Conte si atteggia a nuovo Churchill ma sempre con due giorni di ritardo
Giuseppe Conte (Ansa)
Dato per bollito da tutti, il premier ha trovato nell'epidemia l'occasione per presentarsi come statista e salvatore della patria. Peccato che i suoi interventi «salvifici» siano costantemente intempestivi.
Il furbetto del quartiere (televisivo), un tempo sempre pronto a fingersi ostracizzato, ora che non è più in Rai ha l’aria di chi è in esilio (auto imposto). Odia essere definito «buonista», ma c’è un rimedio: basterebbe, una volta tanto, fare vere domande agli intervistati.
In un istituto a Spilimbergo (Pordenone) i docenti invocano la «clausola di minoranza», prevista da una legge del 2015: non possono essere forzati ad agire contro la loro morale. Per loro «Mario» non diverrà «Giorgia».