palazzago, denunciato per un'ordinanza con cui imponeva di comunicare il numero di migranti nei centri. Per i giudici, le verifiche sono un bene per i rifugiati. Il Comune sotto i 5.000 abitanti era stato citato dall'Asgi, finanziata da George Soros.Tra i monti della Valle Imagna, provincia di Bergamo, è risuonata una pernacchia rivolta a George Soros. Piccola e composta, la pernacchia, assolutamente a norma di legge. È partita da Palazzago, Comune di nemmeno 5.000 abitanti, anch'esso piccolo ma ferrigno, di quelli che non si piegano facilmente. Un Davide in versione orobica che stavolta ha sbertucciato il Golia globalista. Nell'agosto del 2017, il sindaco leghista Michele Jacobelli ha emanato un'ordinanza che i media progressisti hanno presentato all'unisono come una traccia del fascismo di ritorno. In realtà si trattava di un provvedimento di estrema civiltà. Erano i giorni più caldi dell'invasione, le prefetture emettevano a raffica bandi per l'accoglienza dei migranti e le cooperative ci sguazzavano. Palazzago prima e altri Comuni lombardi poi decisero di tutelarsi. I provvedimenti dei sindaci si assomigliavano tutti: ai privati e alle coop intenzionati a farsi carico di richiedenti asilo era richiesta la gentilezza di informare prima il Comune, pena una sanzione. Nel caso di Palazzago si parlava di 15.000 euro di multa per le coop che non avessero fornito la documentazione richiesta. Niente di assurdo: si trattava solo di comunicare al Comune quanti immigrati sarebbero stati presi in carico, dove e quando. In più, ogni 15 giorni, le varie associazioni umanitarie avrebbero dovuto presentare un report con dati dettagliati sugli ospiti e le loro condizioni di salute. Tutto assolutamente ragionevole. Come sia andata a finire lo abbiamo raccontato proprio su queste pagine: contro alcuni sindaci si è mobilitata l'Avvocatura dello Stato tramite ricorso al Tar. I Comuni di Ardesio, Pontida, Seriate, Palosco e - appunto - Palazzago, poi, sono divenuti destinatari di un'azione legale intentata dalla cooperativa bergamasca Ruah, supportata indovinate da chi? Ma dall'Associazione studi giuridici sull'immigrazione, ovviamente. La coop e l'associazione non si sono limitate a chiedere la cancellazione del provvedimento incriminato. Hanno chiesto pure un «risarcimento» (non si capisce a che titolo) di svariate migliaia di euro. Due anni dopo, tuttavia, il tribunale di Bergamo ha dato ragione ai sindaci e zittito le coop che gridavano alla discriminazione. Che c'entra Soros? Beh, per capirlo bisogna ricordare che cosa sia la succitata Asgi. Fondata da «un gruppo di avvocati, giuristi e studiosi», si legge sul suo sito, «l'Asgi ha, nel tempo, contribuito con suoi documenti all'elaborazione dei testi normativi statali e comunitari in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza, promuovendo nel dibattito politico parlamentare e nell'operato dei pubblici poteri la tutela dei diritti nei confronti degli stranieri». Sempre consultando il sito si apprende che «le attività e i servizi di Asgi nel settore del diritto antidiscriminatorio sono finanziati dalla Fondazione italiana a finalità umanitarie Charlemagne onlus, dalla Tavola Valdese e da Open society foundation». Insomma, i ricorsi contro i piccoli Comuni lombardi sono stati presentati da una associazione che prende soldi da Soros per condurre battaglie contro la discriminazione, più presunta che vera.In questo frangente, però, il gioco non ha funzionato. Il ricorso al Tar, nel caso di Palazzago, non è andato a buon fine. Il sindaco Jacobelli è stato scaltro: ha ritirato l'ordinanza e ha inserito il provvedimento direttamente nel regolamento comunale. Così il tribunale amministrativo, nei mesi scorsi, ha deciso di non procedere. Restava la pratica al tribunale di Bergamo, e ora si è risolta pure quella. Il giudice bergamasco scrive chiaramente: «La lettura ancorché complessiva dell'ordinanza su riportata non riesce, a parere di chi scrive, in alcun modo a concretare un comportamento o un ordine che possa dirsi discriminatorio». Non solo il provvedimento non discrimina gli stranieri, ma addirittura li tutela. Secondo l'Asgi e le coop, il fatto di dover comunicare le condizioni di salute dei migranti sarebbe razzista, ma il tribunale spiega: «In alcuna parte dell'ordinanza viene percepita l'idea suggerita dalle ricorrenti del rifugiato come “pericoloso" o “malato", piuttosto si indica che il fenomeno incontrollato dell'insediamento di masse imponenti di persone è foriero di disordine pubblico e causa di problematiche anche di tipo sanitario, ciò divergendo profondamente dall'idea che i rifugiati, in quanto tali, siano persone moleste». Né Palazzago né gli altri Comuni hanno discriminato. Addirittura, parlando del Comune di Pontida, il giudice spiega: «Non vi è in alcuna parte dell'ordinanza una condotta anche solo in grado di rappresentare una molestia, uno svantaggio o comunque un pregiudizio che, a seguito di tale ordinanza possa essere riconducibile alla categoria degli stranieri richiedenti asilo richiedendo, come appena sopra riportato, ai proprietari degli immobili da utilizzare per i rifugiati o per gli immigrati che i beni indicati siano a norma e quindi agibili, così come peraltro richiesto nel 2015 anche nei confronti di tutti gli altri cittadini. A ciò si aggiunga come la conformità ai requisiti igenico sanitari e di idoneità abitativa per gli alloggi è richiesta, per esempio nei casi di ricongiungimento familiare piuttosto che per il datore di lavoro di uno straniero per l'ottenimento del permesso di soggiorno. Nessuno svantaggio, in altre parole, si riesce a evidenziare in via indiretta a carico né degli stranieri né direttamente per le società che devono far parte dei soggetti che intervengono nell'ambito dei piani di accoglienza».Queste parole sono di enorme importanza per tre motivi. Primo: mostrano che lo Stato, su input del precedente governo (al Viminale c'era Marco Minniti) ha sbagliato a rivalersi sui Comuni e ha privilegiato gli interessi dei profeti dell'accoglienza dimenticando i normali cittadini. Secondo: le pretese delle associazioni sorosiane, una volta tanto, sono state rispedite al mittente, mostrando l'infondatezza delle infinite paranoie sul razzismo. Il terzo e più importante motivo è politico. La decisione del tribunale di Bergamo chiarisce una volta per tutte che regolare l'immigrazione e fissare paletti chiari giova non solo agli italiani ma pure agli stranieri. Come ci spiega il sindaco Jacobelli, la sua ordinanza serviva (e serve visto che rimane) a mettere in riga chi dell'accoglienza vuole lucrare. Serve a fermare un sistema che ha operato troppo a lungo grazie anche alla assenza (o compiacenza) dello Stato e alla pressione ideologica ed economica del fronte progressista sorosiano. Stavolta gli immigrazionisti hanno perso, e tanti saluti dalla Bergamasca all'amico George.