2023-06-17
Contro l’ambientalismo ideologico prosegue la rissa in Commissione
Sulla legge Natura si tornerà al voto il 27 giugno. Il Ppe tenta di rimettere insieme i pezzi.Il voto sul green deal nella commissione ambiente dell’Europarlamento (Envi) ha mostrato plasticamente la mancanza della solita maggioranza in Parlamento: i deputati dei Popolari (e alcuni liberali) hanno votato insieme al gruppo Ecr, a cui appartiene Fdi, e Id - a cui aderisce la Lega - sulla cosiddetta «legge sul ripristino della natura». In sostanza è stata bocciata la mozione di rigetto presentata dal Ppe che, per essere approvata (bocciando perciò la legge), aveva bisogno della maggioranza dei voti mentre l’esito della votazione è finito in parità: 44 favorevoli e 44 contrari. Al Parlamento di Strasburgo il pareggio conta quanto una bocciatura quindi rinvio del voto al 27 giugno. Di certo il voto sul green deal ha mostrato un emiciclo più spaccato che mai ma soprattutto la valenza politica del voto non sul ripristino della natura ma sull’ambientalismo ideologico. Ed è proprio il Partito popolare a chiederne il ritiro perché potrebbe minacciare la produzione agricola e dunque la sicurezza alimentare, denunciando anche che gli obiettivi della legislazione mettono a rischio la sicurezza dell’Ue e che la valutazione d’impatto presentata dalla Commissione europea non chiarisce quali potrebbero essere le ricadute della strategia sulla produzione agricola e sul costo della vita. La mossa del Ppe viene letta da una parte in chiave elettorale in vista del voto europeo del 2024, per trovare consenso nell’elettorato agricolo, dall’altra in un tentativo di delegittimare l’attuale presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, che fa parte della famiglia politica del Ppe e potrebbe ricandidarsi per un secondo mandato ed è la principale artefice del Patto verde per l’Europa, cardine della sua legislatura. «Quello che è successo in commissione è di facile lettura: le sinistre rosse, verdi e variamente colorate, hanno buttato la palla in angolo rinviando il voto, quando si sarebbe potuto votare giovedì, sapendo che con il 44 pari, così come si boccia il rigetto della legge si boccia anche il testo finale. Anche all’Eurocamera servirà la metà più uno dei voti, quindi hanno posticipato sperando di guadagnare un voto in commissione e passare a 45 sul testo finale», spiega Nicola Procaccini, eurodeputato di Fratelli d’Italia. «È un accanimento terapeutico, perché il voto andrà in plenaria e lì non c’è il livello di estremismo green della commissione Envi. Penso che verrà bocciato ma anche se troveranno un voto in più sarà bocciato a luglio a Strasburgo». Ieri infatti gli ambasciatori dei 27 Stati membri dell’UE hanno discusso una nuova versione del testo proposto dalla Commissione, con l’obiettivo di concordare un «approccio generale» il 20 giugno quando si terrà il Consiglio Ue Ambiente a Lussemburgo. La loro posizione è generalmente considerata più costruttiva di quella del Parlamento. Meno convinto Procaccini: «Non esiste una maggioranza parlamentare sul radicalismo ambientalista che ha superato ogni limite fino a rendersi inviso alle opinioni pubbliche nazionali, tanto in Germania quanto in Francia. Lo stesso presidente Macron ha invitato a fermarsi su un tema così rischioso anche perché il suo partito si è spaccato. Insomma, si è formata una maggioranza alternativa con Ecr, Id, Ppe e parte dei liberali quando manca un anno alle elezioni, con i rapporti di forza che potrebbero spostarsi a favore di un asse alternativo. Nessuna può fare previsioni, ma una certezza c’è: saranno i contenuti a spostare il consenso e uno dei temi sarà frenare questa corsa forsennata green e il ritorno ad un ambientalismo equilibrato meno surrogato del socialismo propugnato dal commissario Frans Timmermans».
Beatrice Venezi (Imagoeconomica)